Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Il Giardino dei re

Giorgio Bernardelli
25 ottobre 2011
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Con tutto quanto sta succedendo in Medio Oriente a qualcuno sembrerà singolare trastullarsi con l'archeologia. Ma questa rubrica ha l'abitudine di seguire gli sviluppi di alcune storie che raccontiamo. E allora bisogna assolutamente segnalare un paio di novità che riguardano la «guerra degli archeologi», intorno al quartiere di Silwan, a Gerusalemme Est.


Con tutto quanto sta succedendo in Medio Oriente a qualcuno sembrerà singolare trastullarsi con l’archeologia. Ma questa rubrica ha l’abitudine di seguire come vanno avanti alcune storie che raccontiamo. E allora bisogna assolutamente segnalare un paio di novità che riguardano quella che ho battezzato la «guerra degli archeologi».

Piccolo pro-memoria: stiamo parlando degli scavi a Gerusalemme nel parco archeologico dell’Ir David, la Città di Davide, nel quartiere arabo di Silwan, che è poi quelle che sorge appena fuori dalla Città Vecchia a poche centinaia di metri dal Muro Occidentale, il Muro del Pianto. Qui alcuni anni fa l’archeologa Eilat Mazar ha individuato dei resti che sostiene essere l’antica reggia del re Davide. Tesi sposata immediatamente dall’associazione dei coloni Elad che da tempo mira a far ridiventare l’araba Silwan l’ebraica Siloe. Così con il sostegno dell’Israel Antiquities Authority qui è nato il parco archeologico in quello che secondo la Mazar ai tempi di Davide e Salomone era il «Giardino dei re» (in ebraico Gan Hamelech) la cui bellezza è narrata nel Cantico dei Cantici. Il tutto con l’abbondante sostegno economico del solito Irving Moskovitz, il magnate americano del Bingo, sempre molto generoso nel finanziare tutto ciò che è legato all’universo dei coloni. E con progetti faraonici per ulteriori campagne di scavi, che avrebbero come piccolo «effetto collaterale» la demolizione di ventidue case arabe a Silwan. Case «abusive» per il semplice fatto che in quarant’anni qui la municipalità di Gerusalemme non ha mai stilato un piano regolatore.

La notizia bomba degli ultimi giorni è che Eilat Mazar adesso è ai ferri corti con Elad, la potente associazione dei coloni che finora è stata il suo principale sponsor. Il motivo ufficiale dello scontro è che la Mazar non sarebbe stata informata di uno scavo (per la verità abbastanza marginale) in corso nell’area. Come però scrive Todd Bolen sul suo blog di archeologia biblica BiblePlaces.com è difficile pensare che il motivo sia davvero solo quello. Perché Elad – appunto – era stato finora il maggiore sponsor degli scavi di Eilat Mazar. Dunque l’impressione è che questo sia il casus belli che fa emergere come il sodalizio si sia rotto. Una cosa che ha dell’incredibile, se si pensa a quanto l’Israel Antiquities Authority abbia investito sul parco archeologico dell’Ir David. Sito fin dall’inizio contestato da altri archeologi israeliani: non sono pochi, infatti, a sostenere che la tesi secondo cui quello sarebbe il palazzo di Davide si reggerebbe su ben poche evidenze. E se ora dal progetto si defila anche Eilat Mazar che credibilità resta agli altri contestatissimi scavi tuttora in corso all’Ir David?

Ma c’è di più: in questi ultimi giorni è apparsa anche un’altra notizia altrettanto clamorosa. Su una rivista ebraica di archeologia biblica due professori dell’Università di Tel Aviv sostengono che sia proprio la topografia antica di Gerusalemme su cui si basa l’idea dell’Ir David ad essere sbagliata. Perché secondo Oded Lipschits e Nadav Na’aman il vero «Giardino dei re» andrebbe cercato molto più lontano dalle attuali mura. E loro lo hanno localizzato al principio di Emek Refaim Street, cioè nella zona oggi più trendy dell’ebraicissima German Colony, tra il Liberty Bell Park e la vecchia stazione ferroviaria. Anche lì, nelle vicinanze, sono stati ritrovati resti di un palazzo che risale almeno all’ottavo secolo avanti Cristo. E per di più – a differenza della zona di Silwan – quella è un’area pianeggiante, che secondo loro sarebbe molto più logica come collocazione di un giardino.

Per ora è solo una tesi contro l’altra. Ma se davvero la ricostruzione di Lipschits e Na’aman dovesse trovare dei riscontri si tratterebbe di una singolare pena del contrappasso per la municipalità di Gerusalemme. Dopo avere per anni sostenuto che Silwan doveva lasciare spazio a questa scoperta archeologica di valore inestimabile, adesso dovrebbero rivedere i piani urbanistici di una delle zone in piena trasformazione a Gerusalemme. Staremo a vedere.

Clicca qui per leggere l’articolo sulla rottura tra Eilat Mazar ed Elad

Clicca qui per leggere l’articolo di Haaretz sull’ipotesi alternativa riguardo alla collocazione del «Giardino dei re»

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