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Anche Damasco vacilla

Terrasanta
28 marzo 2011
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Anche Damasco vacilla
Manifestanti nelle vie delle città siriane.

Da un capo all’altro della Siria sembra ormai divampare il fuoco delle proteste. Secondo le organizzazioni umanitarie sarebbero almeno 120 i morti causati dagli scontri. Atteso l'annuncio di importanti riforme in un discorso televisivo del presidente Bashar al-Assad alla nazione.


(Milano/g.c.) – Da un capo all’altro della Siria sembra ormai divampare il fuoco delle proteste. Da Daraa, al confine con la Giordania, i moti di piazza si sono spostati prima a Damasco, poi ad Homs e infine hanno contagiato la costa mediterranea, a Lattakia, dove è stata presa d’assalto la sede del partito Baath, la formazione politica del presidente Bashar al-Assad. Dozzine i manifestanti per le strade. Ma anche non meglio identificati «gruppi armati». Non ci sono conferme ufficiali sul numero delle vittime, dopo che la polizia ha aperto il fuoco sulla folla che invocava un cambio di politica da parte del regime di Assad. Secondo le organizzazioni umanitarie sarebbero almeno 120 i morti causati dagli scontri, 12 solo nelle proteste di ieri a Lattakia.

Alla fine, dopo giorni di violente proteste e scontri, il presidente Bashar al-Assad, ha annunciato l’intenzione di revocare le leggi speciali del 1963 e di avviare diverse riforme. Un primo passo in questo senso è già stato fatto con la scarcerazione di 260 prigionieri politici. E si attende proprio in queste ore un discorso alla nazione dagli schermi della televisione. Una iniziativa, spiegano gli osservatori, che la dice lunga sulla situazione di crisi che si sta aprendo nel Paese mediorientale. Tra le riforme attese, anche l’abrogazione dell’articolo 8 della Costituzione, che di fatto aprirebbe la porta al multipartitismo.

Lo spettro delle rivolte popolari che hanno rovesciato i regimi tunisino ed egiziano già da molte settimane agitava i sonni dei dirigenti di Damasco. A febbraio, per disinnescare, per quanto possibile, alcune delle cause principali delle rivolte, il governo di Bashar al-Assad aveva deciso di distribuire aiuti a pioggia a circa 420 mila famiglie povere o ritenute «vulnerabili». Contestualmente aveva ridotto alcune tariffe e i prezzi dei generi di prima necessità: riso, tè, latte in polvere, caffè, banane, zucchero, olio di semi, margarina. Misure che, evidentemente, non hanno sortito gli effetti sperati. Il germe del «risveglio arabo», con tutte le incognite del caso (soprattutto la crescita di peso del fondamentalismo musulmano) sembra aver attecchito anche a Damasco.

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