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Patrick punta dell’iceberg

Giulia Ceccutti
3 marzo 2022
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Patrick punta dell’iceberg

Un fumetto di recente uscita ripercorre la storia di Patrick Zaki, studente dell'Università di Bologna impegnato per i diritti umani in Egitto. Per la causa ha già pagato con quasi due anni di carcere preventivo. Come lui molti altri egiziani.


«Voglio solo tornare a studiare». È una delle frasi pronunciate con più frequenza, in carcere, da Patrick Zaki, tra le pagine di questo fumetto dedicato a lui e alla sua storia.

Il libro è uscito da poco con il patrocinio di Amnesty International Italia. Affianca il lavoro della giornalista Laura Cappon, esperta in vicende egiziane e vicina fin dall’inizio al “caso” del giovane, a quello del disegnatore Gianluca Costantini, l’autore del ritratto più diffuso del ragazzo, divenuto nel tempo quasi un’icona.

Il racconto ripercorre – con l’agilità e l’immediatezza tipiche del linguaggio fumettistico – tutte le tappe principali della vicenda di Patrick, accusato dalle autorità del suo Paese di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo. Le prove? Dieci post su Facebook – che secondo la difesa di Zaki sono da ricondurre a un account falso – e un articolo sulla situazione della minoranza cristiana nel Paese (presentato dalla pubblica accusa solo in seconda battuta).

Il volume porta l’attenzione dei lettori in primo luogo sulla sua famiglia e sugli anni alla facoltà di Farmacia dell’Università del Cairo, quindi sul suo rischioso impegno nel campo dei diritti umani come attivista e gender officer presso l’Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Egyptian initiative for personal rights – Eipr), fino alla scelta di tornare a studiare, e di farlo all’estero, in Italia, con un master in Studi di genere dell’Università di Bologna.

Emergono così, qua e là, alcuni tratti di questo trentenne che ce lo fanno sentire ancora più vicino, ispirando simpatia: la passione per la squadra di calcio del Bologna, la fatica nell’imparare bene l’italiano, la facilità nello stringere legami («Certo che Patrick è un bel personaggio! Fa amicizia con tutti in pochissimo tempo», dice a un certo punto una delle sue amiche più strette del capoluogo emiliano).

A febbraio 2020, l’arresto all’aeroporto del Cairo mentre rientra a casa, segna l’inizio di un incubo: torture, violenze, quattro trasferimenti in meno di un mese. Tra febbraio e marzo 2020 Patrick verrà infatti trasferito dal carcere di Mansoura a quello di Talkha, poi di nuovo a Mansoura e infine a Tora. Una stagione buia come il nero che accompagna lo sfondo di diverse tavole. La detenzione in una cella con altre 35 persone, la paura dei contagi (la pandemia da Covid-19 dilaga proprio in quel periodo), la depressione.

Mesi di attese snervanti per i continui rinvii delle udienze – Zaki rimarrà in detenzione preventiva per 22 mesi (fino all’8 dicembre 2021) – ma anche di ricerca di modi per tenere viva la speranza: «Ho quasi finito di leggere i libri… ma ho del sapone. Posso fare delle sculture, da bambino ero bravo. […] Non dobbiamo mai spegnere il cervello… E bisogna tenere viva la speranza. L’immaginazione ci salverà».

Dettagliata e coinvolgente è la parte che descrive la mobilitazione di molti italiani in favore di Zaki, attraverso manifestazioni e iniziative condotte nelle strade e sui media nel corso degli ultimi due anni. A guidare la campagna Amnesty International e l’Università di Bologna, con un vasto supporto da parte della società civile.

Scopriamo così che – oltre alla raccolta di oltre 150 mila firme presentate da Amnesty all’ambasciata egiziana a Roma, e all’approvazione al Senato, e successivamente anche alla Camera, di una mozione favorevole al conferimento della cittadinanza italiana a Patrick – numerose sono state le scuole che da tutta la Penisola hanno inviato lettere di sostegno al giovane detenuto, così come i Comuni che ormai lo annoverano tra i cittadini onorari.

La storia di Patrick rappresenta purtroppo solo la “punta dell’iceberg” di quanto accade da anni in Egitto. Lo spiegano bene gli approfondimenti che aprono alcuni capitoli del fumetto e l’Appendice, che forniscono una “lente d’ingrandimento” sulle varie forme di repressione messe in atto da un regime che tiene in carcere almeno 60 mila detenuti politici.

Con le sue illustrazioni questo libro ha il pregio di raccontare in modo diretto temi drammatici, attuali ma perlopiù in ombra. Pagine che parlano a tutti e che non tralasciano di menzionare l’assenza di prese di posizione da parte della comunità internazionale, nonché i contrastanti interessi economici in gioco, anche italiani.


Laura Cappon – Gianluca Costantini
Patrick Zaki
Una storia egiziana
Feltrinelli, 2022
pp. 128 17,00 euro

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