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Il sogno di Israele

Carlo Giorgi
30 giugno 2008
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Il sogno di Israele
L'arcivescovo caldeo di Mosul (Iraq), mons. Paulos Faraj Rahho, sequestrato il 29 febbraio scorso e morto nelle mani dei suoi rapitori.

Israele è il sogno di milioni di persone che sperano in un futuro di pace per il popolo ebraico. Ma è purtroppo il sogno incompiuto, perché se è splendente da 60 anni per la portata dell'utopia che incarna è anche un miraggio rimasto frustrato e inespresso; visto che i problemi e i limiti del 1948 sono ancora gli stessi di oggi. Così la vede Ugo Tramballi, autore de Il sogno incompiuto, inviato ed editorialista del Sole 24 Ore.


Israele è il sogno di milioni di persone che sperano in un futuro di pace per il popolo ebraico. Ma è purtroppo il sogno incompiuto, perché se è splendente da 60 anni per la portata dell’utopia che incarna è anche un miraggio rimasto frustrato e inespresso; visto che i problemi e i limiti del 1948 sono ancora gli stessi di oggi. Così la vede Ugo Tramballi, autore de Il sogno incompiuto, inviato ed editorialista del Sole 24 Ore. Tramballi è un esperto prezioso del conflitto arabo israeliano. Sulle pagine del maggiore quotidiano economico italiano, pubblica reportage che brillano per precisione ed equilibrio nei toni. E danno un contributo non scontato alla comprensione di quell’intrico di spine che è la politica mediorientale.

Il sogno incompiuto è una raccolta unica di storie che disegnano le fisionomie e le vite di tanti cittadini israeliani: capi di Stato e generali o uomini e donne senza volto; tutti portatori dello stesso sogno di vita e indipendenza. Dagli insospettabili estremisti ortodossi-freak (coi capelli da rasta e i vestiti da giovani no global di sinistra), che si arroccano nella striscia di Gaza e vengono sgomberati dai soldati israeliani nella surreale guerra della Luna Benedetta, voluta da Sharon per restituire terra ai palestinesi; all’incontro altrettanto insolito con Dan Tirza, il designer israeliano padre del mostruoso muro che divide Palestina da Israele, costruzione contro cui si è levata anche la voce di Giovanni Paolo II. Incontro in cui il designer spiega, contrariamente alla aspettative dell’autore, con voce pacata e apparente ragionevolezza motivi e ragioni delle sue scelte di costruttore. Dal capitolo dedicato all’uomo dei numeri, Sergio Della Pergola, demografo israeliano di fama mondiale, alle associazioni israeliane che cercano la pace partendo dal dialogo. Storie raccontate a partire da incontri personali, vite inserite nel loro contesto di vita concreto, unico, secondo un rigoroso lavoro giornalistico di reportage, che non priva la scrittura della sua freschezza.

Tramballi è al suo secondo libro sulla Terra Santa. Il primo si intitolava L’Ulivo e le pietre e, spiega l’autore «era dedicato ai Palestinesi con gli israeliani sullo sfondo». Il primo libro fu un successo editoriale ma portò a Tramballi una valanga di critiche dalla parte pro-israeliana. In particolare, la critica la più dolorosa per un amico della Terra santa, cioè quella di essere antisemita: «Come un mattone piovutomi sulla testa da un luogo dei sentimenti», spiega l’autore. Dalla capacità di mettersi in discussione, dopo queste critiche (forse è vero che noi europei siamo tutti un po’ antisemiti?, si chiede Tramballi) nasce Il sogno incompiuto, un libro intessuto di storie di molte esistenze, che «ha gli israeliani come protagonisti e i palestinesi come coro». Perfetto complemento alla sua prima fatica editoriale.

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