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La Comunità di Taizé vicina ai copti in Egitto

Christophe Lafontaine
6 ottobre 2017
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La Comunità di Taizé vicina ai copti in Egitto
La croce di Taizé.


Dal 26 settembre al 1 ottobre la Comunità ecumenica di Taizé ha riunito 200 giovani cristiani in Egitto. Il priore di Taizé ha anche incontrato il papa dei copti ortodossi.


Un vero melting-pot cristiano. In Egitto, rispondendo all’invito della Comunità di Taizé, si sono riuniti circa 200 giovani, per metà provenienti da diverse città del Paese e per metà da 22 altri stati del Medio Oriente e d’Europa: francesi, tedeschi, olandesi, polacchi, ma anche iracheni, libanesi e persino due etiopi.

L’incontro si è tenuto nella comunità di Anafora, a 75 chilometri a nord del Cairo, sulla strada verso Alessandria, un luogo copto ortodosso di ritiro fondato nel 1999 da Mons. Anba Thomas, vescovo copto di El Qusseia, Meir e Anafora.

È la prima volta che la comunità di Taizé organizza un evento del genere nel mondo arabo, sotto il segno dell’incontro, dell’unità e della pace in un paese scosso dal terrorismo. Frère Alois, priore della Comunità di Taizé dal 2005, era accompagnato da alcuni fratelli. «È più di un incontro, ha spiegato al giornale La Croix, è un pellegrinaggio di fiducia». «La situazione oggi esige di essere più aperti ai fratelli cristiani dei Paesi a maggioranza musulmana» ha aggiunto.

«L’obiettivo di questo incontro era portare in Egitto una piccola delegazione di giovani di diverse chiese e di diversi Paesi, per incontrare la Chiesa copta ortodossa» ha spiegato l’organizzatore dell’incontro, frère Maxime ai microfoni di Radio Chretienne Francophone (Radio Cristiana Francofona, RCF). Per lui, da questa esperienza bisogna conservare «la gioia di essersi incontrati in maniera reale, per più giorni, tra molti giovani delle due rive del Mediterraneo, geograficamente molto vicine. Si sente una grande sete di scoprirsi gli uni gli altri. Ed è stato bello vedere come la spiritualità e i gesti pratici che viviamo a Taizé si sono sposati bene con la liturgia copta».

L’incontro includeva dei momenti di scambio, di preghiera e delle visite culturali, oltre a dei momenti di discussione con Mons. Anba Thomas e frère Alois, dei laboratori, celebrazioni in inglese, arabo e copto. Ma anche un incontro all’Istituto di studi orientali del Cairo con i fratelli domenicani e Oussama Nabil, professore all’Università di Al-Azhar, e infine una visita al monastero Saint Macaire di Wadi Natrun. La Comunità di Taizé voleva scoprire e far scoprire due millenni di presenza cristiana e di tradizione di preghiera in Egitto, coloro che vivono il Vangelo in questa terra, il richiamo del deserto che ha fatto nascere la vita monastica, l’incontro fruttuoso tra le culture egiziana, greca e araba e la sua fecondità odierna, l’impegno sociale delle comunità cristiane verso i più poveri.

Durante gli scambi, ciascuno ha potuto raccontare la sua maniera di vivere la fede e le sue difficoltà. Secondo il giornale La Croix la maggior parte dei partecipanti era d’accordo nel dire che «in Egitto la situazione dei cristiani è più facile nelle grandi città, negli ambienti istruiti e tolleranti, ma che, soprattutto nei villaggi dell’alto Egitto, la situazione è difficile».

L’ultimo giorno del pellegrinaggio al Cairo, frère Alois è stato fraternamente accolto da Papa Tawardos, capo della Chiesa copta ortodossa, nella sua residenza sul lago Maryut. Il dialogo è subito andato all’incontro vissuto dai 200 giovani, alla pastorale giovanile e all’urgenza della riconciliazione tra cristiani. Successivamente, sempre ai microfoni di RCF, frère Maxime ha ricordato dell’incontro «un clima di eccezionale benevolenza lasciato dalla visita di Papa Francesco. Papa Tawardos ha mostrato un reale interesse per quello che viviamo a Taizé».

Il pellegrinaggio di fiducia si è svolto sullo sfondo di gravi problemi in Egitto dato che, come l’attualità ci ricorda, i copti sono ancora vittime di attentati. I cristiani in Egitto rappresentano tra l’8 e il 10 per cento della popolazione. Il gruppo Daesh li ha designati come una delle sue vittime privilegiate.

 

 


 

L’Egitto promuove il «Cammino della Sacra Famiglia»

 

Il ministro egiziano del Turismo, Yahya Rashid, a inizio ottobre è stato di nuovo in visita in Vaticano con l’obiettivo di trovare appoggio e collaborazione per lo sforzo fatto dal governo egiziano di promuovere il pellegrinaggio lungo il «Cammino della Sacra Famiglia». L’Egitto punta a rilanciare questo itinerario che percorre i luoghi attraversati, secondo la tradizione, da Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù durante la fuga in Egitto per evitare la violenza di re Erode. Papa Francesco non ha mancato di salutare, durante l’udienza generale del 4 ottobre 2017 a piazza San Pietro, i membri della delegazione interreligiosa inviata dal ministro egiziano del Turismo per far benedire un’icona che rappresenta la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, riportano le fonti vaticane. Durante l’udienza, il Papa ha ricordato la storia di santità dell’Egitto: «Ricordo con affetto la mia visita apostolica nella vostra bella terra e del suo popolo generoso, terra sulla quale hanno vissuto la Vergine Maria, il bambin Gesù e tanti profeti, terra benedetta nel corso dei secoli dal sangue dei martiri e dei giusti, terra di vita fraterna e di ospitalità, terra di incontro, di storia e di civiltà». E ha concluso: «Che il Signore vi benedica tutti e protegga il vostro Paese, il Medio Oriente e il mondo intero da tutti i mali, da tutto il terrorismo e dal maligno!».

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