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Le medicine dei frati

Anna Maria Foli
17 marzo 2020
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Le medicine dei frati
Gerusalemme, convento di San Salvatore. La Farmacia di Terra Santa in una foto dei primi anni del Novecento.

Nell’orto dei conventi un posto speciale ha sempre avuto la coltivazione di erbe officinali con cui preparare rimedi per il corpo. Tra le «farmacie» più famose, quella di San Salvatore a Gerusalemme, dove gli erboristi francescani hanno elaborato medicamenti e ricette per malati e infermi.


Spesso il monaco è visto come un anacoreta che sceglie di allontanarsi dal mondo per servire Dio e dedicare la sua vita alla preghiera. In realtà, già a partire dal III secolo si costituiscono le prime comunità e successivamente, con Benedetto da Norcia (480-547), nasce la regola dell’Ora et Labora: oltre alla vita contemplativa i frati sono tenuti a lavorare per sostenersi economicamente e diventare autosufficienti.

Il monastero diventa così un luogo molto operoso in cui si svolgono diverse attività: oltre a copiare le Sacre Scritture e altri testi, i monaci accolgono i pellegrini, i viaggiatori di passaggio e i più bisognosi e coltivano i terreni circostanti per provvedere ai bisogni alimentari.

Nelle vicinanze dei conventi si trova infatti l’hortus conclusus, il tipico giardino medievale che solitamente è annesso anche ai castelli e ai palazzi dei nobili. La Regola benedettina stabilisce che l’area sia suddivisa in frutteto, piante ornamentali e due orti, uno destinato alla coltivazione delle piante commestibili per la mensa, l’altro riservato alle erbe officinali. Quest’ultimo, chiamato “giardino dei semplici”, è gestito dall’infirmarius, cioè il monaco addetto alla cura dei malati, che si occupa anche di raccogliere le piante che crescono spontanee.

Con il passare del tempo i monaci preposti alla coltivazione e alla conservazione delle piante officinali acquisiscono sempre maggiori competenze; oltre a ricevere insegnamenti dai predecessori, molti si dedicano personalmente allo studio degli antichi testi di medicina e alla preparazione di rimedi naturali contro vari tipi di malattie. Il luogo in cui sono conservate le erbe mediche poco per volta viene dotato di mortai e alambicchi e si trasforma in un vero e proprio laboratorio sempre più specializzato. È la cosiddetta «spezieria», la cui diffusione tra il XVII e il XVIII secolo è attestata in quasi tutti i monasteri.

Nell’antica pharmacia i prodotti medicamentosi non vengono preparati solo per i frati malati e i pellegrini di passaggio, ma anche per gli abitanti dei villaggi vicini al monastero, dove si diffonde la fama dei monaci, talvolta considerati quasi come stregoni. Tutte le cure e le preparazioni sono fornite gratuitamente, come disposto dall’autorità ecclesiastica.

Nel corso del tempo le spezierie monastiche si ingrandiscono e si diffondono sempre più, diventando il modello delle moderne farmacie.

Alcune di esse continuano a essere attive ancora oggi, come per esempio l’antica farmacia nella città vecchia di Dubrovnik (Croazia), fondata nel 1317 all’interno del convento francescano. Inizialmente riservata ai religiosi e poi diventata pubblica, conserva libri molto preziosi di farmacologia e medicina, ricette mediche e strumenti risalenti al XV secolo. Oggi è ancora in funzione e continua a realizzare alcune preparazioni secondo le antiche ricette.

I francescani sono anche molto attivi nella produzione di erbari: uno dei più importanti è quello di frate Fortunato da Rovigo, nato nel 1638, che raccoglie personalmente esemplari di varie specie e coltiva le più comuni nell’orto vicino al convento. La sua raccolta si arricchisce di preziosi esemplari grazie a molti confratelli missionari che gli inviano o gli portano piante e semi da ogni parte del mondo.

Un altro erbario molto interessante è quello del francescano minore Carlo Francesco Berta, nato nel 1722, botanico e naturalista di gran fama, docente di botanica a Ferrara, che esercita la sua attività fino all’età di ottantotto anni.

Una delle antiche spezierie più famose è sicuramente la farmacia di San Salvatore a Gerusalemme. Qui, nel 1353, viene fondato nel convento dei frati minori un ospizio per pellegrini. Di questo luogo abbiamo testimonianze più precise solo nel XV secolo, quando padre Battista da Lubecca, medico, è inviato a prestare i suoi servizi nella Città Santa. La farmacia in quel periodo occupa la parte meridionale del convento; oggi sono ancora visibili alcuni archi spezzati che sostenevano la volta, risalenti all’epoca delle Crociate. Accanto si trovano la biblioteca, molto fornita, e un piccolo giardino di piante medicinali: un accostamento ideale, che permette allo speziale di avere a portata di mano le erbe di cui ha bisogno per la preparazione dei rimedi.

Gli annali della Custodia conservano i nomi di molti religiosi medici o infermieri che hanno svolto la loro attività nella spezieria di Gerusalemme. Questa provvede non solo alle necessità dei francescani, ma anche degli abitanti della città e di tutti i pellegrini di passaggio, senza distinzione di fede o nazionalità.

Il successo di questa farmacia, definita nel XVIII secolo «la più preziosa del mondo», risulta evidente dai dati relativi al 1895: pare che in quell’anno i due religiosi incaricati della spezieria abbiano ricevuto ben 30.404 ricette portate da 15.200 abitanti di Gerusalemme, numero che però è sicuramente inferiore a quello reale. La sua fama e la sua ricchezza sono attestate anche dalla presenza di numerosissimi strumenti di lavoro, vasi e recipienti destinati a contenere le preparazioni naturali.

Uno dei prodotti più illustri e famosi dell’antica farmacia San Salvatore è sicuramente il Balsamo di Gerusalemme, realizzato nel 1719 da padre Antonio Menzani da Cuna, uno dei migliori medici-farmacisti dell’epoca: un’autentica panacea contro molteplici disturbi, tra cui ferite, mal di stomaco e denti, tosse, emorroidi.

La sua ricetta non è ancora del tutto nota, ma alcuni documenti provenienti dagli archivi dei francescani di Terra Santa indicano almeno quaranta ingredienti, tra cui aloe, angelica, genziana, mirra, ruta e menta.

Questo rimedio «universale» giunge poi misteriosamente a Torino nel XIX secolo, dove Giovanni Battista Schiapparelli, precursore della farmacologia moderna, ne produce una versione molto apprezzata dagli intellettuali dell’epoca risorgimentale. Oggi il prodotto è ancora in vendita nella Regia Farmacia XX Settembre di Torino.

Clicca qui per Il “vero” balsamo di Gerusalemme, un percorso online tra gli antichi libri di medicina dei frati della Custodia.

Clicca qui per visitare virtualmente la sezione del  Terra Sancta Museum dedicata alla Farmacia di San Salvatore.

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