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Analfabeti in religione si può?

Terrasanta.net
31 maggio 2023
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Analfabeti in religione si può?

Nelle nostre società post-moderne, interconnnesse e fluide, è accettabile e conveniente sapere poco o nulla della propria fede (e del credo altrui)? Interrogativi e piste di riflessione in un libro che guarda soprattutto all'orizzonte italiano.


(g.s.) – Sono ancora molti i ragazzi e ragazze che frequentano l’ora di religione cattolica nelle scuole primarie italiane. Il dato, però, non consola. Accanto a una generica ricerca di spiritualità, tra la popolazione giovane e adulta l’analfabetismo religioso riguardo ai contenuti del credo cattolico e della Bibbia dilaga comunque. Basterebbe ascoltare le risposte fornite dai concorrenti di alcuni quiz televisivi per rendersi conto che non siamo neppure all’abc. Quanti sanno mettere in ordine cronologico Abramo, Gesù e Maometto? Quanti conoscono il numero e i nomi degli evangelisti oppure l’elenco dei dieci comandamenti?

Varie ricerche sociologiche sul tema lo confermano. Ormai sessant’anni fa, il Concilio, con la costituzione Dei Verbum, ha messo la Bibbia nelle mani dei fedeli, ma il testo sacro rimane per molti un grande sconosciuto, poco frequentato.

Se ne parla in questo libro, composto da quattro brevi saggi, tratti per lo più da un convegno tenutosi il 20 novembre 2021 presso la Fondazione San Carlo a Modena – per iniziativa della Fondazione Pietro Lombardini per gli studi ebraico-cristiani – e intitolato L’analfabetismo religioso come questione sociale.

Apre il libro un capitolo firmato dal curatore, Brunetto Salvarani. Il teologo lamenta il fatto che ormai «le due consolidate istituzioni di formazione culturale degli italiani, la Chiesa cattolica e la scuola pubblica, non appaiono in grado di fornire alle nuove generazioni neppure i rudimenti biblici propri della storia sacra».

Salvarani incalza: «È un dramma, squisitamente italiano, l’ignoranza diffusa della Bibbia in un Paese che pure ne è pieno». «È lecito sostenere – osserva l’intellettuale – che, in assenza di una consapevolezza almeno generale delle principali linee bibliche, ci si preclude la comprensione di molteplici presenze nella vita quotidiana dei Paesi di antica cristianità: come interpretare edifici, sculture e immagini che popolano città e campagne, capire espressioni, modi di dire e proverbi del linguaggio popolare e colto, muoversi tra calendari, celebrazioni e feste, se si è privi dell’alfabeto che li ha generati e nutriti? E come auspicare, inoltre, l’interazione di quanti arrivano qui provenendo da vari mondi religiosi, se chi dovrebbe accoglierli non è in grado di spiegare loro testi e meccanismi che nella storia ne hanno originato usi e costumi?». Domande non frivole, che probabilmente non sfiorano neppure buona parte di noi.

Al saggio introduttivo di Brunetto Salvarani fanno seguito le riflessioni di altri tre studiosi: Francesca Cadeddu, Franco Ferrarotti e Marco Ventura.

La prima ripercorre la storia dell’Italia moderna evidenziando come la religione, intesa come materia di studio, sia stata troppo lungamente esclusa dai percorsi accademici non ecclesiastici. Per varie ragioni e resistenze – in campo laico e cattolico –, solo di recente insegnamenti relativi alle religioni sono stati introdotti tra le lauree magistrali di università pubbliche e non ecclesiastiche, come gli atenei di Palermo (dal 2021) e Modena-Reggio Emilia, in collaborazione con Bologna (dal 2022). Sì, perché in questo scorcio di millennio è ormai evidente che – a dispetto di ogni illuminismo – la dimensione religiosa continua a far parte dell’orizzonte filosofico e culturale, se non politico, di molti popoli e nazioni. È quindi urgente e doveroso conoscere, capire e studiare anche questa sfera senza superficialità.

Lo dice bene Ferrarotti: «Viviamo in un’epoca planetaria, in cui le esigenze del dialogo ecumenico e interreligioso non appaiono più una sorta di lusso o di capriccio di “anime belle”, sostenute e mantenute peraltro da robusti conti in banca, ma una reale necessità per le Chiese e i popoli». Il senso del sacro, nella sua prospettiva, è anche un baluardo. Dice il sociologo: «L’economia di mercato sta tracimando e trasformandosi in società di mercato, cioè in non-società, riducendo tutti i rapporti sociali a rapporti utilitari e quindi togliendo ogni valore alle relazioni interpersonali. In sé e per sé, si ignora che l’elemento fondamentale, l’argine insuperabile contro l’onnipotenza del mercato è il sacro».

Nel suo denso contributo, Marco Ventura introduce altri elementi di riflessione: nelle società di stampo occidentale odierne, improntate all’individualismo e al soggettivismo, il contrastare l’ignoranza in materia religiosa importa meno. «Ci siamo arrivati anzitutto perché non funzionano più i confini tra religioni, per certi versi neppure i confini tra religione e non religione. Le emergenze globali, le grandi agende mondiali, ci spingono gli uni verso gli altri, rendono prioritari obiettivi da perseguire attraverso le frontiere tra fedi. Non conta se leggiamo il Corano o la Torah o la Bibbia o la Gita, o qualche opera filosofica: conta che da ciascun testo si traggano le risorse per la religione ambientalista di cui ha bisogno il futuro del pianeta. Non conta se lo dice un papa o un dalai lama o un ateo, conta dire che non si fa la guerra per una religione o per un’ideologia. L’alfabeto religioso che conta si è spostato all’esterno delle fedi storiche ed è quello, fondamentalmente, dello sviluppo sostenibile (…) Lungi dallo smentire la tendenza, gli irrigidimenti identitari, reazione al superamento dei confini, minano ulteriormente la lotta all’analfabetismo di un tempo, perché l’unico alfabeto che conta, quello in questo caso dell’identità, deve essere a buon mercato e dunque minimo, elementare, a basso costo di apprendimento e manutenzione. Deve essere un alfabeto di poche lettere, delle stesse parole ripetute, di scarsa logica e molta contraddizione, soprattutto di sdoganamento, giustificazione e promozione dell’ignoranza» (pp. 66-67).


Francesca Cadeddu – Franco Ferrarotti – Marco Ventura
(a cura di Brunetto Salvarani)
L’analfabetismo biblico e religioso
Una questione sociale
Edb, 2022
pp. 88 – 10,00 euro

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