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Pizzaballa: «Sarò un vescovo aperto a tutti»

Giampiero Sandionigi
23 settembre 2016
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Pizzaballa: «Sarò un vescovo aperto a tutti»
La processione d'ingresso dell'ordinazione episcopale di mons. P. Pizzaballa a Bergamo il 10 settembre 2016. (foto lpj.org)

Cronaca dell'ordinazione episcopale di mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, avvenuta il 10 settembre 2016 a Bergamo.


La grazia dello Spirito Santo in azione e l’affetto palpabile dei tanti amici ed estimatori presenti fisicamente o spiritualmente (il rito era trasmesso in diretta da Telepace e la registrazione integrale è ancora disponibile nell’Internet su YouTube) hanno reso il pomeriggio del 10 settembre 2016 a Bergamo particolarmente gioioso. Alle 16.00 ha avuto inizio la Messa per l’ordinazione episcopale di mons. Pierbattista Pizzaballa – già Custode di Terra Santa dal 2004 al 2016 – nominato dal Papa amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme.

A presiedere il rito il cardinal Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, affiancato dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, e dal patriarca latino emerito di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. I vescovi concelebranti erano una trentina, giunti da varie parti d’Italia e del Medio Oriente. Tra questi anche vari nunzi apostolici, gli arcivescovi maronita e melchita di Terra Santa (rispettivamente mons. Moussa El-Hage e mons. George Bacouni), alcuni dei vescovi ausiliari e vicari del patriarcato latino di Gerusalemme. Decine e decine i sacerdoti, con una piccola delegazione del clero patriarcale gerosolimitano e i frati minori, inclusi il ministro generale dell’Ordine, fra Micheal Perry, e il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, che assisteva l’ordinando insieme con il parroco di Cologno al Serio – dove il neo arcivescovo nacque 51 anni fa – mons. Emilio Zanoli. Ospite gradito il metropolita Nektarios, inviato da Teofilo III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Tra le autorità erano presenti i rappresentanti diplomatici di Cipro, Palestina e Giordania presso la Santa Sede. Assenti giustificati gli israeliani, ligi alle prescrizioni religiose ebraiche riguardo allo shabbat. Numerose anche le religiose e i religiosi, tra i quali madre Ines Al-Yacoub, superiora generale delle suore del Rosario (congregazione nata proprio a Gerusalemme e composta unicamente da religiose arabe); la responsabile internazionale delle Piccole sorelle di Gesù, suor Maria Chiara Ferrari, e un gruppo di monaci e monache della Piccola famiglia dell’Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti e molto legata alla Terra Santa.

Nel saluto iniziale mons. Beschi ha espresso la gioia di tutta la comunità diocesana e menzionato le parole di un altro bergamasco, il giovane don Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Durante un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa, nel settembre-ottobre 1906, ammirava Gerusalemme: «la Città Santa per eccellenza, prima ancora che Roma si potesse chiamare Santa, e nessuna città della terra può sostenere il confronto con lei per le sue memorie, per i suoi monumenti religiosi, per la luce che da essa irradia» (cfr. Angelo Roncalli, Viaggio in Terra Santa, Edizioni Terra Santa, 2016, p. 79 – ndr). Il vescovo ha augurato a mons. Pizzaballa di poter alimentare con il suo ministero quella luce speciale a cui Roncalli faceva riferimento. L’ordinando indossava una croce pettorale donata dalla sua diocesi d’origine, copia dell’antica Croce di san Procolo, un manufatto del IX o X secolo conservato nel tesoro del Duomo.

Commentando le letture appena proclamate nell’omelia, il cardinal Sandri ha detto tra l’altro: «Il Vescovo, superato il senso di inadeguatezza e confermato nell’assoluto primato della grazia, di cui ha fatto egli per primo esperienza, passa annunciando la consolazione che viene da Dio (…). Tanti cuori in Terra Santa e particolarmente nel territorio del Patriarcato latino hanno sete di giustizia e di pace: dimensioni fondamentali del vivere umano, che prima ancora che rivendicate come diritto dagli altri devono essere desiderate e operate nei rapporti dentro la Chiesa e tra le Chiese, oltre che con i credenti ebrei e musulmani. Essere Vescovo per la Chiesa Latina che è in Gerusalemme, amministrandola a nome e per conto del Santo Padre, come pure guidando l’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, è compito senz’altro arduo, ma potrà essere vissuto pieno di gioia e di serena determinazione, perché ancorati nella Parola del Signore e non nei nostri progetti umani».

Prima della benedizione finale hanno preso la parola il metropolita Nektarios e mons. Pizzaballa. Il primo ha portato il saluto e la vicinanza del patriarca Teofilo III, che ancora una volta ha espresso pubblicamente la sua stima e gratitudine per come il neo arcivescovo ha saputo promuovere le relazioni ecumeniche a Gerusalemme durante il suo mandato di Custode di Terra Santa. Parole accompagnate dal dono di una croce pettorale.

Pizzaballa, commosso ma con voce sciolta, ha ringraziato tutti e ripercorso le tappe essenziali della sua vocazione. Guardando al ministero che lo attende, Pizzaballa ha detto: «Qui dico con fiducia e convinzione il mio voler essere per tutti! (…) Per quanti mi sono affidati, innanzitutto, per quanti condividono l’amore e la sollecitudine per il Medio Oriente, per ebrei e musulmani, per i più poveri, per la Chiesa intera cui il mio ministero mi consegna in modo speciale. Nello stemma che ho scelto ho voluto mettere solo due cose: Gerusalemme e la Parola. Dalla Parola desidero iniziare e fondare il ministero che mi è stato assegnato perché poco alla volta ci plasmi, come ha fatto dall’inizio per generazioni di credenti, e illumini le nostre scelte, le nostre relazioni e le nostre città dove è calata la vita di noi tutti, soprattutto su Gerusalemme, che ci richiama tutti. E Gerusalemme. Chiedo, insieme a tanti, pace per Gerusalemme ma soprattutto la pace di Gerusalemme, che è la pace offerta nel cenacolo della Cena e di Pentecoste: pace che non è soppressione delle differenze, annullamento delle distanze, ma nemmeno tregua o patto di non belligeranza, garantito da accordi o separazioni. Chiedo una pace che sia accoglienza cordiale e sincera dell’altro, volontà tenace di ascolto e di dialogo, strade aperte su cui la paura e il sospetto cedano il passo alla conoscenza, all’incontro e alla fiducia, dove le differenze siano opportunità di compagnia e non pretesto per il rifiuto reciproco. Mi impegnerò perché, anche grazie al mio servizio in quella terra, sorga per tutta la chiesa e sugli uomini di quella terra, la pace di Gerusalemme!».

Terrasanta 5/2016
Settembre-Ottobre 2016

Terrasanta 5/2016

Eccovi il sommario dei temi toccati nel numero di settembre-ottobre 2016 di Terrasanta su carta. Tutti i contenuti, dalla prima all’ultima pagina, ordinati per sezioni. Buona lettura!

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