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Solenne inaugurazione ieri al Cairo del ministero del papa copto Tawadros II

Terrasanta.net
19 novembre 2012
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Solenne inaugurazione ieri al Cairo del ministero del papa copto Tawadros II
Tawadros II sulla cattedra di san Marco, come patriarca d'Alessandria.

È stato intronizzato ieri, domenica 18 novembre, nella cattedrale di San Marco in Abassiya, al Cairo, papa Tawadros II, centodiciottesimo patriarca di Alessandria dei copti. Alla solenne cerimonia partecipata da decine di migliaia di persone, non era presente però il presidente egiziano Mohamed Morsi. Gli auguri e la preghiera di Benedetto XVI.


(Milano/c.g.) – È stato intronizzato ieri, domenica 18 novembre, nella cattedrale di San Marco in Abassiya, al Cairo, papa Tawadros II, centodiciottesimo patriarca di Alessandria dei copti. Alla solenne cerimonia partecipata da decine di migliaia di persone, non era presente però il presidente egiziano Mohamed Morsi. La sua assenza è stata notata dai media locali ed è stata forse condizionata dalle pressioni dei fondamentalisti islamici. Il presidente, infatti, aveva ricevuto l’invito a partecipare all’intronizzazione; ma influenti leader salafiti nei giorni precedenti si erano messi di traverso, dicendosi contrari alla presenza di un presidente egiziano a una cerimonia religiosa «che contraddice la fede islamica». Il governo egiziano ha comunque presenziato la celebrazione con una delegazione in cui spiccava primo ministro Hisham Qandil. Tra gli ospiti di riguardo, esponenti dell’università islamica Al Azhar, dei Fratelli Musulmani e delle chiese mediorientali – tra i quali il patriarca maronita Bechara Ria e il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Rappresentava la Santa Sede il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Papa Tawadros II, insediatosi ieri, era stato eletto patriarca copto ortodosso lo scorso 4 novembre nel corso di una cerimonia durante la quale il suo nome era stato estratto tra quello di tre candidati, dalla mano di un bambino bendato. Come da tradizione, i tre candidati avevano atteso il responso dell’urna, non in cattedrale ma in un luogo di ritiro. «Io mi sono recato nel monastero di Anba Bishoi, nel deserto occidentale, dove venni ordinato circa 24 anni fa – ha raccontato lo stesso papa Tawadros II al giornale copto Al Watani -. Ho trascorso alcuni giorni digiunando, leggendo e pregando. Domenica 4 novembre, il giorno dell’elezione, ho celebrato la messa coi monaci alle tre e mezza del mattino e poi mi sono ritirato nella mia stanza. Verso le dieci due monaci sono entrati nella mia cella e ci siamo seduti per terra ad ascoltare la messa celebrata nella cattedrale di San Marco, grazie al telefono cellulare di uno di loro. Quando si è saputo che il bambino scelto per estrarre il nome del Papa si chiamava Bishoi, uno dei monaci presenti lo ha letto come una premonizione che il nuovo papa dovesse venire dal monastero di Anba Bishoi, proprio come me. Così abbiamo iniziato a pensare che il nuovo papa sarei potuto essere io. Sono rimasto in silenzio. All’improvviso il cellulare ha perso il segnale e uno dei due monaci è uscito con il telefono in mano per cercare la rete… Pochi minuti dopo si è precipitato nella mia cella gettandosi nelle mie braccia, dicendo che ero stato scelto come nuovo papa. È accaduto tutto così in fretta… Quando siamo usciti per recarci in chiesa a dire una preghiera di ringraziamento, tutto il monastero mi ha accolto con gioia ed entusiasmo».

La cerimonia di ieri nella cattedrale di San Marco è iniziata con la lettura dello Synaxarium, ovvero la lunga storia dei santi della Chiesa copta. Al termine della lettura, il pontefice eletto, accompagnato da vescovi, sacerdoti e diaconi, si è recato fuori dalla cattedrale di fronte alla grande porta chiusa. Al Papa designato è stata data una grande chiave ornamentale, simbolo della responsabilità che stava per prendere. E Tawadros ha aperto la porta pronunciando un versetto del salmo 118: «Apritemi le porte della giustizia, entrerò e celebrerò il signore». Una volta entrato, al suono di tutte le campane della cattedrale, è stato annunciato solennemente il nome del nuovo papa. Tawadros II ha indossato i paramenti da pontefice, è stato incoronato e finalmente si è seduto sulla cattedra di san Marco, l’apostolo che secondo la tradizione ha portato il cristianesimo in Egitto.

