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Andrea cerca Dio

08/10/2007  |  Milano
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Andrea cerca Dio

Piero Stefani con questo bel libro fa una scelta poco usuale: scrivere un saggio sulle religioni scegliendo il filone narrativo. Al centro di questa vicenda troviamo Andrea, un giovane con un carico di domande esistenziali al quale, in modo convinto e scrupoloso, tenta di dare risposta. In poco meno di duecento pagine si svolge una ricerca appassionata conclusa  con un significativo «cerca ancora». Il lettore è chiamato a sostituirsi allo stesso Andrea, a mettersi in movimento.


Piero Stefani, firmando questo bel libro, fa una scelta poco usuale: scrivere un saggio sulle religioni scegliendo il filone narrativo. Al centro di questa vicenda troviamo Andrea, un giovane atipico rispetto alla sua generazione in quanto a gusti e abitudini, poco sbilanciato sul versante di una precisa adesione di fede e con un carico di domande esistenziali al quale, in modo convinto e scrupoloso, tenta di dare risposta. In poco meno di duecento pagine, lo accompagniamo in una serie di incontri, a volte reiterati, con esponenti delle varie fedi conosciuti o scovati nell’anonima grande città dove egli vive. Una ricerca appassionata conclusa  con un significativo «cerca ancora», che non ha il sapore di una sconfitta, ma, al contrario, ne è la naturale conclusione. È ovvio che questa trama narrativa non è altro che la «cornice» del «quadro», un escamotage per evitare, magari, toni cattedratici senza rinunciare alla sostanza.

Attorno a temi capitali, veri assi portanti del sacro quali le religioni, Dio, il bene e il male, il mistero dell’origine e della fine dell’esistenza umana, la preghiera, Stefani sviluppa e armonizza le prospettive delle principali espressioni religiose (oltre ai tre monoteismi, ampio spazio è concesso pure al buddismo) con rigore, rispetto ed equilibrio. Con abile perizia, viene evitata la trappola del nozionismo e dei soliti concetti triti e ritriti, mentre invece sono forniti, praticamente senza soluzione di continuità, contenuti che non solo informano o spiegano, ma incalzano il lettore e lo invitano ad approfondire, a interrogarsi, ad andare oltre. In sintesi, il lettore è chiamato a sostituirsi allo stesso Andrea, a mettersi in movimento.

«Dalla mia lunga ricerca ho avuto una conferma: le religioni sono un frutto da prendere sul serio»: l’incipit dell’opera è inequivocabile. Quasi un discorso programmatico, un impegno preso dall’autore con i suoi lettori. Una scommessa vinta dato che, a più riprese questo insostituibile contributo offerto all’umanità dalle religioni lungo l’intera storia, è chiaramente percepito nella sua bellezza, nella sua profondità, nella sua singolarità e, anche, a volte, nella sua contraddittorietà.

Un libro, forse scavalcando le intenzioni dello stesso autore, solo in apparenza rivolto al mondo giovanile, ma che in realtà merita un pubblico decisamente più vasto. Di genere divulgativo, il volume rappresenta, come già si diceva, un punto di partenza piuttosto che un punto d’arrivo e non avanza pretese di esaustività. Un bagaglio essenziale che preferisce spalancare finestre su vasti orizzonti, piuttosto che chiudere discorsi o appiccicare etichette. A questo proposito è utile menzionare l’appendice finale: una sintetica e preziosa guida bibliografica, ordinata per credo religioso e per grado di difficoltà. Un buon viatico per chi ha sete e fame di cose spirituali, per chi si fa pellegrino sulle tracce di Dio.

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