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Torna a splendere la fortezza di Macheronte

Carlo Giorgi
28 aprile 2014
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Torna a splendere la fortezza di Macheronte
Il sito archeologico di Macheronte con due delle colonne originali appena ricostruite.

Un gioiello del patrimonio archeologico del Regno di Giordania: le vestigia del luogo che fu teatro della decapitazione di san Giovanni Battista.


Per la prima volta dai tempi di Erode Antipa, un principe di sangue reale è tornato a Macheronte. Domenica 6 aprile, infatti il principe Hassan Bin Talal, della casa Hascemita del regno di Giordania, ha visitato Macheronte: luogo importante, per quanto poco conosciuto, della storia della Salvezza. Oggi la collina di Makawir, parola araba per indicare Macheronte, si trova in Giordania; ai tempi di Gesù invece era nel territorio della Perea, governato da Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. Secondo lo storico  Giuseppe Flavio, Erode Antipa imprigionò proprio a Macheronte Giovanni il Battista e qui lo fece uccidere. Secondo il Vangelo di Luca, durante la sua detenzione, prima di venire decapitato, Giovanni mandò due discepoli a chiedere a Gesù se fosse proprio lui il Messia o se bisognasse aspettarne un altro. E Gesù li rimandò a Macheronte, perché riferissero a Giovanni che finalmente era arrivato il Regno: i ciechi vedevano e gli zoppi camminavano.

Il principe Hassan ha voluto essere presente ad un momento storico per la sistemazione del sito (nella foto): quello della posa della base della colonna ionica, dell’area dei bagni del palazzo di Erode. Posa a cui è seguita, nei giorni successivi, la ricostruzione dell’intera colonna, utilizzando solo pezzi originali trovati eccezionalmente in loco. Assieme alla colonna ionica è stata anche ricostruita integralmente una colonna dorica, che secondo gli archeologi era una delle colonne del peristilio, ovvero del cortile colonnato in cui il re Erode incontrava i suoi ospiti e organizzava i banchetti e dove, con ogni probabilità, ballò anche Salomé prima di chiedere la testa del Battista. Va ricordato poi che Macheronte è un sito particolarmente caro alla Custodia di Terra Santa: qui hanno lavorato in una prima campagna archeologica padre Virgilio Canio Corbo e padre Stanislao Loffreda (1978-1981) e, per un secondo periodo, padre Michele Piccirillo (1992-1993). Dal 2009 lavora a Macheronte una spedizione ungherese, guidata dall’archeologo Győző Vörös che, coordinandosi con i francescani, ha ridato slancio agli scavi.

 

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