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Il caravanserraglio sulla via tra Gerusalemme e Gerico che accolse secondo la tradizione l'uomo assalito dai briganti ospita oggi un museo con preziosi mosaici.

I mosaici nella locanda del Samaritano

Chiara Tamagno
12 ottobre 2009
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I mosaici nella locanda del Samaritano
Il caravanserrraglio in cui la tradizione ambienta una scena della parabola del Buon Samaritano.

Sulla strada che collega Gerico a Gerusalemme troneggia il caravanserraglio che, secondo la tradizione, viene citato nella parabola di Gesù, quale luogo dove alloggiò l’uomo assalito dai briganti e soccorso dal samaritano.

La locanda del Buon Samaritano è un complesso che comprende una chiesa, una cisterna, degli alloggi residenziali e una fortezza per proteggere i pellegrini dai briganti. Si trova  nel punto identificato come la biblica Ma’ale Adumim, al confine tra i territori delle tribù di Giuda e Beniamino, citato nel libro di Giosué.

Ma davvero Gesù aveva in mente questo luogo mentre raccontava l’episodio ai suoi discepoli? È arduo dare una risposta sicura, ma è anche vero che sul posto furono trovati resti del periodo del Secondo Tempio (cioè del tempo in cui visse Gesù) oltre a una chiesa bizantina detta «del Buon Samaritano» che testimonia l’antica devozione dei cristiani per questo punto di sosta. Già in epoca bizantina, infatti, i pellegrini si fermavano qui a leggere la parabola. Un graffito in latino risalente all’epoca medievale è prova di una tradizione che si è tramandata nei secoli in questo luogo: «Se persino sacerdoti o leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il Buon Samaritano che avrà sempre compassione di te e nell’ora della tua morte ti porterà alla locanda eterna».

Questo luogo oggi è tornato alla ribalta grazie all’apertura del Museo del mosaico avvenuta alcuni mesi fa. Il museo, ricavato nella struttura che nel periodo ottomano fu adibita a fortezza difensiva, è l’unico ad esporre mosaici provenienti da varie sinagoghe e chiese della Giudea, della Samaria e della Striscia di Gaza. Si chiama appunto Museo del Buon Samaritano e raccoglie pezzi di notevole pregio, portati qui su iniziativa dell’Israel Antiquities Authority, l’ente pubblico israeliano che si occupa di archeologia e che ha disposto un notevole investimento per  rilanciare questo luogo dal forte significato religioso per i cristiani e dal delicato valore politico, dal momento che il sito si trova in una delle principali colonie israeliane.

Forti sono le aspettative del governo israeliano di rilanciare questa zona nell’ambito degli itinerari dei pellegrini e la speranza di tutti è che questo luogo simbolo dell’amore che non conosce barriere possa favorire la riconciliazione dei popoli in questa Terra ancora divisa.

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