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Con Ambrogio, il pellegrino

Carlo Giorgi
30 giugno 2009
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Con Ambrogio, il pellegrino
Un folto gruppo di pellegrini della diocesi di Milano nel deserto di Giuda.

Risale al 1901 l'impegno della diocesi di Milano per i viaggi in Terra Santa. Una lunga storia che è cresciuta anche grazie ai suoi vescovi.


L’arcivescovo Dionigi Tettamanzi e il suo predecessore sulla cattedra di Ambrogio, Carlo Maria Martini, insieme a Gerusalemme, con 1.300 pellegrini della diocesi di Milano. In quest’istantanea nel 2007, così cara a tanti cattolici milanesi, c’è tutto il valore del lavoro di Duomo Viaggi, l’agenzia di pellegrinaggi che proprio quest’anno festeggia il quarantesimo anniversario della sua fondazione e che organizzò, tra gli altri, anche quel viaggio. «Ma il nostro legame con la Terra Santa è molto più antico», puntualizza con un certo orgoglio il direttore, Silvano Mezzenzana.

Già nel lontano 1901, infatti, nasce a Milano, voluto dal cardinale Andrea Carlo Ferrari, il Comitato pro Palestina e Lourdes, allo scopo preciso di promuovere pellegrinaggi. Tanto che, nel 1902, parte il primo pellegrinaggio nazionale guidato dallo stesso Cardinal Ferrari che, nel corso del viaggio, inaugura anche una chiesa ad Emmaus. Nel 1964, in occasione dello storico viaggio in Terra Santa di Paolo VI, il Comitato organizza un volo charter per la Palestina, con lo scopo di sostenere il Pontefice, già vescovo di Milano, nel suo pellegrinaggio.

Oltre a comuni fedeli, della «delegazione» milanese fanno parte artisti di fama internazionale vicini al Papa, come gli scultori Giacomo Manzù,  Floriano Bodini e Luciano Minguzzi.

Nel 1969, quarant’anni fa appunto, per rispondere alle esigenze dei tempi, il Comitato pro Palestina e Lourdes si trasforma finalmente nella Duomo Viaggi; e, negli anni più recenti, tra i suoi successivi presidenti, annovera personalità come Erminio De Scalzi (oggi vescovo ausiliare della diocesi), Gianfranco Ravasi (oggi arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio della cultura), Giovanni Saldarini (oggi cardinale ed arcivescovo emerito di Torino), fino all’attuale direttore della Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo.

«Io personalmente ho avuto la fortuna di partecipare, negli anni Ottanta, ai grandi pellegrinaggi promossi dall’allora arcivescovo Martini, che ha sempre guardato a Gerusalemme – ricorda Mezzenzana -. Nell’82, portammo in Terra Santa 1.200 pellegrini assieme al loro vescovo. Ricordo quest’episodio: nel Wadi Kelt ci raccogliemmo in preghiera ma la massa di persone era così grande che gli elicotteri dell’esercito israeliano vennero a volteggiare sopra di noi, cercando di capire chi fossimo… Martini ha contribuito ad aumentare l’attenzione dei milanesi verso la Terra Santa. E, negli anni in cui il cardinale viveva a Gerusalemme, una tappa fissa per i nostri pellegrini era proprio un incontro con lui». E questa attenzione particolare della diocesi, per la terra in cui è vissuto il Signore,  ha permesso all’agenzia di elaborare proposte nuove: «Proponiamo pacchetti di due notti a Betlemme, 2 a Nazaret e 3 a Gerusalemme – spiega Mezzenzana -, diversi da quelli tradizionali che puntano su 4 notti in Galilea e 3 a Gerusalemme, e, a nostro avviso, più ricchi. Però lo slogan che ripetiamo ai pellegrini sempre è: “Prenditi il tempo necessario”. La Terra Santa merita anche nove o dieci giorni di viaggio. In questo modo c’è anche il tempo di visitare, oltre ai santuari, le “pietre vive”: le comunità cristiane locali come quella di Taybeh o Aboud o Betania; o la realtà del kibbutz (dove vive un amico italiano incontra volentieri i pellegrini). E ancora l’esperienza della povertà palestinese in un campo profughi. Queste visite rendono il pellegrinaggio certamente più completo e attuale».

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