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L’Unesco e la porta della discordia

27/02/2008  |  Gerusalemme
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L’Unesco e la porta della discordia
Foto di repertorio. Alla Porta dei Maghrebini l'accesso alla Spianata delle moschee e le due passerelle che lo collegavano con il sottostante piazzale del Muro occidentale.

Nel corso di un recente soggiorno a Gerusalemme, il direttore generale dell'Unesco, Koichiro Matsuura, non ha dimenticato lo scontro in atto da più di un anno nel cuore della città, alla Porta dei Maghrebini, uno degli accessi alla Spianata delle moschee, l'unico consentito ai non musulmani. Matsuura ha annunciato l'arrivo nella città santa di una nuova squadra di ispettori. Così l'Unesco spera di trovare una soluzione condivisa dal governo israeliano e dal Waqf islamico (l'ente preposto all'amministrazione della Spianata delle moschee) in merito ai discussi lavori di scavo per la ristrutturazione della passerella che unisce il piazzale antistante il Muro occidentale con la Porta.


L’itinerario ufficiale non prevedeva alcun passaggio alla Porta dei Maghrebini, ma il direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura, non ha dimenticato lo scontro in atto da più di un anno nel cuore di Gerusalemme. Al termine della sua visita in Israele, all’inizio di febbraio, Matsuura ha annunciato l’arrivo nella città santa di una nuova squadra di ispettori. Così l’Unesco spera di trovare una soluzione condivisa dal governo israeliano e dal Waqf islamico (l’ente preposto all’amministrazione della Spianata delle moschee) in merito ai discussi lavori di scavo per la ristrutturazione della passerella che unisce il piazzale antistante il Muro occidentale con la Porta dei Maghrebini.

I tecnici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura continueranno il lavoro di mediazione iniziato nel febbraio 2007. «Spero che questo mese i colloqui portino a dei progressi. È molto importante per tutte le parti arrivare a stabilire quale sia il limite dei prossimi scavi e trovare un accordo su come ricostruire il ponte, senza danneggiare l’autenticità del sito» spiega Matsuura. La città vecchia di Gerusalemme e le sue mura sono entrate a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo nel 1982. Proprio per conservare l’integrità del luogo, un primo gruppo di esperti visitò l’anno scorso il sito, concludendo la visita con la richiesta di fermare immediatamente gli scavi archeologici. Anche se non era stato provocato nessun danno alle fondamenta della spianata delle moschee, come sostenuto dai religiosi islamici.

A scatenare il dibattito sono stati i lavori di scavo per la costruzione del ponte pedonale che rimpiazzerà la passerella provvisoria realizzata nella sezione femminile del Muro del Pianto. Giudicata insicura dagli ingegneri comunali, ha sostituito la rampa originale di pietra costruita dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967 e crollata nel 2004. La Porta dei Magrhebini, chiamata così per gli abitanti del vicino quartiere arrivati a Gerusalemme dal Marocco ai tempi del Saladino, è oggi l’unico ingresso al Monte del Tempio per coloro che non appartengono alla fede musulmana. Ma è anche l’accesso privilegiato della polizia ebraica alla spianata delle moschee. Da più di quarant’anni, Israele mantiene la responsabilità complessiva per la sicurezza e l’ordine pubblico sul Monte del Tempio mentre il Waqf, l’autorità islamica per il patrimonio religioso, è incaricata dell’amministrazione quotidiana.

Seguendo l’avvertimento dell’Unesco, Israele ha temporaneamente sospeso i lavori, ridimensionando il progetto. La mediazione di una organizzazione internazionale ha permesso di ridurre la tensione e iniziare un dialogo tra parti finora decise a evitare qualsiasi confronto. All’interno dell’Unesco intanto, continua a crescere l’importanza di Israele. Come dimostrano la risoluzione per promuovere la consapevolezza dell’Olocausto nei programmi di educazione o la scelta del 27 gennaio per la giornata della memoria.

L’intervento dell’Unesco ha inoltre evitato lo scoppio di violenti disordini. I proclami dei religiosi islamici alimentano infatti un clima di tensione che potrebbe sfociare in nuove violenze. Come dimostrano gli appelli a difendere al-Aqsa di Raed Salah, leader dei movimenti islamici israeliani: «Gerusalemme è in pericolo, è giunta l’ora di una intifada del popolo musulmano».

Attraverso i lavori preliminari di recupero nella zona del parco archeologico sud del Muro del Pianto, gli ebrei cercano le prove tangibili dei due templi distrutti durante la loro storia. Allo stesso modo i musulmani ostacolano ogni tentativo ebraico di rimettere in discussione lo status quo dell’area, negando la stratificazione storica su cui è sorto il terzo luogo sacro all’islam.

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