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Dalla Giordania il pane più antico del mondo

Christophe Lafontaine
25 luglio 2018
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Dalla Giordania il pane più antico del mondo
Una delle strutture in pietra di Shubayqa 1, ove sono state rinvenute antichissime briciole di pane. (foto Arranz-Otaegui et al. 2018)

Sarebbe stato cotto 14.400 anni fa da genti che ancora ignoravano l’agricoltura. Briciole di questa focaccia di cereali non lievitata sono venute alla luce negli scavi archeologici di Shubauyqa.


Abitualmente gli storici legano l’avvento del pane nell’alimentazione umana alla comparsa dell’agricoltura, vale a dire all’addomesticamento dei cereali e delle leguminose, fase che gli studiosi denominano «rivoluzione neolitica» e datano all’incirca all’ottavo millennio avanti Cristo.

Una scoperta fatta in un sito archeologico in Giordania tra il 2012 e il 2015 indica però che i cacciatori-raccoglitori del Mediterraneo orientale sapevano preparare il pane ben prima dell’era agricola. Fino ad oggi si riteneva che il più antico reperto di pane fin qui rinvenuto fosse quello proveniente dal sito turco di Çatal Höyük, risalente a 9.100 anni fa. Ora, però, sono le briciole ritrovate nel «deserto nero» al nord-est della Giordania negli scavi di Shubauyqa 1, d’epoca natufiana (che coincide col finire del Paleolitico in Medio Oriente), a provenire dal pane più antico del mondo.

A dire di Amaia Arranz-Otaegui, ricercatrice e archeo-botanica dell’Università di Copenhagen, «la presenza del pane in un sito tanto antico è qualcosa di eccezionale». La principale autrice della ricerca pubblicata il 16 luglio scorso nella rivista scientifica statunitense Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) scrive: «Ora sappiamo che prodotti simili al pane venivano cucinati ben prima dello sviluppo dell’agricoltura».

La scoperta è dovuta a un gruppo di ricercatori britannici e danesi che fanno capo alle università di Copenhagen e di Cambridge oltre che all’University College London (Ucl), un’istituzione accademica della capitale del Regno Unito. Gli addetti agli scavi hanno studiato avanzi di cibo carbonizzato scoperti in un forno in pietra, una struttura ovale con al centro un buco e circondata di pietre di basalto disposte con cura. Poi hanno analizzato e datato 24 resti di quel pane, anche grazie a un microscopio elettronico a scansione.

Più che di pane, in realtà, sarebbe meglio parlare di una galletta di cereali, piuttosto piatta perché cotta probabilmente senza lievito. L’aspetto sarebbe simile a quello che oggigiorno ha la pita (tipica focaccia mediorientale) e presenta molte similitudini con altri pani piatti e non lievitati scoperti in siti d’epoca neolitica e romana in Turchia e in Europa.

I natufiani d’Oriente avrebbero dunque prodotto questo pane – quattromila anni prima dell’apparizione «ufficiale» dell’agricoltura – a partire da cereali selvatici (non ancora coltivati) come l’orzo, il farro o l’avena, oltre che dai tuberi di un progenitore del papiro acquatico macinati e ridotti in farina.

«A questo punto dobbiamo domandarci se esista una relazione tra la produzione di pane e le origini dell’agricoltura», ha sottolineato Amaia Arranz-Otaegui. «È possibile che il pane abbia indotto le persone a lanciarsi nelle colture e nell’agricoltura una volta che l’alimento era diventato molto richiesto e ricercato», dice la studiosa. Detto in altri termini: è la domanda che ha generato l’offerta e che ha favorito l’avvento del mercato agricolo?

Di certo la cultura natufiana è caratterizzata dalle prime esperienze di sedentarizzazione in Medio Oriente. È perciò agevole comprendere come il regime alimentare abbia iniziato a mutare in quell’epoca. Poiché i cereali non venivano ancora coltivati, possiamo scommettere che il pane dovesse essere un bene raro, dato l’intenso lavoro richiesto per la sua preparazione e l’assenza di produzione agricola.

Bisogna forse dedurre che la preparazione e il consumo di pane erano riservati, occasionalmente, a feste o cerimonie rituali. I ricercatori non hanno ancora una risposta certa, ma sembra molto probabile che i cacciatori-raccoglitori utilizzassero il pane arrotolandolo intorno alla carne grigliata come ad ottenere un antenato del sandwich. Le ossa di una dozzina di animali ritrovate insieme alle briciole di pane confermerebbero questa ipotesi. La scoperta è importante perché per la prima volta osserviamo questi ingredienti uniti insieme a formare un pasto.

Quale che fosse il suo impiego, se per scopi rituali o per particolari occasioni sociali, il pane si sarebbe affermato a poco a poco come alimento vitale dagli importanti valori nutritivi, portando a un innalzamento della glicemia nell’uomo. I natufiani hanno senza dubbio gettato le premesse della rivoluzione agricola nell’intento di produrre il pane in modo più pratico. Ciò spiegherebbe perché i popoli antichi abbiano cominciato prima di tutto a coltivare il grano e l’orzo, cereali che già occupavano un posto particolare nella loro dieta quotidiana.

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