Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Ebrei e cristiani in dialogo

Daniele Civettini
23 marzo 2009
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Ebrei e cristiani in dialogo

Il popolo ebraico mostra le sue ferite, e attende anche oggi chi ascolti. Il dialogo tra ebrei e cristiani, con i suoi progressi, le tensioni e le incertezze è una creatura giovane e fragile, non facile da tenere in vita per gli ebrei, che vedono radici cristiane nei peggiori eventi occorsi al popolo di Israele. Non facile per i cristiani, a cui viene chiesto di condividere una lettura della storia dell'Occidente foriera di gravi responsabilità per la Chiesa cattolica e per le diverse Chiese formatesi nei secoli. In questo ambito risulta particolarmente istruttiva la raccolta di saggi a cura di Piero Stefani, Ebrei e cristiani: duemila anni di storia, edita delle Paoline.


«Vi è una storia chassidica incentrata su due amici, il primo chiede al secondo: "Mi vuoi bene?" Quest’ultimo lo rassicura; le sue parole però ottengono questa replica: "Perché allora non conosci la mia pena?"». Il popolo ebraico ha raccontato le sue sofferenze, le persecuzioni che ha subito secondo una recrudescenza quasi ciclica, in alcuni punti determinati della Storia, fino alla Shoah. Il popolo di Israele mostra le sue ferite, e attende anche oggi chi ascolti. Il dialogo tra ebrei e cristiani, con i suoi progressi, le tensioni e le incertezze è una creatura giovane e fragile, non facile da tenere in vita per gli ebrei, che vedono radici cristiane nei peggiori eventi occorsi al popolo di Israele, non facile per i cristiani, a cui viene chiesto di condividere una lettura della storia dell’Occidente foriera di gravi responsabilità per la Chiesa cattolica e per le diverse Chiese formatesi nei secoli.

In questo ambito risulta particolarmente istruttiva la raccolta di saggi a cura di Piero Stefani, Ebrei e cristiani: duemila anni di storia, delle Paoline. La chiave di lettura risiede nella linea sottile che delimita idealmente l’antigiudaismo (di matrice teologica) dall’antisemitismo, causa diretta delle violenze a carico degli ebrei: una separazione destinata periodicamente ad annullarsi con esiti drammatici.

La raccolta è pensata in tre parti: la prima offre un panorama del mondo culturale e spirituale ebraico attraverso i secoli: le divisioni odierne, le grandi fioriture culturali nel basso medioevo, l’originale distinzione tra ebraismo (dato etnico) e giudaismo (dato religioso), il rapporto tra Israele e gli «altri» nella relazione tra la Torah (cui è sottoposto Israele) e i precetti noachici (principi etici irrinunciabili per ogni società civile), che devono regolare il rapporto tra Dio e i non ebrei. La seconda sezione offre una simmetria evidente tra ciò che un cristiano deve «sapere» e ciò che un cristiano deve «riconoscere» (anche pubblicamente) rispetto alla sua stessa storia: l’antigiudaismo cristiano è un dato riconducibile alle origini; non all’ebreo Gesù di Nazaret, ma alle «scuole» teologiche di Paolo di Tarso e Giovanni evangelista, i primi nel porre la vicenda di Cristo al di fuori dell’ambito ebraico, come alternativa e non come variante di quest’ultimo. Da questa distinzione originale deriva direttamente l’antigiudaismo presente nella letteratura patristica: la Chiesa è il «nuovo Israele», Israele è il popolo deicida, perciò sconta col sangue la sua colpa sotto l’impero romano cristianizzato, nel Medio Evo più superstizioso e quindi più «creativo» nel fabbricare pregiudizi antisemiti, nelle grandi epurazioni del XV secolo (nella fioritura dell’inquisizione spagnola) e dunque, in maniera ambigua, nell’antigiudaismo europeo per parte laico, per parte curiale del XIX secolo.

In questo alveo si concretizzano la follia nazista e le parallele gravi omissioni dei governi europei tra cui si annovera, al tempo della liquidazione scientifica del popolo ebraico, il silenzio colpevole della Chiesa cattolica. La terza sezione si concentra sulle dichiarazioni delle diverse denominazioni cristiane (dalla conferenza di Seelisberg del 1947 alla Nostra Aetate del concilio Vaticano II ai documenti analoghi elaborati dalle Chiese protestanti) che inscrivono l’attuale dialogo interreligioso nelle coordinate della conoscenza reciproca e nella conseguente, necessaria, eliminazione dei pregiudizi che, esplicitamente o indirettamente, hanno causato le pagine più terrificanti della storia mondiale.

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