Il teatro sarà quello del «deserto rosso», il Wadi Rum, in Giordania. Le date, quelle dei prossimi 16 e 17 maggio. L’evento sarà intitolato Le navi del deserto e avrà come scopo quello di mettere in contatto gli allevatori di cammelli e dromedari locali e le comunità beduine con esperti agricoli, esperti di turismo, stampa internazionale e chef. L’iniziativa mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza sociale dei cammelli, sull’allevamento sostenibile di questi animali, sui benefici per la salute dei prodotti provenienti dal cammello, sul turismo responsabile e sulla gastronomia sostenibile.
Qual è l’occasione di una simile manifestazione?
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2024 Anno internazionale dei camelidi, incoraggiando governi, città, ricercatori, giornalisti, aziende e individui a promuovere questa iniziativa. A prima vista, soprattutto se guardata con gli occhi della cultura occidentale, potrebbe sembrare un’idea bislacca. In realtà i camelidi sono fondamentali per il sostentamento di milioni di famiglie in oltre 90 Paesi del mondo e in vari continenti. Questi animali sono infatti presenti in Argentina, Perù, Somalia, Russia, Mongolia, India, Medio Oriente e Nord Africa. Tra i camelidi sono compresi l’alpaca, il cammello della Battriana (regione dell’Asia centrale), dromedari, guanachi, lama e vigogne. In particolare i cammelli e i dromedari della Battriana sono chiamati «navi del deserto» per la loro capacità di percorrere grandi distanze in condizioni spesso estreme e di sopravvivere per lunghi periodi senza acqua.
Questi animali dalla resistenza eccezionale contribuiscono alla sicurezza alimentare, alla nutrizione e alla crescita economica di intere comunità di tutto il mondo. Ma la loro vicinanza all’uomo genera anche un valore sociale e culturale. Svolgono un ruolo importante nel portare avanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla lotta contro la fame, all’eliminazione della povertà estrema e all’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri.
Come? I camelidi forniscono latte e carne, oltre a servire al trasporto di prodotti e persone. Producono fertilizzanti organici e prosperano dove altre specie di bestiame non possono sopravvivere.
In Giordania i cammelli sono parte della cultura e degli usi locali fin dal tempo delle antiche rotte commerciali arabe che collegavano l’Oriente e l’Occidente. Carovane di cammelli cariche di seta, spezie, cibi, incenso e altri beni (per quei tempi di lusso) attraversavano l’Arabia meridionale e il Levante, percorrevano la Via della Seta, la Via delle Spezie e la Via dell’Incenso, raggiungendo l’antico porto di Gaza da cui poi le merci partivano per i Paesi del Mediterraneo. Queste rotte resero l’Arabia la culla del commercio, con le sue città oasi munite di enormi caravanserragli (basti pensare a Palmira e Petra). Al di là del commercio, queste rotte commerciali erano le autostrade di comunicazione del mondo antico. Lungo queste direttrici, e a dorso dei cammelli, passarono per secoli l’innovazione, la conoscenza, l’arte, la cultura e la lingua.
Nel Wadi Rum, in Giordania, è attivo il programma Camelera, un incubatore d’innovazione agricola e imprenditorialità, che mira a rivitalizzare l’industria dell’allevamento di cammelli nel Paese, reinventando il rapporto tra uomo, cammello e ambiente. Tra gli obiettivi, produrre latte di cammello di alta qualità come cibo sostenibile. Presente anche From Farm to Fork, un progetto che associa turismo culinario e turismo responsabile. In collaborazione con il ministero del Turismo del regno hashemita, sono attesi nel «deserto rosso» chef locali e chef stellati per eventi culinari legati a prodotti provenienti dall’allevamento del cammello.
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