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Pizzaballa: «Il diavolo sembra aver preso casa a Gerusalemme»

Terrasanta.net
22 settembre 2016
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Pizzaballa: «Il diavolo sembra aver preso casa a Gerusalemme»
L'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa saluta i fedeli che lo accolgono nella co-cattedrale latina di Gerusalemme. (foto Hadas Parush/Flash90)

Il pomeriggio del 21 settembre, mons. Pierbattista Pizzaballa ha fatto il suo ingresso ufficiale nella Città Santa come amministratore apostolico del patriarcato latino. Ampi stralci del suo discorso.


(g.s.) – Cosa porta nel cuore il nuovo amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme? Cosa sogna per la Chiesa particolare che il Papa ha affidato alle sue cure il 24 giugno scorso? Quali intuizioni guideranno il suo episcopato?

Domande che trovano qualche risposta nel discorso che mons. Pierbattista Pizzaballa ha rivolto ieri, 21 settembre, al suo clero e al popolo cattolico di Gerusalemme radunati per la celebrazione dei vesperi nella co-cattedrale latina nel giorno dell’ingresso ufficiale del neo arcivescovo in diocesi.

«Ho incominciato il mio servizio nel giorno in cui la Chiesa commemorava la nascita di Giovanni il Battista e ispirandomi alla sua figura ho pensato l’inizio del mio ministero come un “Preparare la Via… Vie aperte, spianate, libere da tutto ciò che ostacola l’incontro con Lui e tra di noi”. (…) Non posso che ribadire nuovamente questa volontà. Accogliere, ascoltare, discernere e, insieme, orientare il cammino della Chiesa per i prossimi anni. So che non sarà facile. Non sono ingenuo. Dopo la gioia della trasfigurazione, c’è la discesa dal Monte, nella vita ordinaria e quotidiana, con il suo carico di gioie certamente, ma anche di problemi, sofferenze e divisioni. E a Gerusalemme, e più in generale in Terra Santa, le divisioni non mancano. E sono dure, feriscono nella nostra vita quotidiana. Lo constatiamo continuamente: nella vita politica e sociale, con un conflitto politico che sta logorando la vita di tutti, nella dignità offesa, nella mancanza di rispetto dei diritti basilari delle persone; le vediamo anche nelle relazioni intra-religiose, tra le nostre Chiese e non di rado anche all’interno delle nostre rispettive Chiese. Il diavolo, che è all’origine delle divisioni, sembra avere preso casa a Gerusalemme».

In un contesto simile, tutt’altro che roseo, ammonisce l’arcivescovo, «siamo chiamati ad essere Chiesa, cioè a dare la nostra testimonianza di unità. Qui, in questo contesto lacerato e diviso, insomma il primo annuncio da dare è l’unità, che comincia da noi, all’interno della nostra casa». Una casa che si apre anche alle buone relazioni ecumeniche. Monsignor Pizzaballa lo ribadisce: «Fin da ora assicuro la mia volontà di operare per la comunione e l’armonia vicendevole. Non possiamo, infatti, permetterci di dare lezioni di dialogo al mondo, se tra noi regnano le divisioni e la sfiducia!

«Gerusalemme richiama alla Pasqua», ricorda al suo popolo l’amministratore apostolico. «Al Santo Sepolcro – continua – è sempre Pasqua, cioè passaggio: dalla morte alla vita, dal buio alla luce, dalla sfiducia dei discepoli di Emmaus allo slancio degli apostoli a Pentecoste. Dobbiamo, vogliamo allora diventare esperti di una vita che viene dalla croce, che non si rassegna alla morte, ma la vince con l’amore».

È proprio alla presenza, viva e realissima, del Risorto che mons. Pizzaballa si consegna: «Desidero svolgere il mio servizio di vescovo nella luce pasquale. Di fronte ai tanti segnali di morte dentro e attorno a noi, vorrei accompagnare questa nostra chiesa a rileggere la propria storia, come Gesù ha fatto con i discepoli di Emmaus, per scoprire una Presenza che mai ci ha abbandonato e che è sorgente di vita perenne. E interrogarci se ci crediamo veramente. Se veramente pensiamo che Cristo è sorgente di forza e vita».

Sul finire, un nuovo appello all’unità dei cuori e degli intenti: «Desidero che le diverse anime che compongono questa nostra Chiesa, unica ma pluriforme, collaborino sempre più e sempre meglio. (…) Per me essere chiesa significa sentirci tutti parte di un unico corpo e partecipi gli uni degli altri. Spero che questo sentimento sia condiviso anche da voi».

Le ultime sono parole di gratitudine ed invocazione: «Desidero essere il vescovo di tutti e per tutti. Auspico la piena collaborazione di tutti. Vi ringrazio di avermi accompagnato fin qui con la vostra preghiera e partecipazione. Ho vissuto momenti molto belli e intensi che mi hanno confortato e consolato. Siete stati il conforto di Dio in questi ultimi mesi. Possa Dio sostenere il nostro cammino incontro a Lui, apra i nostri occhi sulle sofferenze di questa Terra e dei suoi abitanti e ci renda capaci di consolazione e conforto».

Clicca qui per la versione integrale dell’omelia di mons. Pizzaballa dal sito del patriarcato latino di Gerusalemme.

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