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Israele: Intorno alla Striscia di Gaza un assedio più leggero

Terrasanta.net
17 giugno 2010
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Israele: Intorno alla Striscia di Gaza un assedio più leggero
Edifici distrutti a Gaza. Forse presto si potrà ricostruire.

Il governo israeliano ha deliberato quest'oggi di alleggerire il blocco imposto alle frontiere terrestri della Striscia di Gaza. Ancora vaghi al momento i contorni precisi della decisione. Un breve comunicato ufficiale, pubblicato questa mattina, annuncia l'adozione di misure dettagliate nei prossimi giorni. Scettici i palestinesi, interessata l'Unione Europea.


(Milano/e.p.-g.s.) – Il Gabinetto di sicurezza del governo israeliano ha deliberato di alleggerire il blocco imposto alle frontiere terrestri della Striscia di Gaza, ma i contorni precisi della decisione restano al momento ancora vaghi.

Un breve comunicato ufficiale pubblicato questa mattina, 17 giugno, dice che dopo «ampia discussione» da parte del Gabinetto negli ultimi due giorni, si è concordato di «liberalizzare il sistema tramite il quale le merci ad uso civile entrano in Gaza, di ampliare l’afflusso di materiali per progetti civili sotto la supervisione internazionale (e) di continuare ad applicare le procedure di sicurezza già in atto per impedire l’entrata (nella Striscia) di armi e materiale bellico».

Il comunicato prosegue: «Il Gabinetto deciderà nei prossimi giorni misure aggiuntive per dar applicazione a questa politica» e conclude ribadendo che Israele «si aspetta che la comunità internazionale lavori per l’immediato rilascio di Gilad Shalit». Shalit, un giovane caporale dell’esercito israeliano, è nelle mani dei militanti palestinesi dal giugno 2006.

Menzionata la possibilità di introdurre nella Striscia materiali per costruzione e indicato che Israele consentirà alle organizzazioni internazionali, come l’Onu, di importare beni finora messi al bando, ma vitali per la ricostruzione imposta dalle distruzioni della campagna militare israeliana dell’inverno 2008-2009, il comunicato non si spinge oltre. Non si sa ancora quali altre merci potranno essere introdotte nella fascia di terra palestinese affacciata sul Mediterraneo.

La revoca del blocco navale sull’enclave palestinese appare improbabile. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha più volte ammonito che senza tale blocco Hamas, che controlla la Striscia, trasformerebbe Gaza in un «porto iraniano».

La decisione odierna fa seguito a un’ondata crescente di pressioni da tutto il mondo per la revoca (o l’alleggerimento) dell’embargo su Gaza. Pressioni montate dopo l’uccisione di nove attivisti turchi pro palestinesi che si trovavano a bordo del convoglio di navi denominato Freedom Flotilla (Flottiglia della libertà) intercettato dagli israeliani in acque internazionali il 31 maggio scorso mentre faceva rotta su Gaza. Secondo i dirigenti politici e militari israeliani i soldati aprirono il fuoco per autodifesa dopo essere stati assaliti dagli attivisti una volta a bordo delle navi. I rapporti preliminari della autopsie sui cadaveri delle vittime, stando a quanto riporta Al Jazeera, rivelano che i nove furono raggiunti da 30 colpi, alcuni dei quali alla nuca o nella schiena.

Israele dice che il blocco intorno a Gaza, definito illegale dalla Croce Rossa internazionale, è necessario per impedire il contrabbando d’armi a favore di Hamas. La drastica misura punta anche a indebolire il gruppo islamista. Tuttavia non ha ottenuto gli effetti sperati da Israele: mentre continua a sprofondare nella povertà, la popolazione della Striscia rivolge la propria rabbia contro Israele piuttosto che verso gli uomini di Hamas che la governano.

La revoca parziale dell’assedio decisa dal governo israeliano non soddisfa né Hamas né il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. «Vogliamo una revoca reale del blocco e non semplici operazioni di facciata», ha dichiarato all’Associated Press Salah Bardawil, un parlamentare di Hamas. Saeb Erekat, consigliere del presidente Abbas e negoziatore dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha osservato che l’assedio andrebbe tolto del tutto: «Si tratta – ha detto – di una punizione collettiva che va semplicemente tolta di mezzo».

L’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza dell’Unione Europea, Catherine Ashton, in mattinata ha detto che guarda con grande interesse alla dichiarazione di princìpi emanata dal governo israeliano. «Abbiamo già dichiarato – ha osservato la Ashton a nome della Ue – che bisognerebbe passare da una lista di merci ammesse all’esatto contrario e cioè a un elenco di quanto non è ammesso dentro Gaza, così che possano essere importati molti più beni e la popolazione possa ricostruire case, scuole e infrastrutture necessarie alla vita di tutti i giorni. Vogliamo anche vedere la riapertura dei valichi, così che il transito delle merci possa essere rapido ed efficiente».

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