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Quegli angeli dalle ali d’argento

fra Eugenio Alliata ofm
21 gennaio 2016
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Sono in corso da mesi i restauri della basilica della Natività a Betlemme. All’interno, tra i lavori più impegnativi, c’è la pulizia e il restauro dei mosaici sulle pareti, che sono di epoca crociata.


La basilica della Natività a Betlemme ha presentato ancora quest’anno ai pellegrini il suo aspetto di cantiere. La ditta italiana prescelta per l’impresa (la Piacenti di Prato) prosegue i lavori servendosi di professionisti esperti di volta in volta nelle diverse arti del legno, della pietra, della pittura, del mosaico. Terminata con successo la riparazione dei tetti, si è passati alle murature ponendo rimedio allo stato di precarietà riscontrato in più parti dell’edificio. Il nartece, soprattutto, potrà essere liberato dai sostegni lignei collocati ormai quasi ottanta anni fa, durante il mandato britannico sulla Palestina. Le volte sono state rinforzate e il peso grava meno sulle murature antiche. I contrafforti medioevali che appesantiscono e oscurano la facciata esterna non sarebbero adesso più necessari ma non si vorrebbe modificare l’aspetto tradizionale dell’ingresso.

All’interno, tra i lavori più impegnativi, c’è la pulizia e il restauro dei mosaici sulle pareti, che sono di epoca crociata. Procedendo a questo lavoro le scaffalature sono discese più in basso e coprono tutti i lati. Nella seconda metà dell’Ottocento con la stesura di un fine intonaco bianco erano state praticamente riquadrate solo le parti meglio conservate della decorazione musiva. Dopo un’indagine preliminare, condotta con mezzi tecnologici avanzati che hanno individuato la presenza di porzioni nascoste del mosaico, si è deciso di riportare alla luce le opere. Una ripulitura occasionale, condotta circa venticinque anni fa, aveva già fatto scoprire lungo la fila di angeli adoranti, che si alternano tra le grandi finestre del claristorio settentrionale, una breve iscrizione siriaca accanto a quella già nota in lingua latina di Basilius pictor. Coi nuovi lavori la serie degli angeli si è potuta arricchire di un personaggio supplementare, la cui figura è apparsa quasi completa, con danni, ma riparabili. In molti posti, aprendo l’intonaco, si sono recuperate diverse linee di tessere, con decorazioni nascoste, porzioni di scena, elementi magari non essenziali ma comunque preziosi. Si restituiscono così all’opera contorni più frastagliati, ma meno artificiali. Con la ripulitura accurata tutto il rimanente riacquista la bellezza originaria. Riappare lo splendore dei fondi dorati, dei variegati verdi nel fogliame, di tanti diversi colori nelle rappresentazioni architettoniche, arricchite con una varietà di elementi madreperlacei che riflettono la luce nella loro unica e speciale maniera.

Con una certa sorpresa è stata notata la presenza nel mosaico di un tipo speciale di tessere vitree che conferiscono una colorazione del tutto particolare alle ali degli angeli ciascuno dei quali si presenta in una simile posizione. Il loro movimento è verso la grotta con un’ala ancora spiegata in volo mentre l’altra è solo parzialmente ripiegata indietro, così come fanno gli uccelli in natura nel momento in cui si posano al suolo. Il colore delle penne delle loro ali, praticamente indistinguibile prima del restauro, appare ora di vivissimo argento per il fatto che ogni singola tessera vitrea è in realtà confezionata con una sottilissima lamina di questo metallo appena sotto la superficie.

Non poche delle figure angeliche presentavano poi un ampio sfiguramento del volto evidentemente prodotto nel passato, come sappiamo anche da testimonianze contemporanee, dal piombo ostile degli archibugi turchi. Almeno due di tali proiettili costituiscono, per così dire, la prova del delitto, essendo stati rinvenuti in situ dagli stessi restauratori incaricati di ricomporre, a linee più tenui, il disegno distrutto.

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