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Israele e il terremoto che verrà

Terrasanta.net
1 aprile 2011
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Israele e il terremoto che verrà
Un'immagine della Terra. In primo piano è tracciata la faglia siro-africana, che interessa anche Siria, Libano, Giordania e Israele.

Il recente sisma in Giappone ha indotto molte nazioni a interrogarsi. E Israele ha scoperto di essere ancora impreparata a far fronte a una catastrofe simile, se dovesse accadere. Il Controllore dello Stato, Micha Lindenstrauss, ha lanciato nuovamente l'allarme lo scorso 23 marzo.


(Milano/g.s.) – Il sisma dell’11 marzo scorso nel nord del Giappone, con il conseguente disastroso tsunami e il grave incidente nucleare alla centrale di Fukushima, ha indotto molti Paesi a interrogarsi. In Israele il Controllore dello Stato, Micha Lindenstrauss, mercoledì 23 marzo ha presentato al governo e al parlamento israeliano una relazione in cui afferma che la macchina statale si dimostra tuttora impreparata a far fronte a un eventuale terremoto.

Di più: i tagli al bilancio operati negli ultimi anni non hanno fatto che aggravare la situazione di inadeguatezza già denunciata da ormai un ventennio, limitando le capacità di intervento degli apparati preposti alle emergenze. Dure le parole di censura adottate da Lindenstrauss: «L’ispezione ha accertato che alle significative inadempienze in questo campo non è stato posto rimedio, ma sono anzi peggiorate. Generazioni di governi israeliani hanno causato serie negligenze che si perpetuano da anni».

Il Controllore – autorità a cui la legge affida il compito di vigilare sulla buona amministrazione della cosa pubblica da parte degli organismi governativi – lamenta anche scarso interesse e consapevolezza rispetto a questi temi. Una disaffezione che permane benché i sismologhi da tempo vadano ripetendo che un terremoto molto serio nella regione è probabile quanto il quotidiano sorgere del sole.

La relazione contesta, ad esempio, che non siano stati adeguati neppure gli ospedali delle aree potenzialmente più esposte, per la loro posizione geografica, a un terremoto particolarmente dirompente (come le città di Safed in Galilea ed Eilat sulla costa del Mar Rosso).

Il governo – che pure si avvale di una Commissione ministeriale per i terremoti presieduta dal ministro senza portafoglio Bennie Begin – pare non contestare i risultati dell’indagine.

Vari studi e indagini sono stati disposti ed effettuati nel corso degli anni anche sul patrimonio storico e architettonico. Basti pensare a quelli realizzati, in ottemperanza alle disposizioni delle autorità israeliane, sulla basilica del Santo Sepolcro e di cui Terrasanta.net ha già riferito in passato. Adeguare gli edifici a criteri antisismici è però un’impresa molto onerosa e le risorse finanziarie per farvi fronte non ci sono.

Tra le iniziative in controtendenza le cronache registrano un fatto più unico che raro: l’esercitazione congiunta israelo-giordana svoltasi per alcuni giorni, a partire da metà marzo, lungo il confine meridionale tra i due Stati, a breve distanza dalle città di Eilat e Aqaba. Sono state coinvolte circa 200 persone, impegnate ad allestire un «campo di raccolta per sfollati» sotto il coordinamento della Stella di David Rossa israeliana e la Mezzaluna Rossa giordana (organismi omologhi della nostra Croce Rossa).

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