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Angela Merkel alla Knesset, in tedesco

Terrasanta.net
12 marzo 2008
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Angela Merkel alla <i>Knesset</i>, in tedesco
La cancelliera tedesca Angela Merkel con Ehud Olmert durante una visita in Israele nell'aprile 2007. (foto: Cancelleria tedesca)

La lingua tedesca risuonerà solennemente e significativamente tra i banchi della Knesset. Israele ha deciso di permettere infatti al cancelliere tedesco Angela Merkel, in visita di Stato a Gerusalemme di pronunciare, lunedì 17 marzo, il suo saluto al Parlamento israeliano in lingua tedesca. La cosa non era per nulla scontata perché il tedesco non può che risvegliare in larga parte dell'opinione pubblica israeliana dolorosi ricordi legati all'Olocausto.


(c.g.) – La lingua tedesca risuonerà solennemente e significativamente tra i banchi della Knesset. Israele ha deciso di permettere infatti al cancelliere tedesco Angela Merkel, in visita di Stato a Gerusalemme di pronunciare, lunedì 17 marzo, il suo saluto al Parlamento israeliano in lingua tedesca. La cosa non era per nulla scontata: innanzitutto perché il saluto alla Knesset è un privilegio riservato a monarchi e a capi di Stato, quindi non propriamente a primi ministri, con un ruolo di governo più che di rappresentanza, come la Merkel; in secondo luogo, perché il tedesco non può che risvegliare in larga parte dell’opinione pubblica israeliana dolorosi ricordi legati all’Olocausto.

Il deputato Ariel Eldad, riferendosi alle responsabilità tedesche nell’Olocausto, ha così dichiarato «che permettere al cancelliere tedesco un saluto nella propria lingua madre sarebbe una disgrazia per lo Stato d’Israele». Per questo motivo Eldad ha proposto che la Merkel pronunci il discorso non in tedesco ma in inglese. D’altra parte molti in Israele pensano che invitare il rappresentante di un altro Stato e poi costringerlo a non parlare nella sua propria lingua non sia ammissibile. La vivace polemica suscitata dalla visita della Merkel si è risolta invece nel cambiamento del regolamento interno del Parlamento, modificato per consentire anche ai governanti, non più solo ai capi di Stato, un saluto ufficiale. Yoel Hasson, un legislatore vicino al partito Kadima del primo ministro Ehud Olmert ha dichiaratio che «è una grande cosa avere un cancelliere tedesco che parla di fronte al Parlamento israeliano riunito. È una grande vittoria del popolo ebraico».

L’opinione pubblica israeliana non è nuova a polemiche di questo genere. Nel 2005 il presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Koehler, invitato in Israele per celebrare i 60 anni della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e i 40 anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche tra i due Stati, iniziò come segno di pace e riconciliazione il suo saluto alla Knesset in ebraico. Diversi parlamentari avevano infatti dichiarato prima dell’arrivo di Koehler, che un saluto in tedesco sarebbe stato un insulto alle vittime dell’olocausto.

Marcel Reich-Ranicki, critico letterario in Germania  e superstite del ghetto di Varsavia, nel 2005, in un’intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung, criticò la polemica sulla lingua tedesca alla Knesset: «Gli ebrei di lingua tedesca hanno ricoperto un ruolo eccezionale nello sviluppo della cultura occidentale – osservava Reich-Ranicki -: oggi non possiamo immaginare la fisica senza Albert Eistein, la psicologia senza Sigmund Freud, la sociologia senza Karl Marx, la letteratura senza Franz Kafka e la musica senza Gustav Mahler. Tutti ebrei di lingua tedesca». Opporsi a un saluto in lingua tedesca alla Knesset secondo Reich-Ranicki risulta quindi alla fine «incomprensibile». «In Israele non bisognerebbe più discutere se Wagner debba essere suonato nei concerti o se il tedesco possa essere parlato in Parlamento – concludeva -. Le giovani generazioni israeliane non si preoccupano di queste cose. Ed è un bene».

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Francesco D'Assisi

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