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«Israele Stato ebraico, una legge inconcepibile»

Terrasanta.net
31 luglio 2018
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«Israele Stato ebraico, una legge inconcepibile»
Uno scorcio del palazzo del Patriarcato latino di Gerusalemme. (foto M. Gottardo/Cts)

Con una dichiarazione diffusa il 30 luglio, il Patriarcato latino di Gerusalemme si unisce alle voci critiche sulla legge di «Israele Stato-nazione del popolo ebraico» approvata il 19 luglio scorso.


(g.s.) – Non sono poche, in Israele e altrove nel mondo (dentro e fuori l’ebraismo), le voci che contestano la legge su Israele Stato-nazione del popolo ebraico, approvata dal Parlamento israeliano il 19 luglio scorso. Il 30 luglio si è espresso con una dichiarazione pubblica anche il Patriarcato latino di Gerusalemme, la diocesi cattolica di rito latino che ha giurisdizione su tutta la Terra Santa, Giordania e Cipro incluse.

Il testo ci ricorda che la legge in questione è stata inserita tra le norme fondamentali (Basic Law) di Israele e ha quindi un rango costituzionale. Il che, osserviamo noi, la pone in posizione sovraordinata rispetto alle altre leggi e rende meno agevole emendarla. Anche per questa ragione al Patriarcato latino la considerano «motivo di grande preoccupazione».

Nel definire Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, il nuovo testo normativo «non offre alcuna garanzia costituzionale per i diritti degli autoctoni e delle altre minoranze che vivono nel Paese», osserva la dichiarazione della curia patriarcale, annotando che «i cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono il 20 per cento della popolazione, restano totalmente ignorati da questa legge».

Dunque, leggiamo nel comunicato dei cattolici latini, abbiamo a che fare con una legge costituzionale, che esclude anziché includere; è «politicizzata più che fondata sulle norme fondamentali comuni e accettabili per tutte le componenti della popolazione»; suscita contestazioni anziché consenso. È inoltre «inconcepibile» perché ignora «un intero segmento di popolazione, come se i suoi membri non fossero mai esistiti. Anche nel caso in cui tale legge non avesse effetti concreti, essa manda un segnale inequivocabile ai cittadini palestinesi di Israele, comunicando loro che in questo Paese non sono a casa».

Un segnale confermato dal fatto che «la lingua araba è stata degradata da lingua ufficiale a lingua “a statuto speciale”, e ci si è assunti l’impegno di lavorare per lo sviluppo dell’insediamento degli ebrei (in corsivo nel testo – ndr) sul territorio, senza nessuna menzione allo sviluppo del paese per il resto dei suoi abitanti».

«In altre parole, la legge dice che ebrei ed arabi non hanno gli stessi diritti», ed è dunque una legge discriminatoria, che – osserva il Patriarcato latino nella sua dichiarazione – contravviene quanto previsto dalla Risoluzione 181, adottata il 29 novembre 1947 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e persino dalla Dichiarazione di Indipendenza dello Stato di Israele.

Le norme varate pochi giorni fa della Knesset contraddicono inoltre, a parere del Patriarcato latino di Gerusalemme, un’altra delle leggi fondamentali di Israele, quella intitolata Dignità umana e Libertà promulgata nel 1995 che garantisce il rispetto della dignità di ogni persona. La curia cattolica latina è netta: «Dove c’è discriminazione, non c’è dignità. Non è sufficiente avere e garantire diritti individuali. Ogni Stato con al suo interno larghe minoranze dovrebbe riconoscere i diritti collettivi di queste minoranze, e garantire la difesa della loro identità collettiva, comprese le tradizioni religiose, etniche e sociali».

Nelle righe conclusive, senza mezzi termini, la dichiarazione del 30 luglio propone l’obiezione di coscienza: «I cittadini cristiani di Israele hanno la stessa preoccupazione di ogni altra comunità non-ebraica nei confronti di questa legge. Fanno appello a tutti gli appartenenti allo Stato di Israele che ancora credono nel concetto fondamentale dell’eguaglianza tra i cittadini di una stessa nazione, perché esprimano la loro obiezione a questa legge e ai pericoli derivanti da essa per il futuro di questo Paese».

Clicca qui per la versione integrale della Dichiarazione, pubblicata nel sito del Patriarcato latino di Gerusalemme

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