Il primo discorso di papa Tawadros II, letto da un altro vescovo presente, era concentrato sull’idea della necessità che la Chiesa copta diventi un gregge unito sotto un solo pastore capace di tenere insieme e servire le sue pecore con il vincolo dell’amore. Tawadros, che in vari momenti della celebrazione si è commosso fino alle lacrime, ha anche espresso le più sincere condoglianze ai famigliari delle vittime dell’incidente stradale di Manfaluot, nell’alto Egitto, in cui sono recentemente morte decine di bambini. Ha inoltre chiesto preghiere perché possa portare la responsabilità di cui è stato caricato.

Fin dalle prime battute del suo pontificato, il nuovo patriarca sembra voler confermare l’idea di essere un pastore buono per il suo popolo, capace di incoraggiare e confermare; e capace anche di uno sguardo positivo sul futuro. Nella prima intervista rilasciata ad Al Watani ha trattato i maggiori problemi che la Chiesa copta dovrà affrontare nei prossimi anni. Tra questi il crescente fondamentalismo, l’emigrazione dei cristiani e il ruolo politico dei copti. «Dobbiamo riconoscere che l’emigrazione è una scelta personale – ha spiegato Tawadros -. In circostanze simili, c’è chi decide di emigrare e chi no. Vorrei dire a coloro che pensano di emigrare perché spinti da fattori che li porteranno a percorsi di probabile realizzazione, fuori dal Paese: perché perdere l’occasione? Ma a coloro che decidono di emigrare per paura dico: non fuggite dall’Egitto. Il nostro Egitto è un posto migliore di qualsiasi altro e riserva maggiori riconoscimenti agli sforzi e ai contributi dei suoi figli. Sono convinto che l’Egitto sia unico quanto ad opportunità e spero che chi detiene il potere possa trasformarle in realtà. La bellezza risiede proprio nella diversità e nella versatilità. E l’Egitto, con i suoi figli cristiani e musulmani è ricco di una diversità che tutti noi dovremmo fare in modo di preservare».

Rispetto al ruolo dei copti in politica, Tawadros II ha così dichiarato: «La Chiesa non ha un ruolo politico da giocare specialmente da quando la rivoluzione del 25 gennaio 2011 ha portato i giovani copti e musulmani a partecipare alle varie attività politiche. Faccio appello ai giovani copti, uomini e donne, perché prendano parte alle attività nelle scuole, nelle università, nella società civile. Li invito ad uscire dalle chiese e a ricordare le parole della Bibbia: «Voi siete il sale della terra, siete la luce del mondo’. Se il sale fa il suo lavoro, si disperde e si scioglie. Il nostro cuore è aperto a tutti. Offriamo il nostro amore senza distinzioni a tutti, anche a coloro che ci odiano. Voglio aprire una nuova pagina con ogni persona e ogni corrente, compreso il partito Libertà e Giustizia dei Fratelli Musulmani. Ringrazio il Signore che le relazioni della Chiesa copta con il presidente (Morsi) sono basate sull’affetto e il rispetto. Preghiamo il Signore che gli dia forza e aiuto per servire il Paese». Rispetto alla crescita dell’integralismo islamico, Tawadros ha così commentato: «È vero che le correnti islamiste sono oggi più fiorenti. Ma noi crediamo nell’ultima parola che Gesù Cristo ci ha lasciato: “Sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo”».

La Chiesa copta celebrerà il nuovo papa per tre giorni. Benedetto XVI da Roma si è unito ai sentimenti festosi dei copti inviando una lettera personale affidata al card. Koch. «Prego lo Spirito Santo – scrive tra l’altro Ratzinger – che la sostenga nel suo ministero, così che il popolo affidato alle sue cure possa sperimentare l’insegnamento del Buon Pastore. Possano essi essere benedetti con la serenità (necessaria) a offrire il loro contributo al bene della società e del benessere di tutti i loro connazionali». «Prego anche – aggiunge Benedetto XVI – che le relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa copta ortodossa continuino a farsi sempre più strette, non solo in fraterno spirito di collaborazione ma anche attraverso un approfondimento del dialogo teologico che ci permetterà di crescere in comunione e di dare testimonianza davanti al mondo della verità salvifica del Vangelo».

Il primo anno del nuovo papa copto dovrà trascorrere nel digiuno, eccetto che per le sette grandi feste prescritte (l’Annunciazione, il Natale, l’Epifania, la domenica delle Palme, la Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste).

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