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Mosul, la rivincita dei libri

Eleonora Prandi
20 febbraio 2018
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Mosul, la rivincita dei libri
Gli scaffali di una generica biblioteca. Anche a Mosul, in Iraq, i libri ritrovano cittadinanza.

I totalitarismi riducono gli spazi delle idee, della cultura, dei libri. Così ha fatto anche il sedicente Stato islamico, dove si è affermato, negli anni scorsi. Ma ora tornano libri e idee. Come a Mosul.


«Mentre vivevamo sotto il giogo dello Stato islamico, mi sono detto che era assolutamente necessario aprire questo posto, vi era la necessità di informare le persone, illuminare le menti, portare nuove idee». Questo afferma, intervistato dal Middle East Online, Fahd Sabah, ingegnere poco più che trentenne, guardando con orgoglio il suo Book forum, il caffè letterario di cui è fondatore e che ha contribuito a rilanciare la scena culturale di Mosul (Iraq) in seguito alla liberazione della città nel luglio 2017.

Gli iracheni sono famosi nel mondo arabo per la loro cultura letteraria. Mosul, capitale della provincia di Ninive e situata all’incrocio delle antiche rotte commerciali, vantò a lungo sulla sua famosa via Al-Nujaifi un numeroso gruppo di librerie che organizzavano altrettanti eventi culturali. Ma l’occupazione della città da parte del sedicente Stato islamico durata tre anni e conclusasi nell’estate del 2017, aveva visto la metodica distruzione delle librerie e tutti i libri bruciati pubblicamente.

Dopo la cacciata degli jihadisti da Mosul non mancarono iniziative culturali spontanee come il Book Pavé fuori dall’università sfregiata dalla battaglia della città, un mercatino di libri usati organizzato da alcuni attivisti. Ali Najam studente di 23 anni, avventore del Book forum e assiduo frequentatore delle bancarelle di libri usati poste qua e là in città accanto alle carcasse di cemento degli edifici colpiti dalle bombe, afferma: «Sono convinto del disperato bisogno di cultura delle persone come contributo alla ricostruzione delle coscienze dopo le difficoltà e gli orrori della guerra. La ricostruzione dello spirito, è ancora più importante della ricostruzione delle case e della città».

Anche gli scrittori rimasti in zona hanno voluto dare un segno della necessità di appellarsi alla cultura e hanno formato il sindacato degli scrittori della provincia di Ninive. Abdelmonim al-Amir, capo del sindacato, parla della necessità di ridare dignità all’immaginario mondiale di Mosul, non più città di sangue, morte e distruzione ma città viva e pulsante di iniziative e cultura. «Gli abitanti e gli artisti devono far risplendere la dimensione umana, culturale e accademica di Mosul», ha affermato, aggiungendo «Anche le autorità devono ora compiere il loro dovere e farsi promotrici della rinascita della città. Ora che la terra è stata liberata, dobbiamo liberare le menti e le idee».

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