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Vivere l’emergenza con creatività

suor Lucia Corradin
26 maggio 2020
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Vivere l’emergenza con creatività

Nelle ultime settimane a Betlemme il Caritas Baby Hospital ha continuato a funzionare malgrado l’emergenza coronavirus. In collaborazione con il comitato delle Infezioni ospedaliere, si sono definite le procedure per gestire i casi di Covid-19.


II coronavirus ha raggiunto anche la Cisgiordania. Inizialmente ad esserne più colpite sono state Betlemme e le città vicine, ma poi anche Ramallah, Hebron e qualche villaggio della Samaria. Fino al 25 aprile i casi confermati erano 342. Ad essi se ne aggiungono di continuo di nuovi, sospetti. Dal 5 marzo le autorità locali hanno decretato lo stato di emergenza e l’esercito israeliano ha chiuso l’accesso a Betlemme e i collegamenti con Gerusalemme. Considerata la gravità della situazione, l’Autorità palestinese ha deciso di aprire i laboratori certificati per i test diagnostici. Per il distretto di Betlemme, la scelta è caduta su quello del Caritas Baby Hospital. Con questa decisione l’autorità locale ne riconosce il valore.

Siamo consapevoli che è nostro dovere, sia etico che professionale, rendere servizio a tutta la società. Per assicurare la normale operatività ed evitare i rischi di contagio a pazienti, familiari e personale, i test per il Covid-19 vengono eseguiti in un locale separato dall’ospedale. In collaborazione con il ministero palestinese della Sanità, che manda i campioni da esaminare, ma non le persone, le analisi vengono eseguite secondo i protocolli e sotto la sorveglianza del laboratorio ospedaliero.

Il Caritas Baby Hospital continua a funzionare malgrado l’emergenza. In collaborazione con il comitato delle Infezioni ospedaliere, si sono definite le procedure per gestire i casi sospetti di Covid-19 e trattare i casi positivi. Si continua senza sosta a rassicurare e formare il personale soprattutto sul corretto uso degli ausili sanitari da indossare. Finora abbiamo avuto sette casi sospetti tra i nostri bimbi, ma nessuno poi è risultato positivo. Andando avanti con queste restrizioni, si pone il dovere di difendere il personale da ogni forma di burnout per quanto possibile, offrendo percorsi formativi, o anche solo dei momenti di relax con la musica. È il personale il nostro principale «capitale» e, grazie a Dio finora è rimasto immune dal virus.

Anche noi siamo stati colti di sorpresa dall’emergenza, remiamo nella stessa barca e cerchiamo di essere vigilanti come le «sentinelle» per adottare soluzioni pertinenti. Non smettiamo di sperare e di essere creativi. In che modo? Coinvolgendo il nostro staff a pensare, a proporre e inventare soluzioni nuove. Il nostro personale della lavanderia prepara mascherine di stoffa per il personale non medico; le educatrici della sala giochi raccontano a mo’ di favola cosa è il coronavirus ai malati e familiari; medici e infermieri raccontano come vivono questa esperienza di emergenza attraverso i social media; le festività religiose vengono valorizzate con messaggi di speranza e semplici decorazioni fatte dal personale dell’asilo nido.

Purtroppo, anche Betlemme uscirà profondamente ferita da questa emergenza e ancora una volta saranno i piccoli imprenditori, i poveri e la popolazione vulnerabile (bambini, malati, anziani) a restarne maggiormente colpiti. Betlemme vive di turismo e donazioni internazionali e quindi la povertà crescerà. Sarà un «dopoguerra» dove non ci saranno da costruire case, ma ritessere legami, cercare nuove reti di solidarietà ed essere creativi nell’ideare progetti locali di microcredito. Anche la nostra struttura sanitaria resterà ferita. Nel frattempo, teniamo acceso il diritto alla speranza, la fiducia in Dio Padre che non ci abbandona mai.

Terrasanta 3/2020
Maggio-Giugno 2020

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La storica biblioteca della Custodia di Terra Santa è uno dei suoi tesori nascosti. Si tratta in effetti della più antica biblioteca del Paese. La biblioteca fu trasferita nel convento francescano di San Salvatore negli anni 1560-61.

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