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Cartolina dal parroco della parrocchia latina di San Salvatore, a Gerusalemme.

Jussour, il nostro Ponte verso la pace

padre Ibrahim Faltas
11 dicembre 2007
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Da circa un anno tanti appuntamenti, hanno creato un nuovo percorso per la pastorale giovanile della comunità cristiana latina di Gerusalemme, che si inseriscono nella nuova Scuola di Pace. Da momenti di condivisione, vissuti in questi mesi, è andata via via nascendo l’esigenza di creare un vero e concreto progetto che li aiutasse a camminare nel confronto e nel dialogo. Da questo desiderio comunicazione è nato il progetto Jussour. In arabo Jussour vuol dire «ponte», e non possiamo fare a meno di ricordare quanto incessantemente Giovanni  Paolo  II ripetesse alla comunità internazionale che per unire bisogna abbattere  i muri, e costruire  solo ponti.

L’esperienza, in cui nostri giovani stanno muovendo i primi timidi passi, è andata man mano crescendo, ramificandosi ed estendendo la proposta a tutti i giovani di Gerusalemme. L’iniziativa più recente: due giornate di ritiro spirituale e di confronto sabato 9 e domenica 10 novembre, per discutere liberamente di fede e futuro, attraverso la preghiera, il dialogo e la musica.

Ci siamo ritrovati al Centro ecumenico Tantur di Bet Safafa per la celebrazione della Santa Messa, con la comunità locale. I nostri giovani hanno animato la liturgia. Tra Gerusalemme a Betlemme c’è solo una manciata di chilometri, ma il muro di separazione ci ricorda inesorabilmente la nostra missione: abbattere qualsiasi macigno che rischia di  entrare nel cuore dell’uomo.

Spesso si pensa che i giovani siano superficiali o indifferenti, ma l’esperienza di Jussour mi fa capire che nonostante le difficoltà, i limiti umani e le ferite del peccato, i giovani avvertono il desiderio di spendere la vita per qualcosa di grande, di seguire la speranza che non delude, di donarsi senza riserve e condizioni. In poche parole di seguire la strada del Vangelo.

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