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Cartolina da Gerusalemme. Scrive il parroco di San Salvatore, la parrocchia latina in città vecchia.

Una scuola di calcio per «Bambini senza confini»

padre Ibrahim Faltas
31 marzo 2007
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Una scuola di calcio per «Bambini senza confini»
Gruppo di calciatori in erba della parrocchia di San Salvatore a Gerusalemme.

Nell’appuntamento dello scorso numero vi ho parlato dell’importanza dello sport per i nostri bambini di Gerusalemme. L’attività sportiva è fondamentale per allontanare i bambini dalle strade, insegnare loro il rispetto delle regole e il gioco di squadra, ma anche combattere l’insorgenza di piaghe sociali come la tossicodipendenza e l’alcolismo. Per questa ragione, come parrocchia latina di Gerusalemme e insieme al gruppo «Bambini senza confini», abbiamo lanciato l’idea di una scuola di calcio, dove i bambini e i giovani di Gerusalemme possono giocare, allenarsi e partecipare a tornei locali e anche internazionali. La scuola propone allenamenti intensivi per tutti i mesi dell’anno non solo per i calciatori in erba ma anche per coloro che intendono occuparsi della loro formazione in qualità di allenatori ed educatori. Per questi sono previste sessioni di studio per affinare competenze sportive ed educative.

Se i nostri bambini crescono con sani principi, con valori forti ispirati a ideali cristiani, anche nelle sfide della vita la formazione cristiana farà la differenza rispetto alla società attuale. Malgrado i conflitti, le varie differenze fra la gente, un bambino è e rimane ancora un bambino, e ha il diritto di crescere in un ambiente sano e armonioso. Su questa certezza noi come educatori ci sentiamo moralmente e socialmente responsabili della loro crescita ed è nostro compito aiutarli a superare i confini che li separano. Siamo quindi convinti che il nostro impegno a promuovere la cultura dello sport non sia un aspetto secondario della nostra parrocchia. Attraverso questa pratica educativa pensiamo di poter favorire nel nostro territorio la crescita di valori come la pace, la solidarietà, l’amicizia, il rispetto per gli altri. È importante seminare bene se vogliamo che il germe di grano non muoia ma dia frutti. I bambini e i ragazzi di oggi sono gli uomini di domani, chiamati a costruire il nostro futuro.

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