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Amos Oz contro il fanatismo

Gabriele Monaco
26 ottobre 2017
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Amos Oz contro il fanatismo

Tre saggi brillanti, tre argomenti diversi. Ma seppur interessante, arguto e ben scritto, il nuovo libro di Amos Oz non è proprio un nuovo libro di Amos Oz.


Il suo nome campeggia in copertina, ma il nuovo libro dello scrittore israeliano Amos Oz è, in realtà, una raccolta di tre saggi, solo due dei quali davvero firmati dall’autore. Il primo, che dà il titolo al libro, amplia il testo di Contro il fanatismo, pubblicato sempre da Feltrinelli nel 2002. Il secondo e più lungo è una rivisitazione di un testo scritto dalla figlia dello scrittore, la professoressa Fania Oz-Salzberg, integrato con stralci di un’altra pubblicazione di Oz, risalente al 1998. Il terzo saggio si basa su una conferenza tenuta nel 2015, aggiornata e completata.

Quello che ci si trova tra le mani dopo aver preso Cari fanatici dallo scafale, quindi, non è esattamente il nuovo libro di Amos Oz, quanto piuttosto una raccolta aggiornata di suoi vecchi interventi, solo il primo dei quali davvero incentrato sul tema del fanatismo. Gli altri due, pur trattando il tema in maniera marginale, approfondiscono in realtà altri argomenti: la cultura ebraica e la situazione israelo-palestinese. Questo è il principale difetto del libro: non centrare il suo titolo. Anche se, detto questo, il testo è brillante e gli argomenti interessanti. Oz si fa apprezzare soprattutto per la lucidità, la capacità di vedere le cose come stanno e il coraggio di dirle senza paura di risultare controverso.

Il primo saggio, Cari fanatici, è scorrevole, arguto, minuzioso nella sua ricerca del fanatismo, anche del più insospettabile. Oz lo ha scovato ovunque, come fosse un minuscolo virus che si manifesta prima con sintomi trascurabili, per provocare poi danni sempre più gravi alla società. Perché tanto il fanatismo religioso del sedicente Stato islamico, quanto quello dei più accaniti conservatori nella cristianità, così come quello degli estremisti di destra o di sinistra, sono manifestazioni “allo stadio terminale” di problematiche diffusissime nella nostra società. Oz rileva e traccia il ritratto del fanatismo in ogni schieramento politico, in ogni religione, in ogni ideologia, in ogni comportamento, e riesce così a evidenziare come nessuno ne sia immune. L’unico vaccino è la capacità, da allenare sempre, di accettare l’altro e la sua diversità; perché il fanatico è, in fin dei conti, una persona «che sa contare solo fino a uno».

Il secondo saggio, Tante luci e non una luce, scritto a quattro mani con la figlia Fania Oz-Salzberg, è un’analisi della cultura ebraica e della sua storia, ricca (ovviamente) di riferimenti ed esempi biblici, oltre che della sottile ironia tipica delle storie dei rabbini. Il tema fanatismo, qui, fa solo una rapida comparsa. Perché nemmeno il «popolo eletto» è immune a questa malattia, anzi. Oz e sua figlia si concentrano proprio su un’analisi disincantata della situazione sociale, culturale e politica di Israele, con una lucidità fuori dal comune, senza mai indorarsi la pillola. E il loro essere ebrei dà loro ancor più autorità. Segnaliamo però una caratteristica del testo, a tratti molto evidente, che ad alcuni potrebbe risultare fastidiosa: le quattro mani che l’hanno scritto in alcuni punti si distinguono facilmente e il discorso risulta singhiozzante.

Il terzo saggio, Sogni di cui Israele farebbe bene a sbarazzarsi il prima possibile, come si capisce già dal titolo è fortemente influenzato da due caratteristiche: una pungente ironia e una disillusione che ha l’effetto di una ventata di aria fresca per chi si occupa del conflitto israelo-palestinese. Senza mezzi termini, Oz distrugge uno a uno i pilastri su cui si basa la retorica che racconta questa ferita del Medio Oriente. Torna, stavolta con più peso, il tema del fanatismo: una malattia che in questo caso rende incapaci di vedere la realtà per come davvero è e di prendere delle decisioni che risparmierebbero ulteriori sofferenze. Oz si schiera da subito a favore della soluzione dei due Stati, Israele e Palestina, quasi più per praticità che per ideologia: come potrebbero, infatti, israeliani e palestinesi cominciare una luna di miele in un unico Paese dopo tutto il sangue versato? Ma la pace si deve fare, e non si può fare da soli. Sia Israele che il mondo arabo devono accettare la presenza dei loro vicini abramitici. Come tutti, devono rendersi conto che non possiamo continuare a «contare solo fino a uno».


Amos Oz
Cari fanatici
Feltrinelli, Milano 2017
pp. 110 – 10,00 euro

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