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La polveriera di Silwan

Giorgio Bernardelli
24 settembre 2010
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La polveriera di Silwan
Una veduta del quartiere arabo di Silwan, a sud delle mura della vecchia Gerusalemme.

Negli ultimi giorni a Gerusalemme è scoppiata la «bomba a orologeria» Silwan. E ha reso chiaro a tutti cosa succederebbe se la nuova serie di negoziati diretti tra israliani e palestinesi fallisse. A Silwan, un quartiere arabo della Città Santa, archeologia e politica sono una miscela esplosiva.


Sono ore decisive per il negoziato voluto da Obama: sulla moratoria nella costruzione degli insediamenti si sta cercando un compromesso che permetta a Netanyahu di non dire che il blocco prosegue, ma di fatto fermando comunque le nuove costruzioni almeno fuori dagli insediamenti più grandi. Il fatto più importante della settimana, però, è un altro: nelle ultime ore a Gerusalemme è scoppiata con una puntualità impressionante la «bomba a orologeria» Silwan. Offrendo un’idea molto chiara di che cosa succederebbe se questo negoziato fallisse.

La notizia è stata tenuta incredibilmente bassa da alcuni media italiani e così non è affatto scontato che tutti la sappiano: mercoledì ci sono stati scontri molto violenti a Gerusalemme dopo che all’alba un palestinese è stato ucciso da una guardia giurata israeliana nel quartiere di Silwan, quello a cinquecento metri dal Muro del Pianto al centro della cosiddetta «guerra degli archeologi».

Nel cuore di questo quartiere arabo di 50 mila abitanti in questi ultimi anni è stato infatti costruito un nuovo parco archeologico chiamato City of David perché qui l’archeologa israeliana Eilat Mazar avrebbe trovato le rovine del palazzo del re Davide (il condizionale è d’obbligo, perché altri archeologi israeliani contestano questa tesi; e va anche detto che – trattandosi di edifici di tremila anni fa – tutto ciò che si vede sono alcune pareti diroccate di non facile interpretazione). In nome di questi scavi è stata completamente sconvolta la vita di un quartiere dove vivono 50 mila arabi. Ma non solo: la gestione del sito è stata affidata a Elad, un’associazione legata al movimento dei coloni che – contemporaneamente – mira a portare a vivere in questa stessa area famiglie ebraiche. Dalla stessa Elad dipendono le guardie private di sicurezza che sorvegliano il parco archeologico.

In questa situazione già tesa la municipalità di Gerusalemme che cosa fa? A giugno il sindaco «laico» Nir Barkat, per espandere il parco archeologico, approva un piano che prevede la demolizione di 22 case palestinesi a Silwan, appellandosi alla solita scusa che sono abusive (peccato che in quarant’anni la municipalità non abbia mai dotato Gerusalemme Est di un piano urbanistico e quindi come farebbero a essere legali?).

Proprio qui, dunque, mercoledì mattina alcuni arabi avrebbero accerchiato l’automobile di una guardia israeliana e questi – sentendosi in pericolo – avrebbe sparato per difendersi. Prendiamo pure per buona questa ricostruzione (che peraltro i palestinesi sostengono sia falsa). La domanda diventa: è solo un caso che tutto ciò avvenga proprio a Silwan? Non è una follia pensare che un intervento del genere – in cui si cancella tutto ciò che esiste per riportare una parte della città a ciò che era secoli fa – passi in maniera indolore in una città contesa come è Gerusalemme? Eppure – come si può leggere nella notizia che rilanciamo dal blog israeliano Coteret – non più di una settimana fa il governo Netanyahu ha destinato altri 2 milioni di shekel allo sviluppo del parco archeologico della City of David.

Oggi Haaretz pubblica un editoriale molto forte intitolato «Il governo deve smetterla di finanziare gli zeloti a Gerusalemme». «Con la scusa degli scavi archeologici e di restaurare la gloria di un tempo – si legge – l’associazione Elad sta cercando di mettere le mani su gran parte del villaggio di Silwan, che contiene la City of David. Ma non avrebbe neanche potuto pensare di farlo senza l’assistenza di strutture pubbliche come l’Israel Nature and Parks Authority, che ha ceduto l’amministrazione del sito a Elad, la Municipalità di Gerusalemme, che ha offerto il suo aiuto, e la collaborazione dell’Israel Antiquities Authority».

Dopo gli scontri di mercoledì (continuati in parte anche giovedì) adesso c’è una calma tesa a Silwan. Ma è una vicenda importante da tenere presente in queste ore. Spiega infatti due cose fondamentali: la prima è che gli insediamenti non spuntano mai dal nulla e in un posto qualsiasi; dietro c’è sempre un disegno preciso e con responsabilità precise. La seconda è che anche questi progetti sono un’arma che può arrivare a uccidere. Ecco perché disinnescarla oggi è così importante.

Clicca qui per vedere le immagini degli scontri inviate dai blogger e pubblicate sul sito del New York Times

Clicca qui per consultare il sito internet della City of David

Clicca qui per leggere la notizia rilanciata da Coteret

Clicca qui per leggere l’editoriale di Haaretz

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