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A Milano un Film Festival multiculturale

15/09/2008  |  Milano
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A Milano un Film Festival multiculturale
Un momento del Milano Film Festival 2008 al Parco Sempione. (foto Milanofilmfestival.it/Sergio Bruno)

Appuntamento con le contraddizioni del Medio-Oriente al Milano Film Festival, rassegna - giunta alla tredicesima edizione - di cortometraggi, documentari e film internazionali, che si svolge in questi giorni (fino al 21 settembre) nel capoluogo lombardo. Il film festival milanese è da segnalare soprattutto per il suo primato in «multiculturalità»: documentari e film arrivano da 113 Paesi diversi, tra cui Israele, Libano ed Egitto. Tre i lungometraggi che raccontano storie legate alla Terra Santa.


(c.g.) – Appuntamento con le contraddizioni del Medio-Oriente al Milano Film Festival, rassegna – giunta alla tredicesima edizione – di cortometraggi, documentari e film internazionali, che si svolge in questi giorni (fino al 21 settembre) nel capoluogo lombardo.

Il film festival milanese è da segnalare soprattutto per il suo primato in «multiculturalità»: documentari e film arrivano da 113 Paesi diversi, tra cui Israele, Libano ed Egitto. In particolare sono ben rappresentate le nazioni delle comunità di immigrati più numerose a Milano: 5 film, ad esempio, arrivano dalle Filippine come dalla Romania; 2 da Cina, Russia e Sri Lanka. E i lavori, proiettati in lingua originale con sottotitoli in Italiano, sono su misura per la curiosità dello spettatore straniero.

Sono tre i lungometraggi che raccontano storie legate alla Terra Santa.

Martedì 16 settembre, alle 21.30, al Teatro Dal Verme viene proiettato The Arabian Dream, lungometraggio di produzione olandese del regista di origine siriana Maher al Sabbagh, che indaga il difficile rapporto tra mondo arabo e Occidente. L’autore, viaggiando tra Damasco e Il Cairo, tenta di ricostruire attraverso testimonianze e interviste le origini del conflitto tra mondo arabo-islamico e Occidente: preziose le immagini di repertorio che, nelle prime battute del film, descrivono la spinta coloniale di Gran Bretagna e Francia in Palestina e Siria, ma anche dell’Italia in Libia. L’autore continua la sua narrazione dal racconto dei primi movimenti di liberazione arabi negli anni Venti del secolo scorso; passando per il colonialismo economico dettato dall’estrazione del petrolio, fino alla nascita del cosiddetto Arabian dream, ispirato dal presidente egiziano Nasser, ovvero del sogno di una grande nazione araba indipendente dalle potenze occidentali. Sogno che sembra avere in Osama Bin Laden una delle sue manifestazioni più radicali.

Sempre al Teatro Dal Verme, il 16 settembre alle 18, l’attore Moni Ovadia, presenta la proiezione di Come un uomo sulla terra, documentario che solleva il velo sugli abusi della polizia libica nei confronti dei migranti etiopi che tentano di attraversare il deserto del Sahara per raggiungere l’Italia.

Ancora martedì 16, presso la piazza del Cannone del Castello Sforzesco, viene proiettato D-Tunnel, cortometraggio di due giovani registi israeliani. Si tratta del racconto di una giornata nei sotterranei di Tel Aviv, per sfuggire a una città moderna e ostile che potrebbe essere New-York o Milano.

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