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La Grotta dei Sette dormienti

Giampiero Sandionigi
20 gennaio 2015
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Poco a sud-est di Amman, in Giordania, siamo ad Al Raqim. Nel fianco di una bassa collina è scavata un'antica sepoltura bizantina, diventata santuario islamico. Il luogo celebra la fede incorruttibile nell'unico Dio e si rifà ad un'antica narrazione cristiana, poi ripresa anche dal Corano. È la storia dei sette dormienti. Ve la raccontiamo.


Nel cuore del Corano sta la Sura 18. Nota anche come Sura della Caverna, essa contiene tre narrazioni, la prima delle quali parla proprio di una grotta che diede riparo a sette giovani e un cane.

In realtà la Sura invita a non dar peso al numero esatto dei protagonisti, ma a guardare piuttosto al loro esempio di fede salda nel Dio unico. La vicenda è evocata per sommi capi, come fosse data per nota, e in effetti nell’antichità cristiana (preislamica) il racconto era molto popolare. Siamo ai tempi dell’imperatore Decio (249-51) e alcuni giovani cristiani – forse figli di nobili – vengono condotti davanti al magistrato perché abiurino. Rilasciati perché possano riflettere, gli amici decidono di sottrarsi alle persecuzioni riparando in una grotta isolata, dove prendono sonno. Al risveglio uno di loro va in città per acquistare dei viveri, ma si sente spaesato e i mercanti rifiutano di accettare le monete sconosciute con cui vorrebbe pagare la spesa. Il ragazzo comprende che il sonno è durato non poche ore ma duecento anni: siamo nel Quinto secolo, regna Teodosio II (408-50) e il cristianesimo non è più osteggiato.

Seguito da alcuni abitanti della città, il giovane corre dai compagni e racconta la sua scoperta. I giovani si rifocillano e benedicono Dio per il miracolo. Felici, la sera stessa si riaddormentano nel sonno della morte, in compagnia del loro fedele cane. Sul luogo della sepoltura viene edificato un santuario.

Siamo ad Al Raqim, una collina calcarea nei pressi del villaggio di Abu ‘Alanda, 8 chilometri a sud-est di Amman, capitale della Giordania. Nella piccola grotta sono stati scavati tre piccoli vani e sette sarcofagi. Sulle pareti frammenti di intonaco con dipinti di epoca bizantina che alludono al perenne succedersi di vita e morte, e ornamenti floreali. Il complesso è stato riportato alla luce a partire dal 1963 e vi si rinvengono i resti di due moschee. Il luogo si trovava lungo le rotte carovaniere di mercanti e pellegrini diretti alla Mecca.

Dal 2006, a poche decine di metri dalla Grotta sorgono una nuova moschea e un istituto di teologia islamica. Il modesto santuario è visitato da musulmani (non solo sunniti) e cristiani, ma è spesso trascurato dai circuiti di pellegrini e turisti.

Le narrazioni cristiane che hanno ispirato la Sura 18 collocano la vicenda dei Sette Dormienti ad Efeso, nell’attuale Turchia. E infatti anche lì, nei pressi del Monte Pion (Panayır Dağ), una grotta, circondata da un complesso cimiteriale, ricorda gli intrepidi giovani salvati dal misericordioso sonno divino.

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