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In Qatar sorgono nuove chiese

14/10/2008  |  Milano
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In Qatar sorgono nuove chiese
Doha, 28 settembre 2008. Michael Lewis, vescovo anglicano di Cipro e del Golfo, durante la cerimonia ufficiale di avvio dei lavori del nuovo centro anglicano. (foto: Episcopal News Service)

Pochi mesi dopo l'apertura della prima chiesa cattolica in Qatar, inaugurata a Doha in occasione dell'ultima Pasqua, anche la Chiesa anglicana ha iniziato la costruzione di un suo centro nello stesso lotto di terra. Il centro sarà luogo di culto e preghiera per le comunità anglicane, protestanti ed evangelicali presenti nella capitale del Paese e nei dintorni. Il progetto, articolato in tre fasi, è stato ufficialmente inaugurato il 28 settembre scorso, alla presenza di diplomatici e autorità religiose cristiane, dal vescovo anglicano di Cipro e del Golfo, Michael Lewis.


(e.p.) – Pochi mesi dopo l’apertura della prima chiesa cattolica in Qatar, inaugurata a Doha in occasione dell’ultima Pasqua, anche la Chiesa anglicana ha iniziato la costruzione di un suo centro nello stesso lotto di terra.
Il centro sarà luogo di culto e preghiera per le comunità anglicane, protestanti ed evangelicali presenti nella capitale del Paese e nei dintorni.

Il progetto è articolato in tre fasi. La prima, che sarà completata in 15 mesi, metterà a disposizione dei gruppi cristiani uno spazio in cui celebrare il culto simultaneamente. Le due fasi successive porteranno alla creazione di altre sale di culto e di preghiera intorno a un santuario principale.

Il 28 settembre scorso, nel cantiere, s’è svolta una cerimonia di avvio ufficiale dei lavori. Vi hanno preso parte diplomatici e autorità religiose cristiane, tra cui i rappresentanti di cattolici, ortodossi e altre Chiese orientali. Il vescovo anglicano di Cipro e del Golfo, Michael Lewis, ha reso grazie e presieduto la preghiera per un fruttuoso coronamento del progetto. Da parte sua l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, non ha fatto mancare il suo sostegno e ha incoraggiato la comunità locale «a prendere seriamente la sfida posta dal centro del Qatar».

Cinque anni orsono, lo sceicco Hamad bin Khalifa Al-Thani, emiro del Qatar, concesse l’autorizzazione alla costruzione di chiese nell’emirato e donò appositamente un terreno. Fino a quel momento nessuna chiesa era mai stata neppure concepita nel Paese dai tempi di Maometto, 1400 anni fa.

I leader cristiani in Qatar vedono in questi sviluppi un’importante opportunità per correggere gli stereotipi negativi sull’islam e approfondire le relazioni tra musulmani e cristiani anche in altre nazioni del Medio Oriente.
A Doha e in tutto l’emirato i cristiani continuano a godere di una libertà religiosa più ampia rispetto alla maggior parte degli altri Stati del Golfo Persico. Questo mutamento nasce come risposta alle esigenze di una crescente popolazione cristiana immigrata.

E tuttavia, così come accade in altri Paesi della regione, anche in Qatar la libertà religiosa è sottoposta a ben precisi limiti e condizioni: le chiese possono essere costruite solo nell’area predeterminata, le campane non possono suonare e nessuna croce può essere esposta all’esterno. Man mano che la popolazione cristiana aumenta crescono anche le tensioni. Molte grandi città del Golfo hanno infatti una sola parrocchia cattolica per servire un popolo di centinaia di migliaia di fedeli.

Sia come sia, tutti i cristiani del Golfo Arabico concorderebbero certamente nel dire che avere una chiesa, benché insufficiente, è sempre meglio che non averne nessuna.

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