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Quando Napoleone predisse la nascita di Israele

Manuela Borraccino
10 maggio 2022
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Quando Napoleone predisse la nascita di Israele

Una rilettura che sfata cliché e stereotipi sugli ultimi due secoli di storia del Medio Oriente realizzata dallo storico Lorenzo Kamel su fonti in sette lingue fra le quali l'arabo, l'ebraico e il farsi.


A Napoleone non interessavano i Luoghi Santi. Non visitò Gerusalemme, Betlemme e Gerico. Nell’interesse dei mercanti francesi che da oltre un secolo controllavano i porti di San Giovanni d’Acri e di Sidone, con le imponenti campagne che intraprese tra il 1798 e il 1799 in Egitto e in Palestina a Bonaparte interessava imporre l’egemonia di Parigi sul Mediterraneo.

Fu a fine maggio 1799 durante l’assedio di Acri, poi vinto dagli inglesi, che Napoleone rese pubblica una dichiarazione nella quale indicò gli ebrei quali «legittimi eredi della Palestina», manifestando la volontà di «ricostruire una nazione ebraica» in Terra Santa. Tale proclamazione – il cui testo originale non fu mai ritrovato ma la cui esistenza è nota grazie ai dispacci riferiti che la menzionano pubblicati nel 1799 sull’organo ufficiale del Direttorio francese Le Moniteur – rappresentò il primo riconoscimento espresso da un uomo di Stato europeo in 1.800 anni di storia al diritto del popolo ebraico di avere una nazione indipendente in Terra Santa.

È uno dei tanti fatti, riemersi dalle profondità della Storia, narrati da Lorenzo Kamel in Napoleone e Muhammad ‘Ali. Medio Oriente e Nord Africa in epoca tardo moderna e contemporanea: un saggio con il quale il pluripremiato storico torinese prosegue nel tentativo di de-semplificare il modo in cui molti si rapportano al Medio Oriente e Nord Africa. Poiché, rimarca, solo tenendo presente la complessità di intrecci tra storia politica e sociale, colonialismo e decolonizzazione, interessi interni ed esterni si può tentare di capire perché questa regione del mondo non trovi ancora oggi stabilità e benessere, malgrado qui si trovino il 63 per cento dei giacimenti petroliferi mondiali.

L’onda lunga del passato che non passa

Con l’eccezionale ausilio di fonti primarie in sette lingue – fra le quali l’arabo e il farsi – il testo ben risponde all’obiettivo dell’autore di promuovere una lettura della Storia più equa, inclusiva e plurale. Pagina dopo pagina, a partire dall’influenza esercitata per 43 anni dal governatore d’Egitto Muhammad Ali (1769-1849) e dal figliastro Ibrahim Pasha (1789 – 1848), Kamel getta luce sulle dinamiche interne che portarono ai tentativi di modernizzazione dell’Impero ottomano, in primis nell’epoca riformista delle Tanzimat, e alle spartizioni successive alla Prima guerra mondiale.

Con capitoli di rara profondità di analisi sugli ultimi due secoli di storia dell’Iran, dove le difficoltà di trovare oggi una via d’uscita alla Rivoluzione islamica affondano le radici nel ruolo assunto nel corso del Novecento dal clero sciita e nel particolare connubio di religione e politica nel contesto iraniano. La Persia contemporanea non è certo l’unico Paese tra Nord Africa e Medio Oriente dove «il presente continua ad avere il sapore di un passato mai del tutto venuto meno». Dalle conseguenze del colonialismo in Algeria ai «muri fisici e mentali» che hanno trasformato in un conflitto intrattabile l’affaire arabo-israelo-palestinese, passando per l’ascesa e declino del nazionalismo arabo proclamato da Nasser fino alla tragedia del Libano e ai significati delle rivolte del «rancore arabo» del 2011, Kamel conduce il lettore alla scoperta di fatti e interpretazioni meno note ma molto ben documentate del cammino compiuto dai popoli di questa parte del mondo.

Nazionalismo e femminismo, dall’Algeria alla Palestina

Menzione a parte meritano le pagine dedicate a smentire i cliché sulla presunta remissività delle donne nei principali snodi della Storia moderna e contemporanea del Medio Oriente. Pochi argomenti come le prospettive di genere sono stati influenzati dall’orientalismo stigmatizzato nel celebre saggio da Edward Said. Scopriamo così la figura della curda Asenath Barzani (1590-1670), la prima donna rabbina di cui si abbia notizia nella Storia: il fatto che fosse ebrea, rimarca lo storico, non rappresentava in alcun modo un ostacolo alla possibilità di vivere altre dimensioni identitarie. Un’altra curda di religione ebraica, Sabat Islambouly (1867 – 1941), fu la prima dottoressa ad essere abilitata all’esercizio della professione medica in Siria (Aleppo fu peraltro la prima città del Medio Oriente dove venne fondata una squadra femminile di calcio).

Al di là del popolo curdo che storicamente ha vissuto «identità fluide e sovrapponibili», Kamel porta alla ribalta diverse figure del nazionalismo di genere iraniano come Bibi Khanoon Astarabadi (1858-1921) e altre attiviste che tentarono di ottenere diritti sociali e non solo di cittadinanza ottenuti con il suffragio esteso alle donne dallo scià Mohammed Reza Pahlavi nel 1963. Soprattutto in Egitto, il Paese più influente del mondo arabo, si vede come ben prima dell’accelerazione impressa da Hoda Sharawi dopo il 1923 altre donne, a cominciare da Zaynab Fawwaz (1860 – 1914), avessero tentato di aprire un varco. Con un’influenza potente sugli intrecci tra nazionalismo e femminismo ancora oggi ben visibile nella lotta di liberazione palestinese, e non solo. «Dall’Egitto al Libano, dalla Palestina all’Iran, passando per la Tunisia, l’Algeria, il Sudan, la Turchia e decine di altri paesi: milioni di donne – chiosa Kamel – molte delle quali ispirate dalle figure storiche e dai movimenti analizzati in questo lavoro, sono ancora oggi in prima linea per cambiare il corso della storia e offrire alternative concrete alle lacerazioni del nostro tempo».


Lorenzo Kamel
Napoleone e Muhammad ‘Alī
Medio Oriente e Nord Africa
in epoca tardo moderna e contemporanea

Mondadori Università, 2022
pp. 286 – 21,00 euro

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