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Ariel Sharon riposa nel deserto del Neghev

Terrasanta.net
14 gennaio 2014
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Ariel Sharon riposa nel deserto del Neghev
Ariel Sharon, 1928-2014 (foto Flash90)

Condottiero militare ed ex primo ministro israeliano (tra il 2001 e il 2006), Ariel Sharon è stato sepolto ieri, 13 gennaio, nella fattoria di famiglia nel sud di Israele, accanto alla seconda moglie Lily, come lui stesso aveva desiderato. La sua morte ha riacceso il dibattito sulla storia recente del conflitto arabo-israeliano.


(Gerusalemme/m.m.l.v.) – Condottiero militare ed ex primo ministro israeliano (tra il 2001 e il 2006), Ariel Sharon è stato sepolto ieri, 13 gennaio, nella fattoria di famiglia nel sud di Israele accanto alla seconda moglie Lily, come lui stesso aveva desiderato.

L’anziano leader della destra israeliana era in stato di coma dal 4 gennaio 2006 (in seguito a un’emorragia cerebrale) e si è spento l’11 gennaio scorso a Tel Aviv, a 85 anni d’età. La sua morte ha creato in Israele un’atmosfera di lutto nazionale. La popolazione e le autorità gli hanno reso omaggio per tutta la giornata del 12 gennaio. Si calcola che 15 mila israeliani siano sfilati davanti al feretro, esposto all’esterno della Knesset, il parlamento israeliano, a Gerusalemme. La cerimonia funebre ufficiale si è svolta nella mattinata del 13 gennaio, davanti a rappresentanze diplomatiche di numerosi Paesi.

Se Israele è stato molto toccato dalla scomparsa di un suo eroe nazionale, non tutti hanno condiviso il cordoglio. Nel mondo arabo, e in particolare nei Territori Palestinesi, Sharon era considerato un criminale di guerra, la cui morte è stata un’occasione per ritornare sul suo controverso percorso. Evocando la disastrosa invasione del Libano, voluta da Sharon nel 1982 mentre era ministro della Difesa, il movimento palestinese Fatah e l’ong Human Rights Watch si sono rammaricate che Sharon non sia stato mai processato da un tribunale internazionale per crimini di guerra (anche in relazione ai massacri di Sabra e Shatila del 18 settembre 1982 – ndr). Da parte sua, il portavoce di Hamas, Sami Abou Zouhri, ha anche ribadito il ruolo di Sharon nell’assassinio del capo del movimento nel 2004, dichiarando: «Per il nostro popolo la scomparsa di questo criminale con le mani coperte di sangue palestinese è un momento storico». Sharon è anche direttamente coinvolto nei sospetti di avvelenamento con polonio di Yasser Arafat (il leader storico del popolo palestinese scomparso nel 2004).

Ariel Sharon ha tuttavia dato prova di un incontestabile coraggio politico ordinando, nel 2005, il ritiro dei coloni israeliani dalla Striscia di Gaza. Il presidente statunitense Barack Obama, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e molti capi di Stato e di governo europei hanno invitato Israele a ispirarsi all’eredità di pragmatismo lasciata da Sharon nel condurre i negoziati di pace in vista della creazione di uno Stato palestinese.

Sarebbe comunque impossibile riassumere in poche scelte la vita di un uomo la cui storia personale è intimamente legata a quella del suo Paese. Migliaia di pagine sono state già scritte su di lui in questi giorni, dopo la notizia della scomparsa. Solo il futuro dirà quali decisioni di Sharon siano state giuste per il bene del suo Paese e della regione.

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Ernesto Borghi

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