Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

I Giusti e la memoria del bene

Elena Lea Bartolini De Angeli
28 gennaio 2013
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Chi uccide una vita uccide il mondo intero e chi salva una vita salva il mondo intero». È la nota espressione talmudica che ogni anno risuona nell’orizzonte di una «memoria» volta ad evitare che certi «errori storici”» vengano ripetuti. Questo il senso della giornata del 27 gennaio che viene puntualmente riproposta a livello civile, e che dovrebbe avere uno sguardo prospettico verso il bene capace di vincere il male di ogni epoca. È in questa occasione che solitamente si ricordano quei «Giusti» che, spesso rischiando la vita, hanno salvato molti di coloro che erano stati condannati ad un genocidio senza senso durante la follia nazista della Shoah.

Ad occuparsi di tali figure è stato inizialmente Moshe Bejski che, nello stesso modo con cui Simon Wiesenthal ha dato la caccia ai criminali nazisti, si è messo sulle tracce di coloro che hanno aiutato gli ebrei a salvarsi: non ha cercato né eroi, né superuomini, ma esperienze in cui si è espresso il bene anche se in forme contraddittorie, come nella vicenda di Oskar Schindler. Bejski, che è scomparso nel 2007 ed è stato presidente della Commissione dei Giusti dello Yad Vashem di Gerusalemme, ha lasciato una preziosa eredità oggi raccolta da Gariwo, sigla che indica il Gardens of the Righteous Worldwide – il Comitato per la Foresta dei Giusti (www.gariwo.net) che, interrogandosi sul senso attuale di tale riconoscimento, ha maturato l’idea che sia giunto il momento di universalizzare l’idea ebraica di «Giusto fra le nazioni» facendola diventare patrimonio di tutti, in ogni parte del pianeta, là dove accadono genocidi e crimini contro l’umanità. Gabriele Nissim, scrittore, storico, ideatore e presidente del Gariwo, è riuscito a far passare al Parlamento Europeo di Bruxelles una mozione in base alla quale è stata istituita la Giornata europea dei Giusti che verrà celebrata il sei marzo di ogni anno.

A tale proposito, in un recente convegno a Milano su «Le virtù dei Giusti e l’identità dell’Europa», ha così dichiarato alla stampa: «Le figure dei Giusti sono un simbolo unificante in cui tutti possono riconoscersi. Figure di coraggio civile che, oggi come ieri, mettono a rischio la propria vita in difesa dei diritti umani, testimoni di verità, di compassione…». Aggiunge inoltre: «Abbiamo bisogno di una piattaforma etica su cui costruire l’identità nobile dell’Europa. Valori alti, su cui edificare l’Europa, per uscire dal localismo miope, dall’intolleranza. Ecco perché la Memoria del Bene e dei Giusti è così importante. E oggi, Milano è la città capofila in questa scommessa, la città che più si è battuta perché fosse istituita questa giornata europea» (dal bollettino della Comunità Ebraica di Milano – Dicembre 2012).

Ma come si definisce la figura del «Giusto» che, biblicamente parlando, «resta saldo per sempre» (Proverbi 10, 25) e quindi è il fondamento del mondo? Escludendo qualsiasi schema che lo possa collocare lontano dalla «gente comune», il vero «Giusto» è colui che sa guardare al bene dell’altro, evitando di girare la testa per rifiutare di vedere il male rifugiandosi nell’indifferenza. Talvolta è disobbediente, dissidente, oppositore; ribelle testardo e coraggioso che ha messo a repentaglio la propria vita per aiutare chi era in pericolo. Un concetto centrale del pensiero ebraico, oggi patrimonio di tutti grazie a Gariwo, per non dimenticare il bene che è stato fatto.

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