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Betlemme in ginocchio attende il Papa

11/05/2009  |  Gerusalemme
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Sono passati appena nove anni dalla visita di Giovanni Paolo II a Betlemme. Ma le cose nella città che ha dato i natali a Gesù sono cambiate profondamente e Benedetto XVI, durante la sua visita, si troverà a fare i conti con una realtà completamente diversa. Da quando nel 2004 è iniziata la costruzione del Muro (una barriera di cemento e filo spinato alta oltre 8 metri), la città è completamente separata dall'area di Gerusalemme, dalla quale dista appena 9 chilometri. Il volto di Betlemme oggi è quello della pesante disoccupazione, che tocca quasi il 30 per cento della forza lavoro. Impressionante il calo dei cristiani.


Sono passati appena nove anni dalla visita di Giovanni Paolo II a Betlemme. Ma le cose nella città che ha dato i natali a Gesù sono cambiate profondamente e Benedetto XVI, durante la sua visita, si troverà a fare i conti con una realtà completamente diversa. Da quando nel 2004 è iniziata la costruzione del Muro (una barriera di cemento e filo spinato alta oltre 8 metri), la città è completamente separata dall’area di Gerusalemme, dalla quale dista appena 9 chilometri.

Il volto di Betlemme oggi è quello della pesante disoccupazione, che tocca quasi il 30 per cento della forza lavoro. Impressionante il calo dei cristiani: dallo scoppio della seconda intifada ad oggi l’emigrazione ha conosciuto un’accelerazione. Se si considera la sola municipalità di Betlemme (escludendo quindi i campi di Aida e Dheisheh) i cristiani sono meno del 40 per cento dei 32 mila betlemmiti residenti. Fino al 2000, secondo le cifre fornite dal municipio, la popolazione cristiana e musulmana grossomodo si equivaleva.

Con l’edificazione del Muro la città è entrata in un vero e proprio tunnel: l’80 per cento delle realtà commerciali ha chiuso i battenti, una crisi aggravata dal drastico calo del turismo dopo la seconda intifada e attenuata solo parzialmente dalla ripresa dei pellegrinaggi nel biennio scorso. Ma l’aspetto più grave è quello legato alla limitazione della libertà: sulla carta il distretto di Betlemme copre una superficie di 658 chilometri quadrati, con una popolazione totale di oltre 175 mila persone. Secondo stime delle Nazioni Unite, oggi solo il 13 per cento del territorio del distretto (poco più di 85 chilometri quadrati) è nella completa disponibilità dei palestinesi. I coloni presenti nel comprensorio di Betlemme sono quasi 90 mila, distribuiti in una ventina di insediamenti. Per non parlare dei cosiddetti outpost, gli insediamenti illegali che spuntano come funghi.

«Nessuno può lasciare la città senza un permesso delle autorità israeliane. Noi siano da questa parte del muro, mentre i nostri campi sono restati per la maggior parte sul lato opposto», spiega amareggiato il sindaco cristiano della città Victor Batarseh, che si prepara a ricevere Benedetto XVI il 13 maggio in città, insieme ai vertici dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Ma come stanno vivendo l’attesa la comunità i cristiani? Cosa si aspettano dall’incontro con il Santo Padre? Lo abbiamo chiesto a padre Jerzy Kraj, superiore della numerosa comunità francescana locale e incaricato dello Status quo per Betlemme. «Ci si sta preparando con serietà alla visita del Papa e sono certo che non ci saranno problemi. In città il clima è tranquillo e non credo che qualcuno sia intenzionato a creare tensioni. Noi come francescani saremo responsabili della liturgia durante la Messa che si celebrerà in mattinata sulla piazza della Mangiatoia. Sul palco verranno posti candelabri di madreperla realizzati dagli artigiani di Betlemme in collaborazione con la scuola salesiana . È un gesto importante, perché l’artigianato religioso è una delle attività che da sempre contraddistinguono la comunità cristiana locale. All’interno della nostra chiesa di Santa Caterina abbiamo già posto una grande scultura in bronzo che raffigura la radice di Iesse: sarà il segno di questa visita di Benedetto XVI nella città che ha dato i natali a Gesù. Tra i cristiani, cattolici e non, c’è grande emozione, attesa e speranza. Stiamo vivendo il mese di maggio e in tutte le nostre celebrazioni stiamo pregando e facendo pregare per chiedere alla Vergine di intercedere per noi perché ci siano copiosi frutti della visita del Papa. Che siano frutti di pace, speranza e prosperità per la nostra terra martoriata».

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