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La tristezza del Papa per l’Iraq e la Terra Santa

02/03/2008  |  Città del Vaticano
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La tristezza del Papa per l’Iraq e la Terra Santa
Jean-François Millet, Angelus, Museo d'Orsay, Parigi.

Quest'oggi in piazza San Pietro al termine della preghiera dell'Angelus di mezzogiorno, il Papa è tornato sulle difficoltà attuali del Medio Oriente, richiamando l'attenzione e la preghiera della Chiesa e degli uomini di buona volontà sui drammi dell'Iraq e della Terra Santa. Benedetto XVI ha chiesto in primo luogo la liberazione del vescovo caldeo di Mosul, mons. Paulos Faraj Rahho, rapito venerdì 29 febbraio. A israeliani e palestinesi ha chiesto il rispetto assoluto della vita umana, anche di quella del nemico, per fondarvi un futuro di pace.


Quest’oggi in piazza San Pietro, in Vaticano, al termine della preghiera dell’Angelus di mezzogiorno, il Papa è tornato sulle difficoltà attuali del Medio Oriente, richiamando l’attenzione e la preghiera della Chiesa e degli uomini di buona volontà sul dramma dell’Iraq e della Terra Santa. Queste le parole di Benedetto XVI: 

«Con profonda tristezza seguo la drammatica vicenda del rapimento di mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, in Iraq. Mi unisco all’appello del patriarca, il cardinale Emmanuel III Delly, e dei suoi collaboratori, affinché il caro presule, oltretutto in precarie condizioni di salute, sia prontamente liberato. Elevo, in pari tempo, la mia preghiera di suffragio per le anime dei tre giovani uccisi, che erano con lui al momento del rapimento. Esprimo, inoltre, la mia vicinanza a tutta la Chiesa in Iraq ed in particolare alla Chiesa caldea, ancora una volta duramente colpite, mentre incoraggio i pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Si moltiplichino gli sforzi di quanti reggono le sorti del caro popolo iracheno, affinché grazie all’impegno e alla saggezza di tutti ritrovi pace e sicurezza, e non venga ad esso negato il futuro a cui ha diritto».

Monsignor Rahho è stato rapito venerdì 29 febbraio nella sua città, durante un’azione sanguinosa nella quale sono stati uccisi i suoi tre accompagnatori: l’autista e due addetti alla sicurezza.

Volgendo il pensiero al conflitto israelo-palestinese, il Papa ha continuato: «Purtroppo in questi ultimi giorni la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ha raggiunto livelli assai gravi. Rinnovo il mio pressante invito alle autorità, sia israeliane che palestinesi, perché si fermi questa spirale di violenza, unilateralmente, senza condizioni: solo mostrando un rispetto assoluto per la vita umana, fosse anche quella del nemico, si potrà sperare di dare un futuro di pace e di convivenza alle giovani generazioni di quei popoli che, entrambi, hanno le loro radici nella Terra Santa. Invito tutta la Chiesa a elevare suppliche all’Onnipotente per la pace nella terra di Gesù e a mostrare solidarietà attenta e fattiva ad entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese».

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