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Gli egiziani e il Codice Da Vinci

05/06/2006  |  Il Cairo
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Gli egiziani e il Codice Da Vinci
L'Ultima Cena, affresco dipinto da Leonardo da Vinci a Milano e al centro delle vicende narrate nel romanzo di Dan Brown Il codice Da Vinci.

In Egitto il film tratto dal romanzo dello scrittore statunitense Dan Brown non è ancora approdato. Ma tra i cristiani fervono le discussioni. Il dibattito suscita qualche interesse anche sulla stampa nazionale, che dedica alla questione alcuni articoli. E c'è chi arriva ad auspicare che la pellicola non superi il vaglio della censura. In nome del rispetto dovuto ai contenuti delle religioni rivelate.


(co.) – Nelle ultime settimane tra i cristiani d’Egitto si fa un gran parlare del Codice da Vinci di Dan Brown. Ne discutono in privato e in pubblico. In tutta tranquillità, però, perché l’«attacco» non proviene da estremisti islamici, ma da forze laiche esterne alle quali si può rispondere senza correre il rischio di accendere un conflitto di carattere confessionale.

«La stampa di tutti gli orientamenti politici – osserva Samir Noshi, giornalista della rivista October – ha ignorato il problema. È un argomento che tocca la religione ed è meglio non parlarne».

Nell’inverno scorso, per l’affronto suscitato dalle vignette satiriche su Maometto pubblicate sulla stampa europea i copti espressero la loro solidarietà ai musulmani, condannando l’accaduto. Ora questi ultimi ricambiano il favore tacendo. Forti di questa neutralità, i cristiani copti possono difendere la loro fede e far conoscere all’opinione pubblica egiziana, tramite il loro settimanale Watani («Mia patria»), la verità dei fatti.

Il primo articolo è stato pubblicato domenica 12 maggio, il secondo la domenica successiva, nell’intera pagina 12. Del 25 maggio è un articolo apparso sul quotidiano più diffuso in Egitto, al-Aharam. A firmarlo un copto molto noto, Nabil Luka Bibawi, già deputato nella lista del partito democratico al governo, colonnello di polizia in pensione, professore di diritto islamico e uomo d’affari.

Un’attenzione minore è stata dedicata, il 23 maggio, dal quotidiano in lingua francese, Le progrès.

Pur ammettendo il rischio di essere frainteso, su Watani Naghi Fauzi ha spiegato che un conto sono la Tradizione apostolica e la Rivelazione, altro sono le leggende, le storie, i racconti e i romanzi sorti intorno ai Vangeli e a uno dei loro più celebri personaggi: Maria di Magdala.

La letteratura, l’arte, il cinema e il teatro, si sono impadroniti di questa figura femminile, facendone un vero mito che si presta a tante interpretazioni di fantasia. L’autore dell’articolo riporta una lista delle più celebri opere letterarie, cinematografiche e teatrali, riguardanti Maria di Magdala. Affronta poi la versione del Codice Da Vinci: Gesù sposato con la Maddalena che gli assicura una discendenza divina i cui ultimi rampolli sono ancora in mezzo a noi.

Fauzi taglia corto sostenendo che questa ricostruzione non intacca la fede dei cristiani, né la credibilità dei Vangeli. Le tesi del romanzo sono infondate, i documenti citati inventati. L’autore dell’articolo ricorda come anche in Egitto nel 1957 in un teatro pubblico sia stata rappresentata una vita di Gesù in quattro atti, di cui uno dedicato interamente a Maria di Magdala.

Per i copti, la Chiesa e la sua gerarchia, Maria di Magdala rimane quella descritta nei Vangeli riconosciuti dalla Tradizione di tutte le Chiese apostoliche. È la donna peccatrice. È l’«inviata» da Gesù per annunciare agli apostoli la sua risurrezione. Tutto il resto è semplice immaginazione della fantasia dell’uomo.

Nell’articolo su al-Ahram, Nabil Luca Bibawi ricorda con quale rispetto il Corano parli della Vergine Maria e di Gesù. E conclude affermando: «In nessuna sura del Corano è stato mai detto che Gesù fosse sposato con Maria di Magdala – o con un’altra donna – o che avesse avuto figli da lei. (…) Chiedo che il film tratto dal romanzo Il Codice da Vinci non sia proiettato in Egitto perché va contro i contenuti espressi nei Vangeli e nel Corano».

Proprio riguardo al film, la Commissione di censura del ministero degli Interni egiziano non ha ancora dato il beneplacito per la proiezione nelle sale cinematografiche. La pellicola, ha affermato un portavoce, non è ancora arrivata in Egitto. «Ogni decisione – ha spiegato la stessa fonte – sarà presa dopo aver visto il film. Nel dare il suo giudizio, la censura valuterà se la esso rispetti o meno la sensibilità delle religioni rivelate».

«Permetterne la proiezione proprio in questo periodo – ha osservato Samir, giornalista di October – potrebbe rivelarsi fatale per la sicurezza dello Stato. Potrebbe essere la scintilla che scatena un incendio nell’intero Paese. E nessuno sarebbe capace di spegnerlo, tanta è la violenza e la disperazione che si cela nel cuore di molti giovani frustrati e senza avvenire».

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