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Oltre i muri di silenzio

07/07/2009  |  Milano
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Oltre i muri di silenzio

Tra i romanzi sul conflitto arabo-israeliano dedicati ai ragazzi e agli adolescenti, giunge in Italia questo libro della scrittrice franco-israeliana Valérie Zenatti. La protagonista di Una bottiglia nel mare di Gaza è Tal, una giovane di 17 anni che vive a Gerusalemme. Un attentato, avvenuto vicino a casa sua, la spinge a cercare un contatto possibile con un mondo lontano, la Striscia di Gaza. Tramite il fratello in servizio militare vi invia un messaggio chiuso in bottiglia. Lo troverà un ragazzo palestinese ventenne, dapprima indispettito dall'ingenuo candore del messaggio ma poi incuriosito dalla tenacia e dall'ottimismo della ragazza. Tra Naim e Tal inizierà una corrispondenza via posta elettronica ricca di conseguenze.


Non sono stati pochi negli ultimi anni i romanzi sul conflitto arabo-israeliano dedicati ai ragazzi e agli adolescenti. Da ultimo arriva tradotto in Italia questo libro del 2005 della scrittrice franco-israeliana Valérie Zenatti, che già alcuni anni fa avevamo apprezzato con Quando ero soldato, trasposizione della sua stessa esperienza di giovane in servizio di leva in Israele.

La bottiglia nel mare di Gaza e il messaggio in essa contenuto sono il tramite che fa incontrare due mondi così vicini eppure tanto lontani, per le lotte che da decenni insanguinano la Terra Santa.

Il mittente del messaggio è Tal, una giovane di 17 anni che vive a Gerusalemme, città che ha imparato ad amare appassionatamente grazie al padre, che col suo lavoro di guida la mostra a tanti ospiti e pellegrini. Tal è cresciuta in una famiglia aperta e militante per la pace, e studia e sogna di dedicarsi da grande al cinema per poter mostrare al mondo ciò che è sotto gli occhi di tutti ma non è facile vedere, ad esempio lo splendore e il mistero della sua Città Santa. Soprattutto, genuinamente, sogna una terra, la sua, in cui sia possibile realizzare un dialogo tra israeliani e arabi, in cui non ci si debba attendere l’esplosione di una bomba da un minuto all’altro, il suono della sirena ad allarmare e far chiudere in casa, la notizia di un amico o un parente ferito o caduto in un attentato, i tristi eventi di ogni giorno.

Proprio l’ultimo attentato, avvenuto vicino alla sua casa, fa sentire a Tal che il conflitto davvero tocca la sua vita e la spinge a muoversi, a fare qualcosa, a cercare un contatto possibile con un mondo lontano, ma forse nemmeno così tanto, la Striscia di Gaza. Così invia tramite il fratello in servizio militare un messaggio chiuso in bottiglia fino a Gaza.

Lì troverà e leggerà le sue parole di amicizia e di speranza un ragazzo palestinese ventenne, dapprima indispettito dall’ingenuo candore del messaggio e poi incuriosito dalla tenacia e dall’ottimismo della ragazza.

Inizia così una corrispondenza via posta elettronica. Dall’altro lato dello schermo certo non mancano piccole diffidenze e provocazioni a cui Tal risponde con fiducia e perseveranza. Col tempo, il giovane Naim farà capire come sia difficile credere a parole come «speranza» e «dialogo» quando si deve stare chiusi in casa per paura delle bombe, quando si possono impiegare ore e giorni per uscire dai Territori e fare pochi chilometri, sottoponendosi agli estenuanti controlli di coloro che pretendono di essere «padroni del Tempo» degli altri, di tutti, di dettare le regole della vita delle persone e delle famiglie intere. Condizioni che minano la fiducia nella vita e nel futuro, e specialmente la capacità dei giovani di sognare e progettare il proprio futuro.

Mentre continua il dialogo cadono piccole barriere e difese e i due si raccontano i loro mondi, si svelano a poco a poco, scoprono di interessarsi al mondo dell’altro, a ciò che lo sconvolge o lo appassiona, attraverso le vicende del nuovo amico e della nuova amica, si accorgono di tenere l’uno all’altra teneramente.

Ciò che li conquista profondamente (e conquista anche il lettore, ragazzo o adulto che sia) è la possibilità concretizzata di conoscere dal di dentro un mondo diverso dal proprio attraverso le vicende singolari, il nome dell’altro, dei suoi cari, il dare un nome alle persone concrete e alle cose, salvandoli per un attimo dal destino univoco del popolo martoriato e assediato, da un lato, o sotto attacco terroristico, dall’altro.

Colpisce come l’autrice, nel disegnare la trama sottile attraverso la vivace corrispondenza tra i due, non faccia mai scadere nel buonismo e nel sentimentalismo il seguire i sogni e le aspirazioni dei giovani, nonostante il ricorso frequente a grandi temi come la pace e il dialogo. Tutto è molto concreto, ci sono situazioni di vita quotidiana con cui fare i conti e in cui costruire nuove vie con creatività, come Tal e Naim fanno. E poi c’è il continuo rimando alla loro comunità, il popolo di cui fanno parte, le loro terre che tanto amano, mai il ripiegamento semplice sulle vicende personali.

Il testo, per il suo linguaggio così vicino a quello dei giovani, per la profondità delle relazioni descritte e anche – nota particolarmente interessante – per i frequenti rimandi alla storia recente dei due popoli e del conflitto arabo-israeliano, con le diverse fasi dell’intifada, gli accordi – in sostanza le angosce e le speranze vissute da entrambi i lati – si propone come uno strumento di riflessione e di studio per e con le giovani generazioni, oltre che come piacevole lettura per tutti.

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