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Betania, alla tomba dell’amico

Carla Benelli e Osama Hamdan
25 settembre 2020
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Betania, alla tomba dell’amico
Ricostruzione digitale delle chiese e del monastero di Betania come dovevano apparire nel XII secolo.

La morte di Lazzaro, con il dolore di Marta e Maria e il sollecito intervento di Gesù, che gli era molto legato, è uno degli episodi più conosciuti dei Vangeli. Betania è stata fin dall’antichità luogo venerato dai pellegrini. Un progetto di recupero archeologico si propone anche di offrire alla comunità locale opportunità di sviluppo.


Il cammino di Gesù verso Gerusalemme, nei suoi ultimi giorni della Settimana Santa, è segnato dai luoghi del percorso attraverso il Monte degli Ulivi, partendo da Betania. Il villaggio, chiamato in arabo Al-Azariya dal nome di Lazzaro, si stende in effetti sulle pendici orientali del Monte degli Ulivi, lungo la antica strada che portava a Gerusalemme dalla valle del Giordano.

Secondo i Vangeli, Lazzaro abitava a Betania, insieme alle sue sorelle Marta e Maria e Gesù era spesso ospite presso di loro quando visitava Gerusalemme. Quando seppe della malattia di Lazzaro, si recò a trovarlo ma arrivò tardi. Lazzaro era morto da quattro giorni, quando, sollecitato prima da Marta e poi da Maria, Gesù si recò al sepolcro scavato nella roccia, fece togliere la pietra che ne chiudeva l’entrata e lo chiamò fuori. Lazzaro uscì vivo, ancora avvolto nelle bende del sudario.

Scavi archeologici del complesso ecclesiastico sopra e intorno alla tomba venerata di Lazzaro sono stati condotti dall’archeologo francescano fra Sylvester Saller tra il 1949 e il 1953 e ne hanno tracciato la storia millenaria. Il lavoro di restauro e valorizzazione di questi ultimi anni ha permesso di approfondire alcuni aspetti, in particolare il legame tra le prime chiese bizantine e crociate con la tomba.

Le prime memorie di un luogo di culto sulla tomba di Lazzaro sono del IV secolo. Eusebio di Cesarea nel 325 scrive che a Betania si può ammirare «il luogo di Lazzaro». Nel 333 il Pellegrino anonimo di Bordeaux cita la cripta dove Lazzaro era stato sepolto. La pellegrina Egeria, tra il 381 e il 384, descrive il Lazarium e le liturgie che si svolgevano nel luogo della tomba coinvolgendo una moltitudine di persone, come se fosse ancora all’aperto. Nel 390 san Girolamo, che viveva all’epoca a Betlemme, nella traduzione del testo greco di Eusebio in latino, a proposito della descrizione di Betania aggiunge che «ora vi è stata costruita una chiesa».

La prima chiesa fu quindi costruita alla fine del IV secolo a.C. Era di fronte alla tomba venerata, separata da essa da un atrio aperto e decorata con bei mosaici geometrici pavimentali, di cui resta una gran parte. Dopo la distruzione della chiesa a causa di un terremoto, probabilmente nel VI secolo, una seconda chiesa fu costruita sui resti della prima, più grande e spostata verso est, sostituendo le colonne che sorreggevano il tetto con pilastri. La seconda chiesa è rimasta in qualche modo in piedi fino al XII secolo, all’arrivo dei crociati.

Nel 1138 Melisenda, regina crociata di Gerusalemme, acquisì la proprietà della tomba di Lazzaro dall’ordine dei canonici del Santo Sepolcro, l’autorità religiosa cattolica che si occupava della chiesa dopo la conquista crociata del 1099, dando in cambio il territorio di Tekua, un villaggio a sud-est di Betlemme. La chiesa nelle vicinanze della tomba di Lazzaro fu restaurata. Questa fase costruttiva è descritta come terza chiesa.

Nello stesso periodo fu costruita una quarta chiesa, per la prima volta direttamente sulla tomba di Lazzaro. La costruzione di questa chiesa, dedicata a San Lazzaro, portò al cambiamento del nome della chiesa più antica, che fu dedicata a Marta e Maria. A sud della quarta chiesa era situato il monastero femminile di San Lazzaro, uno dei più prestigiosi della Terra Santa al tempo del Regno crociato, fatto costruire da Melisenda per accogliere sua sorella Yvette, che all’epoca era religiosa benedettina nel monastero di Sant’Anna in Gerusalemme. Il monastero era rafforzato con torri difensive.

Con la sconfitta del Regno crociato di Gerusalemme nella battaglia di Hattin del 1187, vinta dal condottiero Saladino, la regione di Gerusalemme, compresa Betania, tornò sotto il controllo musulmano. Lo stesso Saladino fece distruggere le torri di difesa, risparmiando le due chiese.

Subito dopo inizia il riutilizzo dei resti del monastero a scopo abitativo. Gli scavi archeologici hanno evidenziato come gli abitanti del villaggio abbiano modificato i grandi spazi del monastero, alzando muri divisori e costruendo soffitti, per adattarli alla vita familiare. In questo periodo c’è un crescente interesse per la costruzione di luoghi santi islamici, soprattutto dove esisteva ancora una presenza cristiana. È possibile che risalga a quest’epoca, anche se non abbiamo fonti certe, la presenza di un maqam (santuario) nella cripta che portava alla tomba di Lazzaro. Il santuario islamico si trasforma gradualmente nel maqam di ‘Uzayr, profeta biblico ricordato nel Corano.

