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Turchia, i cristiani e la ricostruzione un anno dopo il sisma

Terrasanta.net
6 febbraio 2024
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Turchia, i cristiani e la ricostruzione un anno dopo il sisma
La cattedrale cattolica di Alessandretta (Iskenderun) distrutta dal terremoto del 6 febbraio 2023.

Il cataclisma che il 6 febbraio 2023 ha devastato il sud della Turchia richiede ancora un grande impegno verso chi non ce la fa a raggiungere l’autosufficienza, creando opportunità di reddito attraverso microprogetti. Il racconto di mons. Bizzeti, vescovo cattolico dell'Anatolia.


La prima è stata all’una di notte, di magnitudo 7,8, con epicentro vicino a Gaziantep, e la seconda di magnitudo 7,7, vicino ad Antiochia alcune ore dopo. Un anno è trascorso dalle due violentissime scosse di terremoto che il 6 febbraio 2023 hanno sconvolto la Turchia centro-meridionale e la Siria nord-orientale, segnando l’esistenza di 14 milioni di persone nella sola Turchia, dove i morti sono stati oltre 53 mila (dati ufficiali) e i feriti 107 mila. Secondo altre stime i morti sarebbero stati 150 mila.

Lo sciame sismico è continuato per mesi lungo la faglia e ancora nelle settimane scorse ci sono state scosse significative superiori a magnitudo 5. Lo sottolinea monsignor Paolo Bizzeti, vescovo in Turchia, vicario apostolico dell’Anatolia, che ad Alessandretta (Iskenderun) ha visto crollare la cattedrale dell’Annunciazione, edificio ottocentesco dove ha sede il vicariato. «Il terremoto è un incubo continuamente presente – racconta –. Le scosse ci ricordano che ci siamo ancora dentro».

Dopo un anno, la facciata pericolante della cattedrale è stata abbattuta, evitando ulteriori rischi per le persone, ma il vescovo osserva che ci vorranno anni per avere un luogo di culto accessibile a tutti. Negli edifici circostanti non ci sono state vittime, ma è stato un sollievo minimo rispetto alla tragedia generale. «Tre milioni sono ancora gli sfollati, la situazione è tragica per tantissime persone che non hanno trovato alloggi decenti. Molti vivono ancora nelle tende e con le alluvioni del novembre scorso avevano perso anche quelle. Gli interventi ci sono, sia governativi sia delle associazioni, compresa la Caritas, ma sono gocce in un mare».

Il vescovo sta collaborando con le autorità avviare piani di ricostruzione. «La nostra idea non è di rifare una chiesa come quella che c’era, perché oggi le chiese sono concepite per vari motivi in modo diverso. Intanto ci concentriamo sulla Chiesa composta dalle pietre vive, le persone, che vivono un grande disagio».

Cattolici in Anatolia, chi sono?

Il vicariato dell’Anatolia riunisce i cattolici di rito latino in un territorio più vasto dell’Italia e che comprende tutta la Turchia centro-orientale. Il numero dei fedeli turchi è ridotto, un migliaio di persone in sei parrocchie, tutte rimaste attive nonostante le difficoltà dell’ultimo anno. Le comunità accettano serenamente la loro dimensione di «minoranza», anche se non mancano i momenti di tensione, come di recente a causa dell’attentato del 28 gennaio in una chiesa cattolica presso Istanbul dove è stato ucciso un uomo.

È difficile conoscere il numero effettivo dei cristiani, perché oltre ai membri visibili delle comunità parrocchiali, ci sono cripto-cristiani che vivono una fede nascosta. Una presenza di Chiesa poco conosciuta in Occidente, ma testimone di una storia di fede che risale alle origini. In Turchia sono poi numerosi i rifugiati cristiani, almeno 10-15mila, fuggiti dai Paesi vicini, soprattutto Siria e Iraq che sono stati devastati da anni di guerra, ma anche da Iran e Afghanistan, dove non ci sono spazi di libertà a causa delle dittature religiose. Come tanti altri rifugiati sono bloccati in Turchia non potendo raggiungere l’Europa e spesso vivono una sensazione di abbandono, spiega mons. Bizzeti, che aggiunge: «Non dimentichiamo che sono nostri fratelli nella fede».

Una Caritas piccola, ma molto attiva

Giulia Longo, responsabile operativa della Caritas in Turchia, ci spiega le necessità della Chiesa locale e delle persone assistite, soprattutto nella zona di Antiochia e Alessandretta dove si concentrano gli interventi. «Ci siamo trovati un anno fa con un ufficio al collasso, ma abbiamo cercato di rispondere ai bisogni immediati. Sono state ospitate le persone senza tetto e, tra febbraio e maggio 2023, sono state soccorse 14 mila persone attraverso la distribuzione di generi alimentari. Questo è stato possibile con un gruppo di sole cinque persone, che non hanno mai smesso di aiutare».

Cibo, igiene e rifugi sono stati i bisogni principali, nonché l’ascolto per le persone che si sentivano perse. «Dopo l’estate e con la ripresa delle scuole – racconta – molte persone sono rientrate nelle zone più colpite. Ma soltanto nella zona di Hatay (Antiochia) sono state create 120 tendopoli poi diventate città container dove c’è ancora bisogno di tutto». Molti non sono autonomi dal punto di vista alimentare. Attraverso pacchi e voucher, la Caritas Turchia sta fornendo generi di prima necessità destinati alle persone senza reddito. Offre assistenza anche in diversi campi governativi e distribuisce alcuni container a famiglie particolarmente vulnerabili.

«Le piogge dell’autunno scorso hanno provocato grandi disagi – spiega Longo –. Hanno causato cortocircuiti elettrici, incendi, ci sono state vittime nei campi. Spesso i rifugiati siriani o afghani, tristemente abituati a certe situazioni perché già riparati in campi profughi prima del terremoto, chiedono alla Caritas di fare un passo ulteriore: un aiuto per progetti rivolti al futuro, strumenti per creare lavoro e rafforzare le comunità. Ci mostrano come noi, cristiani, siamo chiamati ad ascoltare, per dare vita insieme a progetti di rinascita e non solo opere assistenziali».

Monsignor Bizzeti conferma che le relazioni tra i cattolici e le altre Chiese cristiane orientali e della Riforma sono molto buone: «Abbiamo fatto tantissimi passi in avanti nell’accettazione reciproca. E anche con la maggioranza musulmana della popolazione, nell’emergenza del terremoto, si è collaborato a fondo e senza distinzioni». (f.p.)

Un appuntamento online per approfondire. Il vescovo Paolo Bizzeti e Giulia Longo dialogano con Giuseppe Caffulli, direttore di  Terrasanta.net sul dopo terremoto, la vita dei cattolici dell’Anatolia, la Turchia come imporante meta di pellegrinaggio. Per rivedere l’incontro clicca sull’immagine qui sotto.

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