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Siria, l’ecumenismo di Maria

06/11/2006  |  Damasco
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Siria, l’ecumenismo di Maria
Il ripido accesso al santuario mariano di Seidnayya, in Siria. (foto G. Caffulli)

Nostra Signora di Seidnayya e Nostra Signora di Soufanieh, in Siria, sono due santuari mariani molto diversi tra loro.Il primo è uno dei più antichi e importanti luoghi di pellegrinaggio del Medio Oriente. Leggenda vuole che il monastero sia stato fondato nel VI secolo dall'imperatore Giustiniano. All'interno si venera un'icona della Vergine attribuita all'evangelista san Luca. Il secondo è un santuario domestico posto nel cuore della capitale siriana, a due passi dalla Porta di Tommaso. Custodisce un'immagine di Maria che dal 27 settembre 1982 piange lacrime d'olio.Entrambi gli spazi sacri sono però accomunati da un elemento importante: l'accorrere di fedeli cristiani d'ogni denominazione, che si riuniscono in preghiera in un ecumenismo di popolo che supera di slancio ogni barriera teologica.


Seidnayya si staglia sul cielo di un azzurro intenso. Sulla ripida scala a più rampe che colma il dislivello che separa la strada dall’ingresso, è un via vai ininterrotto di gente. Nostra Signora di Seidnayya è uno dei più antichi e importanti luoghi di pellegrinaggio del Medio Oriente. Secondo la leggenda il monastero venne fondato addirittura nel VI secolo da Giustiniano, imperatore di Bisanzio, sul luogo dove sorgeva un tempio greco o romano.

In una delle sue cappelle più antiche, tra candele e lumi a olio, si venera un’icona della Vergine che secondo la tradizione sarebbe stata dipinta direttamente da san Luca. Per entrare nell’angusto sacello occorre fare una lunga fila. All’interno una giovane monaca ortodossa, con il velo nero che le incornicia il bel volto, intinge batuffoli di cotone in un bacile di olio benedetto e li inserisce in piccole buste di plastica. Dopo aver sostato in preghiera davanti alla sacra immagine, non c’è pellegrino che non prenda una di queste piccole reliquie per un ammalato o per un parente lontano. A Seidnayya, che sorge su un verde altipiano a poche decine di chilometri da Damasco, giungono pellegrini da Siria, Libano, Giordania e perfino dall’Iraq. Sono ortodossi e cattolici di tutti i riti, uniti nella comune devozione a Maria. L’8 settembre si celebra la festa del santuario, che raccoglie cristiani (e musulmani) da tutto il Paese.

Seidnayya non è l’unico luogo in Siria dove nel nome di Maria i cristiani delle diverse confessioni si ritrovano a pregare insieme, incuranti delle divisioni che ancora sussistono tra le Chiese. Nel cuore della Damasco moderna, a due passi da Bab Tuma, la Porta di Tommaso, in una casa privata sorge un santuario singolare: Nostra Signora di Soufanieh.

In questa abitazione dal 27 settembre 1982 una piccola icona della Vergine di Kazan piange olio. L’abitazione è quella di Myrna, una madre di famiglia, che avrebbe ricevuto dalla Vergine (anche attraverso alcune apparizioni e locuzioni interiori) un messaggio di riconciliazione, di preghiera e di pace soprattutto per il mondo arabo.

Nella casa di Myrna, ogni giorno, si ritrovano gruppi di fedeli di tutte le Chiese cristiane per incontri di preghiera. Nonostante non ci siano stati pronunciamenti ufficiali delle Chiese, i pellegrinaggi personali non sono ostacolati. «In quella casa si prega e di vive alla luce del Vangelo – ci dice una suora che da anni vive a Damasco -. I cristiani delle diverse Chiese si ritrovano insieme di fronte all’unica madre celeste. E poi nessuno chiede soldi o vuole fondare nulla… Credo che già questa, al giorno d’oggi, sia una bella garanzia» (per ulteriori informazioni, c’è anche un sito Internet).

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Ernesto Borghi

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