Domenica 26 ottobre, a Gerusalemme, il telefono è squillato nel cuore della notte e la notizia ha fatto in un baleno il giro dei conventi e delle comunità cristiane della Terra Santa: padre Michele Piccirillo è tornato alla casa del Padre. Era ammalato da diversi mesi di una forma tumorale al pancreas, che non gli ha lasciato scampo nonostante l’operazione alla quale era stato sottoposto per cercare di circoscrivere il male.
Non posso fare a meno di riandare con la mente agli incontri e alle conversazioni che in questi ultimi anni ho avuto con padre Michele: al Monte Nebo, in Giordania, il luogo più caro, dove sapeva «far parlare» ogni pietra; nel suo studio ricolmo di carte, libri e fotografie allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, dove sorseggiando un caffè ti spiegava la sua idea sui ritrovamenti di Meghiddo o raccontava dell’ultimo grande mosaico restaurato in Siria, vicino ad Hama; oppure a Roma, dove sostava spesso per insegnare e per coordinare i progetti di scavo.
Padre Michele era noto in tutto il mondo, scriveva saggi per le riviste scientifiche più prestigiose, era invitato nelle maggiori università a tenere conferenze di archeologia biblica, era ricercato dai giornalisti delle testate più note. Ma era soprattutto orgoglioso di avere i calli alle mani. Era un uomo dalla cultura enciclopedica, dal carattere risoluto e indomabile; aveva incontrato nella sua vita Papi e capi di Stato, ma amava soprattutto il lavoro (che per lui era preghiera) e il suo saio francescano. E teneva in gran conto l’amicizia, soprattutto quella della gente semplice, disinteressata, che nell’arco di tanti anni lo ha accompagnato nell’avventura degli scavi al Nebo.
Un saggio di questo gusto per l’amicizia (che sa essere riconoscente) lo troviamo anche in questo numero della rivista, dove pubblichiamo l’ultimo articolo di padre Michele: un omaggio all’amico e collaboratore mosaicista Vaccalluzzo. Un artista che ha lasciato molte sue opere al Nebo, dove ora anche padre Michele riposa, guardando dalle alture – come Mosé – la sua Gerusalemme tanto amata.