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In Siria una nuova cappella attende i pellegrini

09/08/2008  |  Milano
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Il 29 giugno scorso, in concomitanza con l'apertura ufficiale dell'Anno Paolino, è stata inaugurata, a Damasco (capitale della Siria), una nuova cappella nei pressi del Memoriale di san Paolo. Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, nel 2001, indusse i responsabili del santuario a considerare una nuova soluzione architettonica per la valorizzazione della grotta in cui la tradizione ambienta la conversione dell'apostolo san Paolo. La nuova struttura si deve alla cooperazione dei giovani architetti della missione archeologica del Monte Nebo, guidata da padre Michele Piccirillo, e alla progettazione degli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati, dello Studio di arte sacra padre Costantino Ruggeri, di Pavia.



A Damasco, oggi capitale della Siria, Saulo (l’apostolo Paolo) fu folgorato da quel Gesù di cui perseguitava i seguaci. Nell’immaginario cristiano restano i dettagli del racconto degli Atti degli apostoli al capitolo nono: la conversione alle porte della città; i tre giorni trascorsi a Damasco, nella casa di Giuda, senza vedere né prendere cibo o bevanda; la visione di Anania invitato ad andare a battezzare Saulo nella casa di Giuda sulla strada chiamata Diritta; la fuga di notte dalla città, calato in una cesta dalle mura.

I luoghi più ricordati dai pellegrini giunti qui nel corso dei secoli sono quello della conversione, fuori le mura, e la casa di Anania, in città. È fuori le mura, nel quartiere Tabbaleh, presso la Porta Orientale (Bab esh-Sharqi), che i Frati Minori della Custodia di Terra Santa entrarono in possesso di un’area cimiteriale con al centro una grotticella, venerata dai cristiani e scavata nel conglomerato del terreno dell’oasi di Damasco. La notizia la conserva padre Francesco Quaresmi nell’Elucidatio Terrae Sanctae pubblicata ad Anversa nel 1639. Quaresmi, che resta il più illustre e il caposcuola dei palestinologi francescani, giunse alla conclusione che quel tratto di strada conservato al centro del cimitero a circa un quarto di miglio dalle mura, fosse il luogo più conveniente per commemorarvi l’episodio.

Nel 1925 la Custodia di Terra Santa, accettando la conclusione di padre Quaresmi, costruì una cappella a est della grotticella venerata che fu protetta da una tettoia e circondata da una balaustra. Dopo la visita in Terra Santa di Papa Paolo VI nel 1964, su iniziativa vaticana la cappella fu sostituita da un edificio sacro più imponente, inaugurato nel 1971, con annesso ospizio per i pellegrini e ambulatorio per i poveri del quartiere. Nell’occasione, la tettoia sulla grotticella fu distrutta e sostituita con una struttura molto più semplice.

Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, nel 2001, indusse i responsabili del santuario, e in particolare padre Romualdo Fernandez, a un ripensamento. Con la cooperazione dei giovani architetti della missione archeologica del Monte Nebo iniziammo a preparare la documentazione e a discutere le possibili soluzioni. Finché, nel 2005, il progetto fu affidato agli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati dello Studio di arte sacra padre Costantino Ruggeri, di Pavia.

Il primo intervento ha riguardato il risanamento dell’area da infiltrazioni d’acqua causa principale del deterioramento della grotticella. Poi si è imposta l’idea di inglobare quest’ultima in un nuovo spazio, inserito nel verde del giardino circostante. Davanti alla grotta è stato ricavato, dalla quota inferiore fino al piano del giardino, un anfiteatro a gradoni. La grotticella, con un nuovo pavimento lastricato in pietra, è così diventata il presbiterio della nuova cappella. L’altare, l’ambone e il seggio del presidente e dei concelebranti sono stati realizzati in masselli di pietra calcarea di colore chiaro proveniente dalle cave vicine alla città.

Sulla parete di fondo della grotta è stata collocata la scultura in marmo bianco di Carrara raffigurante la conversione di san Paolo che precedentemente decorava un altare nella chiesa francescana di Bab Touma all’interno delle mura.

L’involucro esterno è con murature in pietra a vista all’esterno legate con malta di calce, la cui composizione è stata studiata con attenzione affinché potesse armonizzarsi nel colore e nella fattura con le pietre naturali.

Il raccordo tra la nuova cappella e la chiesa esistente dagli anni Sessanta è offerto da una strada – in ricordo di quella percorsa da Saulo per giungere a Damasco – che si diparte dal lato settentrionale della facciata della chiesa. Una serie di monoliti in pietra calcarea delimitano il percorso che conduce alla grotticella. In uno slargo posto tra i due spazi sacri vi è un masso con la caduta di Saulo sulla via di Damasco, opera dello scultore Vincenzo Bianchi di Isola di Liri, autore anche dei motivi che decorano i quattro monoliti che affiancano la strada.

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