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Dalia, quando il basket supera il blocco di Gaza

Manuela Borraccino
21 aprile 2022
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Tre anni fa non ce l’aveva fatta, ma adesso la 21enne giocatrice di pallacanestro Dalia Nasr ha ottenuto il permesso di lasciare la Striscia di Gaza per andare in Arabia Saudita ad allenare una squadra femminile.


Quando, nel 2019, Dalia Nasr aveva cercato di uscire dalla Striscia di Gaza per frequentare un corso per allenatori di pallacanestro promosso in Cisgiordania dalla sezione asiatica della Federazione internazionale di basket (Fiba) era stata bloccata al valico con Israele. Ma due anni dopo l’atleta e allenatrice 21enne ha ottenuto un certificato di idoneità all’arbitraggio dalla Federazione di basket palestinese e si è iscritta alla Fiba. La società sportiva femminile Saudi Flajii Basketball Club for women l’ha contattata per allenare la squadra femminile saudita e Dalia ha finalmente ottenuto il permesso di recarsi in Arabia Saudita per l’ingaggio. Si tratta della prima giocatrice di pallacanestro professionista palestinese che pratica questo sport nella monarchia del Golfo.

La sua storia, ha raccontato al quotidiano Al Monitor, è l’emblema di come anche i sogni apparentemente irraggiungibili possano realizzarsi. La giovane ha infatti iniziato ad allenarsi a 14 anni, e la sua passione è stata alimentata dai genitori dopo che si sono resi conto che preferiva guardare in tivù il basket anziché i cartoni animati come i fratelli. «Ho sempre pensato – dice – che il mio obiettivo fosse solo un sogno: ma se la tua famiglia ti sostiene, con determinazione e tenacia mi sono resa conto che nulla è impossibile». Questa stessa perseveranza l’ha aiutata a superare anche lo stigma sociale che colpisce le donne che scelgono attività sportive che la cultura palestinese considera di esclusivo appannaggio maschile.

Nel 2014, durante l’operazione militare israeliana Margine protettivo a Gaza, la ragazza aveva appreso della possibilità di poter giocare a pallacanestro negli impianti del Gaza Sports and Community Club. La svolta è arrivata quando, meno di tre anni dopo, il suo coach Mohamed Ashour ha notato quelle che oggi definisce con i media palestinesi «capacità eccezionali», l’ha incoraggiata a svilupparle e dopo poco tempo le ha detto che aveva tutti i numeri per avere successo nella pallacanestro. Quelle parole l’hanno riempita «di gioia e di ambizione», dice oggi, e le hanno dato la carica per vincere nei mesi successivi un campionato di basket giapponese promosso a Gaza dal 2017 in partenariato fra governo nipponico e il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite.

La giovane cestista ha prevedibilmente scatenato l’emulazione tra altre coetanee, che hanno tratto dal suo esempio la forza di contribuire ad abbattere gli stereotipi che circondano le ragazze e gli sport. «La pallacanestro richiede grandi abilità, intelligenza, resistenza e velocità, ed io ho trovato tutte queste capacità nel capitano Nasr» dice Maryam, 15 anni, che dopo aver visto Dalia impartire istruzioni, ha deciso di unirsi alla squadra. Il sogno di Maryam è di arrivare un giorno a disputare tornei internazionali come lei e «di diventare una delle rappresentanti più importanti della pallacanestro nella Striscia di Gaza e in Palestina».

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