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Egitto, sale nuovamente la tensione tra cristiani e musulmani

Terrasanta.net
1 ottobre 2010
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Egitto, sale nuovamente la tensione tra cristiani e musulmani
Papa Shenuda III, patriarca dei cristiani copto-ortodossi.

Al Cairo papa Shenuda III, il capo della Chiesa copta, ha dovuto rammarircarsi in tivù per le parole pronunciate giorni fa dal vescovo Anba Bishoy, segretario del Santo Sinodo. In una conferenza pubblica il prelato aveva sostenuto che un versetto del Corano sulla natura di Gesù sarebbe stato inserito nel libro sacro dopo la morte di Maometto. Levata di scudi dei musulmani.


(Milano/g.c.) – Ha dovuto chiedere scusa addirittura in un’intervista televisiva trasmessa il 27 settembre. Ma il timore è che non basti a scongiurare una nuova ondata di violenza settaria in Egitto. Papa Shenuda III, il capo della Chiesa copta, non ha nascosto la sua preoccupazione per le parole pronunciate giorni prima dal vescovo Anba Bishoy, segretario del Santo Sinodo (l’organo d’autogoverno che riunisce tutti i vescovi copti), in una conferenza pubblica a Fayum, nel corso della quale aveva sostenuto che un versetto del Corano sulla natura di Gesù sarebbe stato inserito nel libro sacro dopo la morte del profeta Maometto da un suo successore.

Secondo i musulmani il Corano è stato ricevuto da Maometto nella sua interezza attraverso l’arcangelo Gabriele: il testo conterrebbe perciò la parola di Dio vera e immutabile. Le esternazioni del vescovo copto hanno suscitato da subito dure reazioni. Ahmad al-Tayyeb, il grande imam dell’Università Al-Azhar, il maggior centro teologico dell’islam sunnita, ha stigmatizzato le parole di Anba Bishoy come una minaccia alla pace e alla concordia tra le due religioni. I Fratelli musulmani, da parte loro, non si sono lasciati scappare l’occasione per invitare tutti i musulmani a «rispondere a coloro che gettano infamia sul Profeta e sul sacro Corano».

Le tensioni tra cristiani e musulmani, in quest’ultimo periodo, non sono mancate di certo. E riguardano dispute sia sulla costruzione di nuove chiese, ma soprattutto i casi di conversione (vera o presunta) dall’islam al cristianesimo. Il ricordo dei fatti di sangue di Nag Hammadi, avvenuti nel gennaio di quest’anno e durante i quali hanno perso la vita sei cristiani e un musulmano, è ancora presente e quanto mai traumatico.

È poi ancora aperto il caso di Camelia Zakhir, la moglie di un prete copto, che si dice fosse stata rapita nel luglio scorso e costretta a convertirsi all’islam. Ritrovata in seguito dalla polizia, il caso non ha smesso di sobillare gli animi: sono adesso i musulmani che accusano i cristiani di detenerla con la forza e di averla costretta ad abiurare l’islam.

«Qui le cose si stanno mettendo male e siamo sull’orlo di un conflitto confessionale – ci dice dal Cairo un religioso egiziano che per questioni di sicurezza chiede di restare anonimo –. Ci sono già state manifestazioni nei giorni scorsi, e tutti si aspettano scontri oggi, al termine del sermone del venerdì. Papa Shenuda si è appellato al governo perché si impegni a fermare ogni scintilla di violenza. Ma in un nostro asilo in un quartiere popolare della città la bidella non vuol lavorare, perché crede che noi cristiani bruciamo il Corano!».

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