Il viaggiatore Frescobaldi, nel 1385, riferisce che la cripta era stata trasformata in moschea. La presenza islamica nel villaggio si rafforza e con la trasformazione della cripta in moschea vi si svolgono le preghiere islamiche regolari. Accordi con le autorità islamiche permettono ai cristiani di continuare a celebrare nella tomba di Lazzaro, in occasione delle ricorrenze, in particolare nel periodo della Pasqua.

Con il tempo, le chiese e il monastero vanno in rovina e la moschea si ingrandisce. Alla fine del XIX secolo, i francescani e i greco-ortodossi iniziano ad acquistare terreni nelle vicinanze della tomba per costruire nuove chiese. Quella francescana di San Lazzaro, progettata dall’architetto Antonio Barluzzi, è inaugurata nel 1954 sui resti delle tre chiese antiche. La chiesa ortodossa è costruita nel 1965, inglobando un muro della quarta chiesa.

Attualmente i francescani celebrano a Betania la liturgia del Lunedì Santo, che commemora l’unzione di Gesù fatta da Maria, sorella di Lazzaro e la festa di Santa Marta, l’altra sorella, il 29 luglio. La chiesa ortodossa commemora il Sabato di Lazzaro, il giorno prima della Domenica delle Palme.

La comunità locale, in gran parte musulmana, vive da anni in un contesto di estrema instabilità politica causato dal conflitto tra Israele e Palestina e in condizioni economiche drammaticamente deteriorate dopo la costruzione del Muro di separazione, che dal 2002 passa a pochi metri dalla tomba di Lazzaro e chiude l’accesso a Gerusalemme.

In anni recenti, anche per contrastare il disagio culturale ed economico, è cresciuto l’interesse delle autorità palestinesi per la valorizzazione del nucleo antico del villaggio. Dal 2016, Pro Terra Sancta e Mosaic Centre stanno svolgendo interventi di conservazione e valorizzazione con il Comune di Betania, oltre a scavi archeologici per accrescere la conoscenza della storia del sito, in collaborazione con l’Università al Quds di Gerusalemme.

Da aprile 2017 è in corso un progetto di promozione del luogo dal titolo Betania ospitale: sviluppo sostenibile a sostegno della comunità locale, grazie al contributo dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale. Il progetto cerca di migliorare la qualità della visita e allungare la sua durata, ma nello stesso tempo coinvolge la comunità locale, soprattutto coloro che vivono in difficoltà. Se ben valorizzato, infatti, il patrimonio culturale di un territorio è in grado di apportare benefici importanti alla popolazione locale, creando nuove opportunità di lavoro, alleviando la povertà e coltivando un senso di orgoglio tra i membri della comunità, specialmente i giovani.

Con la crisi del Covid-19, che ha sospeso tutti gli arrivi dei turisti, la situazione economica è divenuta drammatica. Per dare lavoro ai giovani disoccupati del luogo sono dunque stati avviati i lavori di restauro alla tomba per preparare al meglio il ritorno dei turisti, sperando che avvenga al più presto.


La storia della tomba e il suo restauro

La tomba originaria era ricavata all’interno di un banco roccioso ed era composta da un vestibolo e da una camera sepolcrale.

Monumentalizzata a partire dal IV secolo, è stata modificata nel periodo medievale. Oggi vi si accede da nord, dalla strada esterna alle chiese e alla moschea, attraverso una ripida scalinata di 24 gradini scavata nella roccia alla fine del XVI secolo dai francescani, in accordo con il qadi islamico. La scalinata termina nel vestibolo, una stanza quadrata molto alta con volta a mezzo barile. Da qui, nella facciata est, si vede una porta chiusa e due nicchie simmetriche ai lati. Era l’accesso originario alla tomba attraverso l’atrio della chiesa bizantina, che è stato murato nel XVI secolo.

Un’altra breve scala di tre gradini, sormontata da un’apertura, dà alla camera funeraria, anch’essa quadrata ma piuttosto bassa, circa 2,5 metri. La camera contiene due nicchie funerarie ad arcosolio, ora nascoste dal rivestimento in pietra. La tradizione colloca la tomba di Lazzaro a destra dell’ingresso.

La tomba ha subito molte trasformazioni nella sua lunga storia e non è mai stata oggetto di studio approfondito. I partner del progetto, insieme al Ministero del Turismo e Antichità, hanno colto l’occasione della mancanza di turisti per lavorare nella tomba.

Sarebbe stato impossibile con il grande flusso turistico dei periodi normali. La tomba era in pessime condizioni di conservazione e molto umida. Le attività di ricerca archeologica, restauro, miglioramento dell’accessibilità e delle condizioni ambientali della tomba sono in corso. È stato anche condotto uno scavo all’interno della camera sepolcrale, dove sono emersi due ossuari risalenti al periodo romano, appoggiati al livello roccioso. Uno conteneva solo macerie, il secondo ossa miste con macerie, in corso di studio.

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