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Il rigore di Ramadan nelle terre controllate dallo Stato islamico

Carlo Giorgi
17 luglio 2015
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Il rigore di <i>Ramadan</i> nelle terre controllate dallo Stato islamico
Un gruppo di donne in una via di Raqqa, la città siriana diventata roccaforte del sedicente Stato islamico.

In questi giorni i musulmani di tutto il mondo celebrano l’Id al-Fitr, che segna la fine del mese di Ramadan. Non sarà un’occasione però così felice, quest’anno, nelle regioni della Siria e dell’Iraq controllate dal sedicente Stato islamico. Durante il mese di Ramadan appena trascorso, infatti, i fondamentalisti hanno imposto un clima poliziesco e pene severe per chi non rispettava il digiuno.


Tra oggi e domani – a seconda dell’area geografica di appartenenza – i musulmani di tutto il mondo celebrano l’Id al-Fitr, o Festa dell’interruzione (del diguno), il giorno gioioso che segna la fine del mese di Ramadan. Non sarà un’occasione però così felice, quest’anno, in particolare nelle regioni della Siria e dell’Iraq controllate dal sedicente Stato islamico. Durante il mese di Ramadan appena trascorso, infatti, i fondamentalisti hanno imposto un clima poliziesco e pene severe per chi non rispettava il digiuno.

L’Osservatorio siriano sui diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra, ha dichiarato che durante il mese di digiuno lo Stato islamico avrebbe punito almeno 94 persone, compresi cinque adolescenti dai 13 ai 16 anni. Chi ha infranto il precetto sarebbe stato punito con frustate, appeso per le braccia o chiuso in anguste gabbie di metallo. Tutte le vittime sarebbero sopravvissute al supplizio e poi rilasciate. Gli episodi di cui informa l’Osservatorio sarebbero avvenuti nelle province siriane di Raqqa, Aleppo e Deir el-Zor. Particolarmente grave la punizione inflitta ai cinque adolescenti, soprattutto se si pensa che il digiuno, per i più piccoli, non sempre è considerato tassativo: uno dei ragazzi sarebbe stato rinchiuso in una gabbia, gli altri quattro, appesi a delle croci.

Secondo il sito d’informazione libanese Now, i siriani residenti nel territorio dello Stato islamico per la prima volta hanno fatto esperienza delle frustate come forma di punizione per il mancato rispetto del digiuno di Ramadan. In alcune aree le frustate inflitte a ciascuno sarebbero state almeno 70. Alla punizione corporale segue l’obbligo per il colpevole, di partecipare a corsi sulla sharia. Lo Stato islamico avrebbe imposto anche cambiamenti «formali» relativi a riti e preghiere del periodo di Ramadan: ad esempio, avrebbe imposto che la preghiera del Tarawih, tipica del Ramadan, debba avere non più di otto prostrazioni e che l’uso – molto comune in Siria – di pronunciare alcune preghiere aggiuntive, intervallate alle prostrazioni, sia da considerare eretico. Avrebbe imposto agli imam di leggere non meno di una pagina del Corano ogni due prostrazioni. E avrebbe distribuito sussidi e dispense in tutte le moschee, perché ciascun imam potesse istruire i propri fedeli con una lezione, ogni giorno di Ramadan. Durante questo periodo, inoltre, l’attività dell’Hisbah, una sorta di «buoncostume», sarebbe aumentata soprattutto nelle aree adibite a mercato. Sarebbe aumentata la componente femminile dell’Hisbah e accresciuti anche i casi di donne punite in strada da agenti-donne, soprattutto per non aver rispettato i codici morali riguardanti l’abbigliamento.

Il clima sarebbe cambiato al punto che sono molto diminuite anche le visite serali a parenti e ad amici, che invece costituiscono una caratteristica tipica del mese di Ramadan. Le visite sono diventate più rare, fatte nelle immediate vicinanze della propria abitazione, solo ai conoscenti più fidati. Molte famiglie hanno preferito evitare di rivedere i figli che vivono lontani da casa, per studio e lavoro o, peggio, per aver abbracciato le armi in fazioni diverse dallo Stato islamico. Molti hanno preferito addirittura non farli tornare a casa, per paura che gli uomini del Califfo impediscano loro di ripartire.

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