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Betlemme ricorda «la piccola araba»

21/08/2006  |  Gerusalemme
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Betlemme ricorda «la piccola araba»
L'eremo di San Giovanni del Deserto, nella valle di Ain el-Habis, non lontano da Ain Karem in Israele (foto S. Loffreda).

Le carmelitane di Betlemme celebrano il 26 agosto prossimo la memoria di una delle loro consorelle proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 1983.Si tratta di suor Maria di Gesù Crocifisso - all'anagrafe Mariam Baouardy - morta a 33 anni, nel 1878, dopo aver vissuto un'esperienza cristiana molto intensa e segnata da miracoli, visioni e speciali doni spirituali che la caratterizzano come una mistica.Nell'anniversario della morte, la «piccola araba» verrà ricordata nella città natale di Gesù con una speciale Messa presieduta dal vicario generale del patriarca latino di Gerusalemme e rivolta in modo particolare ai giovani di Terra Santa.


Il 26 agosto è festa al carmelo di Betlemme. Si celebra il giorno della nascita al cielo della beata Maria di Gesù Crocifisso (Mariam Baouardy), conosciuta anche come «la piccola araba». Quest’anno l’anniversario sarà ricordato con un’eucaristia solenne presieduta da mons. Kamal Hanna Bathish – vicario generale del patriarca latino di Gerusalemme – insieme con i giovani della Terra Santa. Sarà un’altra occasione per pregare in modo speciale per la pace.

Proprio a Betlemme Mariam morì il 26 agosto 1878, a 33 anni. La sua vita intensissima ha coinciso con il pontificato di Pio IX (1846-1878) per il quale ebbe affetto filiale, consigliandolo e mettendolo in guardia dai pericoli. Quello della profezia fu solamente uno dei carismi straordinari di cui, fin dall’inizio, è costellata la vicenda terrena della religiosa. I genitori, palestinesi di origine libanese e di rito greco melkita cattolico, dopo la morte in culla di ben dodici neonati compirono un pellegrinaggio a piedi a Betlemme per chiedere alla Vergine il dono di una figlia. La grazia fu concessa nell’Epifania di 160 anni fa, a Ibillin (villaggio sulla strada tra Nazareth e San Giovanni d’Acri). Rimasta orfana a circa tre anni e adottata da uno zio paterno, la «piccola araba» si trasferisce ad Alessandria d’Egitto.

Quando compie 12 anni vengono fissate le sue nozze, a cui Mariam si oppone facendo voto di verginità e scatenando una vera persecuzione da parte dello zio. Poco tempo dopo sarà ferita a morte con la scimitarra da un servitore musulmano per essersi dichiarata «figlia della Chiesa cattolica». È la vigilia della Natività di Maria del 1858 e la soccorre, curandola, una misteriosa signora «vestita d’azzurro» (la Madonna, preciserà più tardi la beata), dalla quale riceve rivelazioni su tutta la sua vita. A testimoniare la veridicità dell’accaduto resta una cicatrice di 10 centimetri.

Analfabeta, Mariam parla un arabo popolare, eppure lo Spirito la porta per sentieri misteriosi e lontani: prima a Beirut, poi a Marsiglia, dove sarà figlia di San Giuseppe – presso le suore «dell’Apparizione» -, per approdare infine alla vita carmelitana. Fonderà un monastero a Mangalore (in India) e poi a Nazareth e a Betlemme.

In convento impara un poco di francese che mescola ad arabismi. Per questo i cantici che improvvisa durante le estasi e che esprime in francese, non solo hanno incantato molti scrittori, ma possono essere spiegati soltanto con il carisma di poesia, frutto dello Spirito Santo. Levitazioni, stigmate, trasverberazione del cuore, bilocazione, possessione angelica segnano la sua esperienza religiosa, ma non raggiungono l’intensità del suo atteggiamento di obbedienza.

«Tutta la sua vita è frutto di quella suprema "sapienza" evangelica della quale Dio si compiace di arricchire gli umili e i poveri, per confondere i potenti», ha commentato Giovanni Paolo II in occasione della sua beatificazione il 13 novembre 1983.

 

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Ernesto Borghi

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