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Due francobolli per il beato Gerardo Sasso

Danilo Bogoni
4 settembre 2020
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Monaco benedettino d'origini campane, Sasso, moriva 900 anni fa a Gerusalemme, dopo aver fondato l'Ordine ospedaliero di San Giovanni (oggi Ordine di Malta), per assistere i pellegrini in Terra Santa. Le celebrazioni a Scala, sua terra natale.


Il 3 settembre del 1120 moriva a Gerusalemme fra’ Gerardo Sasso, monaco benedettino e fondatore dell’Ordine di San Giovanni, sodalizio ospedaliero e cavalleresco a servizio dei pellegrini in Terra Santa.

In Campania, il Comune di Scala – piccolo e antico borgo della Costiera Amalfitana, dove il beato venne al mondo intorno al 1040 – lo ha ricordato questa settimana, a 900 anni dalla morte, con un’intensa tre giorni scandita da eventi, celebrazioni religiose e la presentazione di due francobolli d’artista. Il primo, con lettera B (l’equivalente di 1,10 euro, utilizzabile quindi per la corrispondenza interna), riproduce un disegno realizzato da Dario Fo nel 2009 durante il soggiorno del Premio Nobel nella località e mostra la facciata del duomo di San Lorenzo circondato da angeli in volo, sotto il quale figura la scritta: «Scala! Peccato che sia così prossima al Paradiso!». L’altro francobollo, contraddistinto dalla lettera B zona 1 (1,15 euro, Europa e bacino del Mediterraneo), è opera di Mimmo Paladino, artista ancora in attività e tra i massimi esponenti della transavanguardia italiana (a lui si devono anche le illustrazioni presenti nel nuovo Messale romano). Nel suo francobollo attorno al profilo di Gerardo Sasso, c’è una serie di elementi figurativi: «i limoni e la castagna, perché la città di Scala è sul mare ma è anche molto in alto, quasi un comune montano, la Torre dello Ziro, a difesa della costa e la croce dell’Ordine di Malta» che riconosce il benedettino di Scala come proprio fondatore. Per questa ragione Sasso è già stato raffigurato su dentelli postali delle Poste Magistrali (l’Ordine di Malta, che ha sede a Roma, è sovrano, batte moneta ed emette francobolli propri – ndr) nel 1999 e nel 2016.

Monaco e medico

Ma chi fu Gerardo Sasso? Ce lo ricorda il testo scritto a quattro mani dal francescano Enzo Fortunato e da Luigi Mansi, sindaco di Scala, per l’agile pubblicazione di Poste Italiane che tradizionalmente accompagna ogni emissione: Sasso fu «uno dei tanti monaci – medici scalesi/amalfitani –– che nel corso dell’XI secolo già collaboravano con la Scuola Medica Salernitana. Appartenne all’Ordine benedettino e si formò presso il monastero dedicato ai santi Benedetto e Scolastica a Tavernata di Scala». Poi il viaggio in Terra Santa, ancor prima di san Francesco d’Assisi, per dar conforto alle sofferenze fisiche e spirituali dei pellegrini. Nell’ospedale di San Giovanni, da lui voluto, si occupò dei malati e degli indigenti; diventando già allora – ricorda fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villa Boas, luogotenente interinale del Sovrano militare ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta (Smom), – il «signore degli infermi».

La fama delle sue benefiche attività non tardò ad arrivare a Roma, tanto che il 15 febbraio 1113 papa Pasquale II decise di porre l’Ordine degli spedalieri di San Giovanni di Gerusalemme sotto la protezione della Chiesa, riconoscendogli il diritto di assicurare, senza altre interferenze civili o religiose, la continuazione dell’opera eleggendo, a tempo debito, il successore di fra’ Gerardo. Sul quale, ammettono allo Smom, ci sono arrivate poche informazioni, alcune di queste neanche scritte da suoi contemporanei. Di lui resta «il carisma, l’intuizione di mettersi al servizio dei poveri e dei malati vedendo in loro il volto di nostro Signore, che hanno ispirato generazioni di membri e volontari dell’Ordine di Malta».

Scala a 900 anni dalla morte

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, presente alle celebrazioni dei giorni scorsi a Scala, si è detto affascinato da questa figura di uomo del Mezzogiorno «che in un’epoca di scontri tra culture e religioni diverse decise di investire il suo patrimonio, il suo bagaglio di conoscenze per rafforzare la cura, gli ospedali, le strutture sanitarie. Egli immaginava un dialogo tra culture e religioni diverse e infatti ha creato ospedali che curavano tutti senza distinzioni».

Nell’omelia della messa solenne da lui presieduta, il cardinale Angelo Becciu, delegato speciale del Papa presso il Sovrano Militare Ordine di Malta nonché prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha messo in risalto come la difesa della fede, per il beato, significasse «mettere Dio al primo posto nella nostra vita, nelle scelte quotidiane e nella passione di farlo conoscere e amare». È così, ha proseguito Becciu, «che ogni membro dell’Ordine di Malta diventa un evangelizzatore, portatore sano della Parola di Gesù che è parola di rispetto per l’altro, di attenzione al contesto culturale senza alcuna imposizione ma capace di comunicare per attrazione e contagio la gioia della propria fede e il modello del proprio stile di vita».

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