Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

I classici della pittura europea riletti in chiave palestinese

Carlo Giorgi
27 maggio 2014
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Domenica 25 maggio 2014 la piazza della Mangiatoia, a Betlemme, si è trasformata, in occasione della messa di Papa Francesco, quasi in una galleria d’arte a cielo aperto, grazie a un progetto del Palestinian Museum, istituzione dell’Autorità palestinese che dovrebbe venire inaugurata nel 2015. Sulle facciate dei palazzi spiccavano enormi pannelli con rielaborazioni «attualizzate» di capolavori del Rinascimento e del Barocco europeo...


(c.g.) – Domenica scorsa (25 maggio 2014) la piazza della Mangiatoia, a Betlemme, si è trasformata, in occasione della messa di Papa Francesco, quasi in una galleria d’arte a cielo aperto grazie a un progetto del Palestinian Museum, istituzione dell’Autorità palestinese che dovrebbe venire inaugurata nel 2015 con lo scopo di fare memoria e celebrare la storia e la cultura della società palestinese moderna e contemporanea. Spiccavano, sulle facciate dei palazzi della piazza, enormi pannelli con rielaborazioni «attualizzate» di capolavori del Rinascimento e del Barocco europeo: da opere del Caravaggio – come l’Incredulità di san Tommaso o l’Ecce Homo -, alla Deposizione di Raffaello e al Sacrificio di Isacco di Rembrandt.

Ciascun dipinto è però stato «modificato» con un fotomontaggio: alle immagini a colori dei capolavori antichi sono state unite delle fotografie in bianco e nero della Palestina di oggi, con l’obiettivo di denunciare l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi.

Nell’originale Ecce Homo di Caravaggio, ad esempio, Pilato e un soldato romano mostrano al mondo il Cristo sofferente; nell’immagine sul pannello studiato dal Palestinian Museum, invece, il Redentore è sostituito da un palestinese sottoposto ai controlli di un check-point israeliano. Il quadro di Rembrandt che rappresenta il sacrificio di Isacco raffigura Abramo intento ad uccidere il figlio, mentre preme la sua mano sul volto di Isacco per impedirgli di urlare. Nella versione esposta in piazza a Betlemme, la mano diventa provocatoriamente quella di un soldato israeliano.

La mostra include altre opere. Oltre ad essere esposta in piazza della Mangiatoia, si trova in questi giorni anche al campo profughi di Dehisheh, anch’esso toccato dal Papa nella sua breve sosta sul suolo palestinese.

«Abbiamo cercato di mettere uno di fianco all’altro il messaggio e gli insegnamenti del cristianesimo e la situazione attuale della Palestina – ha spiegato all’agenzia Maan John Persekian, direttore del museo – per offrire attraverso lenti più umane, la comprensione della questione palestinese».

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